Capitolo 13

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Kaleb

Sono passati due giorni da quando Col si è svegliato, e finalmente oggi dopo varie visite può tornare a casa. Ora ci troviamo nel parcheggio del ospedale diretti alla mia macchia.
<<Dio non vedevo l’ora di uscire di la. Mi stavano tutti con fiato sul collo; ogni dieci minuti entrava un infermiera a controllarmi, poi c'eri tu che non mi lasciavi un attimo solo.
A proposito da quand’è che non torni a casa? Puzzi da morire e poi quella barba non ti dona per niente!>>
<<Guarda che a casa non sarà diverso. Ti tengo sott’occhio anche là. E poi sei molto gentile eh! Io ti tengo compagnia ventiquattro ore su ventiquattro per non farti stare solo e questo è il ringraziamento? E poi se non te ne sei accorto tu puzzi ancora di più con tutti quei disinfettanti e anche a te la barba lunga non ti dona.>> gli rispondo a tono guadagnandomi un alzata di occhi al cielo per la prima cosa che gli ho detto.
Saliamo in auto e in dieci minuti siamo a casa.
<<Kaleb.>> mi richiama Col prima di scendere.
<<Cosa c’è?>>
<<Mia madre non sa vero?>> chiede timoroso e io scuoto la testa <<Bene non dirgli niente.>> mi supplica e annuisco <<Ah posso passarla a trovare prima di andare in camera dottore?>> chiede ironico e serio allo stesso tempo e annuisco ancora.
<Grazie!>> e mi sorride.
Sono passati due giorni. È notte fonda e mi alzo per andare a bere visto che non riesco a dormire. Quando esco dalla camera intravedo nella camera in fondo al corridoio un luce.
<<Dio fa che non stia facendo quello che penso.>> sbuffo parlando fra me.
Quando entro pur troppo ho davanti proprio quello che non volevo vedere.
<<COL MI DICI CHE CAZZO STAI FACENDO? TI SEI PER CASO BEVUTO IL CERVELLO?>> gli urlo e lui sussulta dallo spavento facendo una smorfia dal dolore.
<<C’era bisogno che mi facessi perdere dieci anni di vita? Mi sono rotto di non fare niente volevo sfogarmi.>> dice con broncio.
Dio me lo mangio.
Ma che dico.
<<No forse tu non hai capito. TI RICORDI CHE HAI ANCORA I PUNTI? COS’È ASPETTI CHE SI RIAPRINO DI NUOVO? VUOI QUESTO?>> gli urlo ancora.
<< Puoi smetterla di urlare per favore? È notte fonda. E lo so che ho ancora i punti ma…>>
<<Ma un corno Col. Ora tu prendi le tue cose e te ne torni a letto prima che ti ci porto in braccio e ti chiudo dentro.>> lo intimidisco con lo sguardo più severo che ho e lui con capo chino prende le sue cose ed esce.
Dio come devo fare con lui. Sbuffo.
Esco e chiudo la porta a chiave, vado a prendere il mio bicchiere d’acqua e me ne torno a letto.

Col
Finalmente sono a casa ciò più o meno a casa. La sgridata di stanotte mi ha fatto tornare un po bambino. Quando ho sentito il suo tono severo che usa con Landon mi sono sentito piccolo. Diciamo che da una parte era una bella sensazione e da una parte mi sentivo indifeso.
Sono le sette del mattina e non ho intenzione di stare a letto tutto il giorno pure oggi. Scendo giù e mi avvio alla cucina che è ancora deserta; ho voglia di fare qualcosa cosi inizio a preparare la colazione per tutti. Decido di preparare dei Cupcake, così inizio a prendere gli ingredienti per l’impasto e dopo che lo metto in forno, inizio a preparare la crema frosting, la metto nella sac-à-poche e la lascio riposare fin quando non sono cotti.
Nel frattempo do una ripulita alla cucina cosi quando la domestica scende non deve mettere a posto il mio casino.
A un certo punto sento <<Io non so proprio cosa devo fare con te.>> mi giro per osservarlo con una sorriso colpevole e lui scuote la testa passando le mani tra i capelli “Quanto cazzo è sexy!” e continua <<Dovrei attaccarti a letto e farti fare pipi un secchio, così è sicuro che stai fermo.>> e io gli faccio la linguaccia per dispetto e poi mi dirigo al forno, perché nel frattempo il timer è suonato. Controllo che sono cotti, li faccio raffreddare un po e poi ci metto sopra la crema frosting e gli e ne passo uno.
<<Se lo fai poi come ti faresti a svegliare senza un buon odore proveniente dalla cucina e delle mie specialità?>> chiedo alzando le sopracciglia e facendogli un occhiolino.
Lui da un morso al cupcake e si sporca il naso, ma lui non ci fa casa e fa un piccolo gemito di goduria e io mi do il cinque mentalmente.
<<Dio è buonissimo.>> e continua a mangiare e a gemere di goduria a ogni morso.
Dovrebbe smetterla, qualcuno qui in basso si sta svegliando. E si ormai ho smesso a me stesso che Kaleb mi piace quindi non mi faccio più problemi.
Nel frattempo in cucina ci raggiungono anche i miei fratellini, Landon e Jack e Teo che non so da dove escono e in fatti li guardo spaesato chiedendogli silenziosamente che ci fanno li.
<<Siamo venuti a trovati.>> spiega Teo e io alzo le spalle.
<<Quando ho sentito dei gemiti, credevo lo stavate facendo in cucina.>> afferma Jack e io e Kaleb lo fulminiamo con lo sguardo.
<<Cos’è questo profumo?>> continua.
<<Ho fatto i Cupcake ne volete?>> chiedo sorridendo.
E cosi si siedono in torno al tavolo, ne offro uno anche alla domestica e poi ne porto uno a mia madre.
Il resto della mattinata infatti lo passato con lei. Alla fine mi sono deciso a raccontargli quello che è successo, modificando un po la storia. Per fortuna la presa bene anche se all’inizio si è arrabbiata che non è stata avvisata, ma mi sono preso la colpa e alla fine ci siamo chiariti. All’ora di pranzo scendo in cucina e trovo Dolores mentre prepara. Finalmente ho scoperto il suo nome. E senza dire niente inizio ad aiutarla a preparare anche se ci sono state dei bisticci, perché non voleva che mi affaticassi, ma soprattutto non voleva essere sgridata da capo. Ma alla fine ho vinto io.
Sono le due quando è tutto pronto e sentiamo la serratura scattare, e dei piccoli passi che si fermano da noi. Come vedo Landon che è entrato mi abbasso per poi prenderlo in braccio e farlo girare.
<<LAN!>> sentiamo gridare e io il piccolo sussultiamo per lo spavento.
Dio Kaleb mi farà morire prima o poi se continua così.
<<Sei impazzito?>> domando <<Perché lo sgridi? Non sta facendo niente, mi sta solo abbracciando.>> lo difendo io.
<<I punti Col!>> afferma poi.
<<Dio ancora con sta storia? Sono quasi scomparsi e domani devo andare in ospedale per la visita.>> gli ribecco io scocciato e lui sbuffa dicendo poi <<Andate a lavare le mani che si mangia.>> in direzione dei bimbi.
Io invece prendo il piatto che avevo preparato qualche minuto prima e lo metto su un vassoio, con una bottiglietta d’acqua. Poi mi avvio sopra a portarlo da mamma.
<<Arrivo subito.>>

Kaleb
Quel ragazzo mi fa esasperare, non mi sta mai a sentire e peggio di mio figlio e i suoi fratelli messi insieme.
Quando tornano tutti giù ci sediamo intorno al tavolo e iniziamo a mangiare.
<<E tutto buono Dolores!>> affermo con un sorriso e lei contraccambia, solo che qualche secondo dopo noto che non sta sorridendo a me, ma a Col. Così lo guardo non capendo ma anche lui mi sorride alzando le spalle.
Finito il pranzo me ne torno in ospedale visto che la mia pausa pranzo è finita e che per fortuna non ci sono state emergenze.
Arrivato inizio a fare il mio giro di rutin, fermandomi ogni tanto a fare qualche chiacchiere con qualche paziente.
Arrivate le nove, me ne torno in ufficio e mi cambio e mi avvio a casa.
Andando a casa ho trovato tutti i semafori rossi e mi è toccato aspettare tanto visto che sono cinque semafori uno dopo l’altro; infatti sono arrivate già le dieci meno un quanto e io sto morendo di fame. Arrivato nel vialetto scendo dalla macchina e mi avvio alla porta che spalanco.
Stranamente la casa è silenziosa. Non sarà successo qualcosa?
Con questo pensiero mi spoglio dalla giacca e mi avvio alle scale per poi andare alla camera di Landon e poi dei fratelli di Col. Quella di Landon era vuota, invece l’altra era affollata. Tutti e tre i piccolini erano dentro il lettone, mentre Col era seduto al centro mentre gli raccontava una storia. La porta è spalancata, ma nessuno fa caso a me; così mi appoggio alla porta senza fare rumore e ascolto anche io.
Quando i bambini si sono addormentati, Col scende piano dal letto ma sta per inciampare e cadere di faccia sul pavimento, ma io con uno scatto riesco a raggiungerlo e prenderlo a volo.
<<Dio grazie!>> esclama con il tono un po impauro per poco prima.
<<Sta attento!>> affermo io.
Quando è stabile lo lascio andare e lui si avvia in bagno.
<<Vado a fare una doccia.>> e prosegue <<A la cena è nel forno, devi solo riscaldarla.>> continua poi e io annuisco ringraziandolo.
Così mi avvio giù per cenare. Mi rilasso per bene e quando ho finito, per non lasciare in disordine lavo il piatto per poi avviarmi pure io in bagno.
Quando arrivo la porta è socchiusa ma non è vuoto c’è ancora lui. Me ne accorgo perché da esso provengono dei forti sospiri, come degli afgani e poi dei gemiti.
Si sta masturbando. Spalanco gli occhi e rivedo quel giorno, noi due sul letto mentre lo facevamo e mi eccito. Il mio pene inizia a diventare duro, tanto da sentire già il liquido pre-sperma. Spalanco la porta e mi precipito alla doccia, apro l’anta e trova Col con una mano al muro e una sulla sua erezione con gli occhi chiusi. Preso da non so che mi spoglio di tutta fretta e mi infilo tra il muro e il suo corpo per poi appoggiare una mano sulla sua alle parti basse.
<<Kaleb!>> geme e spalanca gli occhi sorpreso <<Cosa stai facendo?>> ansima.
<<Sta zitto!>> esclamo per poi sbatterlo al muro e baciarlo profondamente direttamente con la lingua. Gemiamo a vicenda, mentre ci baciamo e ci masturbiamo a vicenda. Lui è quasi a limite, però a un certo punto si stacca di colpo.
<<No!>> esclama ancora con l’affanno e gli occhi spalancati. <<Tu non lo vuoi. Perché sei qui? L’ultima volta mi hai cacciato.>>
<<Si lo so ma ne ho bisogno ti prego.>> affermo io e lui scuote la testa uscendo dalla doccia, prende un asciugamano, lo mette intorno alla vita ed esce.
<<Cazzo!>> esclamo tirando un pugno al muro.

~Ross~

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