"Domani lavoro, mi riporti a casa?" Il mio tono era serio.
Non rispose, iniziò ad incamminarsi verso la macchina, da lì in poi fra di noi non ci fú più un dialogo, non accese nemmeno la musica l'unico suono era prodotto dai nostri sospiri.
Le sue dita iniziarono a picchierellare sul volante: era nervoso e me lo confermò fermandosi in un parcheggio per fumare.
"Che hai?" Domanda inappropiata.
"Niente." Rispose secco.
Avrei dovuto riprovarci?
"Non mi rivolgi la parola dalla spiaggia"
Non rispose.
"Cazzo Niccolò" Stavo iniziando ad irritarmi e ancora una volta non rispose "Senti, vai a fanculo" risalii in auto sbattendo la portiera.
"Puoi evitare di spaccarmi la macchina?" Ora si decideva a rispondermi?
"Ora mi parli? Ti ho toccato il gioiellino? Scusami tesoro" Alzai le mani in segno di resa.
"Chantal mi stai facendo incazzare"
"Ah, io?" Alzai la voce.
L'aria si stava facendo pesante, sbattè le mani sul volante e non provai ad aprire bocca.
Arrivammo sotto casa mia, mi bloccai, non sapevo se salutarlo o stare zitta e scendere.
"Sei arrivata"
"Lo so" Esitai per qualche secondo "Ciao Niccolò, buonanotte"
Ancora una volta non si degnò di darmi una risposta.
Rientrai in casa, Bianca non era nè in cucina nè in salotto, aprii la porta della sua camera e la trovai immersa nel mondo dei sogni, meglio cosí, non mi sarei dovuta subire ulteriori domande.
Mi tolsi le scarpe, il vestito, mi sciolsi i capelli e mi distesi sul letto a fissare il soffitto. Avrei dovuto forse scrivergli un messaggio per chiedergli scusa del mio comportamento? O semplicemente per ringraziarlo della serata? Il mio orgoglio però era piú forte di me e mi addormentai non facendo nessuna delle due cose.
Da lì in poi Niccolò non si fece più vedere per più di un settimana, quando provavo a chiedere spiegazioni ai suoi amici rimanevano vaghi o mi dicevano di non saperlo.
Perfetto, avevo combinato un altro dei miei casini, in più Bianca rimaneva sempre a letto, da quando era stata operata aveva dolori alla pancia in continuazione, era una cosa che avremmo dovuto mettere in conto.
"Chantal che ti sta succedendo?" La domanda che non avrei mai voluto sentire.
"Nulla, va tutto bene" La risposta più falsa di tutte.
"Ti conosco da quando avevi dodici anni, speri davvero che io ti creda?" Bianca ormai sapeva riconoscere le mie stronzate.
"Sì perchè è la verità" Cercai di convincerla.
"Senti un po', non mi hai mai detto com'è andata a finire con Nicolò" Colpita e affondata.
"Non me lo nominare" Cercai di restare forte.
"Ho centrato il problema, che hai combinato?" Ma come faceva a sapere sempre tutto?
"Non ne ho idea, è sparito, non lo vedo ne sento da quella sera" Abbasai lo sguardo
"Chantal" Mi rimproverò
"Gli ho detto di non affezionarsi"
"Sei una genia, cazzo Chantal, ce la farai mai a non comportarti da stronza?"
"No" Chiusi la porta della camera sbattendola e andai a fare un giro, avevo bisogno di aria.
Passai più di due ore per le vie di una città a me sconosciuta, ad un certo punto pensai anche di essermi persa, non sapevo più dove fossi, il mio telefono continuava a vibrare: Bianca, non risposi fino a quando il numero sullo schermo non cambiò.
"Dove sei? Bianca mi ha chiamato, era spaventata" La sua voce.
"Non lo so Niccolò, non ne ho la più pallida idea" Crollai, la maschera che avevo portato fino a quel momento era cessata.
"Inviami la posizione ti vengo a prendere"
Me lo ritrovai davanti, non sapevo se urlargli addosso, picchiarlo o abbracciarlo, nel dubbio rimasi ferma.
"Perchè sei scappata?"
"Perchè sei sparito?" Rispondere con una domanda ad un'altra mi stava riuscendo bene.
"Avevo da fare" Mi rispose "Un giorno ti spiegherò, ma ora non posso" Concluse.
"Va bene"
"Quindi? Perchè sei scappata?" Tornò sul discorso.
"Non mi va di parlarne" Cosa gli avrei dovuto dire? Che si stava toccando il discorso sul mio carattere di merda e per quanto fosse vero non mi riusciva bene ammetterlo?
"Okey, ciao" Si girò e fece per andarsene.
"No, aspetta, sediamoci prima" Dovevo dirglielo, e il coraggio?
Ci accomodammo ad un tavolino di un bar e ordinammo due caffè.
Mi fissò con sguardo interrogativo.
"Bianca mi ha chiesto dell'altra sera, non le ho spiegato cosa fosse successo realmente, le ho solo detto la frase che è uscita dalla mia bocca in spiaggia e le ho raccontato che dopo ciò sei sparito"
Mi guardò come per dirmi di continuare, presi fiato "Mi ha ricordato che non riuscirò mai a non fare la stronza, mi sono innervosita, me ne sono andata e mi sono persa"
Scoppiò a ridere, cosa c'era da ridere?
"Come hai fatto a perderti? Me lo spieghi? Comunque sì, sei stata una stronza anche se ancora non capisco il motivo di quella frase"
"Non sono una persona facile da comprendere, ho un caratteraccio, dico una cosa e ne penso un'altra, sono disordinata, non sono mai in pace con me stessa e ho una guerra interiore" Non riuscivo a credere di averglielo detto.
"Se mi affezionassi mi faresti del male giusto?"
"Già"
"In che modo?" Rise un'altra volta, questo ragazzo aveva l'abitudine di ridere nei momenti meno apportuni.
"Cosa ci trovi di divertente?"
"Pensi di poter decidere per me, se mi affeziono o no è una cosa che riguarda me, sono io che scelgo, sono io che nel caso mi prendo la resposabilità di averti al mio fianco cosí come sei, però ti sono grato di avermi raccontato una parte di te"
Arrivò il barista a portarci le pietanze da noi richieste.
"Avevo undici anni" Presi coraggio, alzò lo sguardo dalla tazzina "La classe non sembrava poi così male, non conoscevo nessuno è vero però pensai che col tempo mi sarei ambientata ma non fu così, fui presa di mira, le persone con cui avrei dovuto passare la mia addolescenza furono le stesse a farmela odiare" Pendeva dalle mie labbra "Mi bullizarono, mi chiusi in me stessa, non raccontai a nessuno, nemmeno alla mia famiglia, quello che mi stava succedendo, smisi di andare a scuola, ogni giorno inventai una scusa diversa dall'altra e così persi l'anno"
Era a bocca aperta, probabilmente non sapeva cosa dirmi.
"È successo anche a me, mi dispiace davvero tanto, perchè hai deciso di dirmelo?"
"Pian piano sto cercando di aprirmi con te"
Non riuscì a trattenere un sorriso e mi fece piacere.
"Ne sono contento"
Con la scusa di andare in bagno pagai io il conto, si incazzò e cercò in tutti i modi di buttarmi in borsa i soldi senza però riuscirci.
"Perchè Trilli?" Mi sorprese mentre camminavamo verso la macchina "Ho notato il tuo tatuaggio sul polpaccio l'altra sera"
"Prima o poi te lo dirò promesso ma per ora penso di averti già raccontato troppo"
Nonostante mi avesse detto che mi avrebbe riportato a casa mi ritrovai davanti ad un appartamento diverso: il suo.
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Non ti affezionare//Ultimo
Fanfiction"Sai, ho sempre pensato che si inizi a credere che una città sia veramente bella quando ci si comincia a lasciare il cuore, non so se mi segui, certo, alcune sono innegabilmente belle ma quando succede ciò diventano ancora più straordinarie" Non dis...