Capitolo 2

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Kaleb
Sono cinque ore che sono rinchiuso in ospedale e non ho avuto neanche un minuto libero, meno male che è arrivata la pausa pranzo cosi posso riposare un po; ameno che non arriva un emergenza. Speriamo di no.
Arrivo nel mio studio per cambiarmi e sento il mio cellulare suonare, così mi precipito a prenderlo dalla mia scrivania. Non lo porto mai con me quando sono in servizio.
<<Pronto.>> dico mentre mi tolgo il camice.
<<Sig. Smith?>> dice una voce femminile.
<<Si sono io, potrei sapere chi è lei?>> dico finendo di cambiarmi del tutto e avviandomi fuori dall'ospedale per andare a pranzare.
<<Sono Cloe l'insegnate di Landon.>> risponde.
<<È successo qualcosa a mio figlio?>> chiedo allarmato.
<<Ecco vede è ancora qui, non lo viene a prendere?>>
A prendere? Ma dovrebbe andare Col. Qualche ora prima mi ha informato che usciva presto e si era assicurato che sarebbe andato lui visto che ci sono anche i suoi fratelli. Vuoi vedere che se ne scordato.
<<Arrivo.>> dico sbuffando e metto giù per chiamare quell'incapace.
Uno squillo, due squilli, tre squilli, quattro squilli.
<<Pronto>> dice sbadatamente.
<<CI VOLEVA TANTO A RISPONDERE?>> gli urlo.
<<Scusi Signore non trovavo il telefono.>> dice colpevole e sbuffo di nuovo.
<<TI SEI SCORDATO DI ANDARE A PRENDERE I BAMBINI DALL'ASILO!>> urlo ancora.
<<No Signore sono qui con me.>> dice stranito.
<<Ne sei sicuro? L'insegnante mi ha chiamato per dirmi che sono ancora la.>>
<<No signore, sia Landon che i miei fratelli sono qui con me.>>
<<Dove siete?>>
<<Siamo al parco Signore.>>
<<Quello vicino a casa?>> e lui risponde di si <<Arrivo.>>
<<MEGGI STA ATTENTA>> sento urlare prima che chiudo la comunicazione.
Dopo cinque minuti arrivo e vedo Col rincorrere Landon e altri due bambini.
<<LANDON!>> urlo verso di loro e lui sentendosi chiamare si gira per poi iniziare a correre verso di me e io lo prendo al volo.
<<Papà!>> urla lui felice e vedo Col venire verso di noi con gli altri bambini.
<<Signore.>> dice.
<<Da quanto state qui?>> chiedo.
<<Beh sono l'una e mezza, quindi mezzora. Si mezzora.>> risponde vedendo l'orologio.
<<Non so perché l'insegnate l'abbia chiamata all'una in punta ero fuori all'asilo di Landon, per prendere tutti e tre. Non lo fatto aspettare. Può chiedere a Lan.>> dice guardandomi in faccia e vedo che è sincero.
Bha chi sa perché si sarà inventata questa cosa.
Annuisco per fargli capire che va bene.
<<E loro due piccolini sono i tuoi fratellini?>>
<<Si sono i miei due fratellini.>> dice sorridendo <<Lei è Meggi e lui William.>> dice indicandoli. So che ha due fratellini ma l'ultima volta che li ho visti, avevano si e no qualche mese.
<<Va bene. Venite andiamo a pranzo.>> dico avviandomi alla macchina.
<<Ma no signore accompagno i bambini a casa...>> <<Andiamo.>> ripeto bloccandolo e lui annuisce.
Andiamo a mangiare tutti e cinque in un piccolo ristorantino. Ridiamo scherziamo. Anche se avvolte Col è molto severo con Meggi e William.
<<Sembri tu il loro padre.>> dico spontaneamente e lui smette di mangiare e mi guarda sorpreso.
<<In realtà ci sto provando a fargli da papà. Non è molto facile occuparsi di loro e di mia madre stando in case diverse. Ma ce la sto mettendo tutta. E poi non voglio che loro crescano come sono cresciuto io; quindi faccio quello che posso.>> ammette con tono serio per poi finire con un sorriso girandosi verso i fratelli.
Già Andrea mi ha parlato molto del suo passato. Lavorava per i miei, però poi quando sono andato via di casa mi ha seguito. Per me lei è come una mamma e quando ho saputo della malaria mi si è spezzato il cuore.
Quando vivevo ancora con i miei mi ha raccontata che aveva avuto un figlio molto giovane. Ma che ha dovuto crescere sola perché quel vigliacco non era pronto per fare il padre. Come se per essere padre si è mai pronti. Guarda me. Poi quattro anni fa rimase incinta di nuovo e di nuovo un altro vigliacco scappa. Non era pronto neanche lui, mi sembra una barzelletta.
D'allora mi raccontava come suo figlio di ventotto anni si prendeva cura dei fratelli. Lei restava a casa mia, quindi lui era con loro tutti i giorni; so che avvolte li portava a casa e che li faceva giocare con Landon ma non li avevo mai incontrati perché andavano sempre via prima che io tornassi. Eppure vedendoli ora mettendoli a confronto, anche se hanno padri diversi si assomigliano tantissimo.
Finito il pranzo li saluto e ritorno a lavoro. Come metto piede in ospedale, sento il mio cerca persone suonare. Lo prendo e vedo che lampeggia su emergenza, così mi precipito in ufficio, mi cambio velocemente e corro dove mi reclamano.
La sera quando torno, la casa e tutta buia. Segno che entrambi sono andati a dormire.
Entro in caso, poggio la mia ventiquattrore, la giacca e mi dirigo in cucina accendendo la luce. Soltanto che quando lo faccio, salto dallo spavento vedendo Col al buio, seduto al tavolo perso nei sui pensieri. Tanto che non si è accorto della luce accesa e tanto meno della mia presenza.
Lo guardo e sembra preoccupato.
C'è una lettera sul tavolo stropicciata nel suo pugno, chiuso con forza tanto da farsi sbiancare le nocche.
Mi avvicino e appoggio la mia mano sul suo pugno per fargli allentare la presa. Lui transale sentendo la mia mano e alza la testa per guardarmi. Ora che lo guardo negli occhi, vedo le suoi occhi arrossati.
<<Va tutto bene?>> chiedo scrutandolo.
<<Si signore. Mi scusi se lo spaventato vado a letto. Buonanotte.>> mi risponde frettoloso.
Allora mi aveva notato.
Quando sento la porta sbattere mi risveglio dai miei pensieri e mi volto verso il frigo. Dove trovo attaccato un biglietto.
<<C'è la cena nel forno Signore. Buonanotte!>>
Stacco il foglio e mi dirigo al forno per prendere la mia cena.
"Chi sa cosa gli è successo, era strano. Che centri la lettera?" mi chiedo.
Nei giorni a seguire lo vedo sempre più strano, avvolte esce la sera e lo risento rientrare verso mattinata. Dovremmo fare due chiacchiere.
Non posso sgridarlo, perché nonostante ciò è sempre efficiente nel suo lavoro. Ma voglio assicurarmi che vado tutto bene.

~Ross~

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