10. Indifferenza.

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Ignazio
Sono passati tre giorni da quando ho colpito Gianluca. E oggi dobbiamo registrare. Come é possibile lavorare con lui dopo tutto ciò che ha fatto? E probabilmente anche dopo ciò che ho fatto io. Abbiamo litigato un milione di volte in questi anni, ma non eravamo mai arrivati alle mani. Sembra un punto di rottura ormai insuperabile. Conoscendolo mi aspetto qualcosa di drastico. Potrebbe chiedere di non registrare quando lo faccio io per esempio. E onestamente non mi dispiacerebbe affatto.
Esco di casa, é una bella giornata. Anche il sole si prende gioco di me.
Quando arrivo allo studio, Piero e Gianluca sono già lì. E quando entro mi stranizzo visto che anche Gianluca si volta per salutare. Un semplice ciao, ma detto con un labbro tumefatto.
Potrebbe averlo raccontato a Michele e Piero per riservarmi il loro biasimo?

Quando iniziamo a registrare, Gianluca sembra non aver proprio nessun problema con me e comincio a chiedermi quale sia il suo gioco.
Ma quando chiede di registrare una parte per la seconda volta perché non gli piace come è venuta la sua voce, io contesto.
Piero mi guarda - Qual è il problema? Non è venuta bene davvero.

- Fate come volete.-sbotto.

Piero solleva un sopracciglio, è da quando sono entrato che fa così. Sicuramente gli ha raccontato tutto.
Chiede di fare una pausa, poi ci trascina fuori entrambi.

-Ignazio, ripeto, qual è il problema?

- Non te lo ha detto il tuo compare qual è il problema?

- Il mio compare non mi ha detto proprio niente. Ma ho qualche sospetto che il labbro non se lo sia spaccato da solo.

Guardo Gianluca, lui sta guardando altrove. Quasi mi sento in colpa. Quasi.

- Non ho nulla da dire.-rispondo incrociando le braccia.

Piero sospira - Sentite, se avete dei problemi dovete tenerveli fuori da qui, va bene? Stiamo lavorando e non è professionale farsi le ripicche come i bambini.

Ci guarda entrambi, Gianluca alza le mani e dice finalmente una cosa - Guarda che io non ho nessun problema. È tutto a posto per me.

Piero mi guarda di nuovo, io sbotto - è arrivato di nuovo il santo! Anzi ora è anche martire. Quanto hai piagnucolato con Amelia? Eh?

Gianluca mi guarda male - Sei un idiota. Ti ho persino difeso con Amelia.

Rido sarcasticamente, mi volto verso Piero- Vedi? Mi ha difeso con la mia ragazza che si é portato a casa sua. Ti rendi conto?

Piero sospira un attimo. Era ovvio che avesse immaginato la ragione -Ignazio, se Amelia ha deciso di lasciarti non puoi biasimare Gianluca.-dice. Le parole sono coltellate. Quoque tu Piero?

L'infame prende la parola - Dovresti essere contento di sapere che è in un posto sicuro invece che in un albergo qualunque. Era così confusa che non sapeva dove andare, che cazzo!

- Poteva restare a casa. Me ne sarei andato.-dico senza crederci neppure io.

- Ma davvero conosci Amelia così poco? Non lo sai quanto è orgogliosa?

Si che lo so.

- Non chiedermi se conosco la mia ragazza Gianluca. Non fare la parte del suo migliore amico.

- Non la faccio. Ma al momento sono il suo unico amico qui. Quindi smetti di prendertela con me solo perché le ho offerto una mano.

- E di nuovo ecco qui il santo. Molto disinteressato, vero? E letto ne hai uno solo, no? Condividete anche quello?

Fa un'espressione sdegnata -Non ti meriti una risposta. -dice. Poi si volta per andare via.

- E certo, vai, solo questo puoi fare, il superiore. - dico io.

Come nessun altro al mondo. Ignazio Boschetto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora