Iniziai a trascurarmi, a trascurare tutto quello che mi stava intorno, a partire dalla mia casa, c'era roba ovunque e i portaceneri strabordavano di mozziconi, non avevo ne il tempo, ne la voglia per mettere a posto.
Roma a distanza di due mesi non l'avevo ancora visitata, sapevo a malapena com'era fatto il Colosseo, i miei turni non mi permettevano di fare nulla, ero diventata quello che avevo giurato a me stessa di non diventare, ovvero: schiava del lavoro, ormai era lui che comandava me, non piú io lui.
Le mie occhiaie si potevano notare da chilometri di distanza ma dovevo far finta che andasse tutto bene e fare la bella faccia davanti ai clienti altrimenti ci avrei rimesso parte dello stipendio.
Quella mattina sentivo di star per crollare, le gambe mi reggevano a malapena e sentivo le braccia pesanti, il mio corpo si stava ribellando al mio stile di vita e fu proprio quel giorno che cambiò tutto.
Era martedì, 10:45 del mattino, stavo portando il vassoio con le solite sei pietanze ai soliti sei ragazzi, le braccia mi ceddero, rovesciai un intero cappuccio addosso ad uno di loro e la tazza cadde a terra spargendo pezzi di ceramica ovunque.
"Non volevo, scusami" Cercai di riparare il danno "Te lo rifaccio"
"Ma non ti preoccupare" Mi guardò come se riuscisse a comprendere.
Tornai alla macchina del caffè per rifare l'ordine ma il capo mi interruppe chiedendomi di seguirlo.
Uscii dopo all'incirca venti minuti dal magazzino con i nervi a mille e le lacrime che minacciavano di scendere, varcai le porte del bar, estrassi con le mani tremanti una sigaretta dal pacchetto ma mi ci volle qualche minuto per realizzare che ero a corto dell'accendino, fui così obbligata ad avvicinarmi al gruppo con cui avevo appena avunto una disventura per chiederlo.
"Scusa se mi pemetto, ma va tutto bene?" Mi chiese un ragazzo di loro con gli occhiali da sole porgendomi l'oggetto da me richiesto, così facendo, notai i suoi tatuaggi sulla mano destra.
"Si sì, grazie e scusatemi ancora per prima" Dissi nuovamente.
"Finiscila di chiedere scusa, una maglietta si puó lavare sai? Stai tranquilla" Mi riprese il ragazzo del cappuccio
"Non vorrei essere scortese, ma sono esattamente due mesi che vi servo ma non mi sono mai presentata, piacere, Chantal" Tesi la mano verso la persona che mi stava di fronte, ovvero la stessa che mi aveva prestato l'accendino
"Effettivamente non hai tutti i torti, piacere Niccolò" Ricambiò la stretta sorridendomi.
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Non ti affezionare//Ultimo
Fanfic"Sai, ho sempre pensato che si inizi a credere che una città sia veramente bella quando ci si comincia a lasciare il cuore, non so se mi segui, certo, alcune sono innegabilmente belle ma quando succede ciò diventano ancora più straordinarie" Non dis...