Capitolo 11

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Kaleb

Siamo da un’ora in sala da attesa, quando siamo arrivati mi sono offerto direttamente io a visitarlo, ma me lo hanno vietato. Mi hanno detto che sono troppo vicino al paziente per poterlo fare. Ma era solo una visita. ‘Adesso che stiamo aspettando, mi rendo conto che in realtà non è così, che ci sia qualcosa di grave perché una visita non dura tanto.
<<Perché ci mettono tanto tempo Kaleb? Non era una vista?>> chiede esasperato Teo.
Io non so che rispondergli, perché da una parte so cosa potrebbe essere successo e dall’altra spero invece che mi sbaglio. E cazzo voglio sbagliare.
Lui vedendomi che non rispondo, ma che sono molto preoccupato capisce che c’è qualcosa che non va.
Dopo quella domanda nessuno apre più bocca. Se lo si fa e per tirare un gran sospiro.
Dopo due ore ecco che Robinson esce dalla sala.
<<Allora come sta?>> chiede Teo.
<<È quello che penso?>> chiedo speranzoso che dica di no e invece annuisce.
<<Il paziente è arrivato con una ferita aperta, ha perso molto sangue. La ferita non era stata neanche chiusa ne disinfettata ed era molto profonda. Lo svenimento è stato causato dai troppi pugni alla testa e c’è stata una emorragia interna. Mentre lo operavamo lo abbiamo perso per due minuti e mezzo però per fortuna si è ripreso. Però è entrato in coma. Tra il troppo sangue perso durante l’operazione, e il suo corpo mal nutrito non lo hanno aiutato.>>
No non è vero. Mi sento sprofondare è tutta colpa mia. Se non lo avessi mandato via, forse questo non sarebbe successo.
<<Si sveglierà vero Jeck?>> chiedo supplicante.
<<Si. Ma ci vorrà del tempo e dipende tutto da lui. Lo sai Kaleb.>> e io annuisco.
Jeck va via e Teo e mio fratello si vanno a risiedere, io invece vado contro al moro e scaglio un bugno forte tanto da far girare le infermiere e i due.
Scivolo lungo il muro e mi prendo la testa tra le mani. Sento un vuoto dentro che mi soffoca e non so perché o forse si. Non lo so. In questo momento non so più niente mi sento solo un fottuto coglione.
<<Kaleb.>> i due vedendomi così si precipitano da me.
<<È colpa mia. Non dovevo cacciarlo. Dovevo trovare un’altra soluzione o fare qualcos’altro ma non quello. Non sarebbe successo.>> dico piangendo.
Di solito non piango ma le uniche volte che ho pianto è stata alla nascita di mio figlio e quando mi ha chiamato papà. E ora mi ritrovo a piangere e non so neanche il perché. D’altronde Col era solo il mio domestico. Ma credo che quello che è successo quella notte ha cambiato tutto e io dovevo capirlo prima.
<<Kaleb dovremmo dirlo alla madre.>> dice mio fratello piano e io alzo la testa <<No. La madre lo saprà solo quando si riprenderà. Se chiede di lui ditegli che è venuto a stare da uno di voi e che ha trovato lavoro e non può andarla a trovare in questi giorni.>> dico tutto un fiato.
Non deve sapere niente. Col non vorrebbe la farebbe stare solo più male. Però se dovesse passare più di una settimana dovrà saperlo e io spero non accada.
Dopo questo mi aiutano ad alzarmi da terra e ci vediamo tutti e tre sulle sedie, nel fra tempo mi vien in mente il taglio.
<<Voi ne sapevate qualcosa del taglio?>> dico guardando prima uno poi l’altro.
Loro si fissano senza rispondermi, cosa che mi fa capire che si lo sapevano.
<<Siete per caso impazziti di colpo eh?>> chiedo sorpreso <<Come se lo è proccurato?>> continuo. Loro continuano a non rispondere.
<<COME?>> urlo questa volta e loro saltano spaventandosi. Così finalmente mio fratello prende parola.
<<Due giorni fa.>> dice e vedendo che non rispondo capisce che deve continuare << Eravamo in un pub come ogni sera, a festeggiare la sua vittoria. Per le prime due ore è andato tutto bene; poi siamo usciti per prendere un po d’aria e fumare.>> sentendo quella parola lo fulmino. Lo sa che io ho sempre odiato che fumasse e credevo avesse smesso, ma a quanto pare non solo lo fa ancora ma ha coinvolto anche loro.
<<Mentre stavamo chiacchierando iniziamo a sentire delle urla di una ragazza; all’inizio non ne diamo perso, perché pensavamo che stava scherzando con gli amici. Ma quando la sentiamo piangere e urlare di essere lasciata in pace, Col si è precipitato ad aiutarla, e fin qui tutto bene. Solo che non avevamo pensato che quel coso potesse avere una banda. I suoi amici si sono avvicinati, abbiamo iniziato a lottare pure noi; fino a quando uno non ha uscito un coltello. Io e Teo ci siamo spaventati. Abbiamo fatto tutto il possibile per tirare Col, ma è stato troppo tardi. Quel bastardo gli e lo ha conficcato e uscito con così tanta facilità. Abbiamo provato a convincerlo di venire qui, mettendoci in macchina anche contro il suo volere mi stavo dirigendo qui. Solo che…>> si blocca <<Solo che…>> lo sprono.
<<Lui ha minacciato di non rivolgerci più la parola e questa sarebbe significato che non potevamo controllarlo. Abbiamo accetato, ma a una condizione che dopo questo incontro si farebbe fatto curare. Non so come abbia fatto a resistere con quel taglio aperto. Io non lo so. Forse prima dell’incontro non era così profondo, ma con i pugni presi si sarà aperto di più.>> questa volta a rispondere è stato Teo.
Finito il racconto sentiamo una porta aprirsi così alziamo la testa e vediamo Jack venire da noi.
<<Potete vederlo se volete. E tu Kaleb sai che se gli parlate potrebbe aiutarlo a tornare. Perché è solo questo che gli serve, perché per il resto non ha problemi i parametri sono perfetti a bisogno solo dell’input per tornare.>> dice lui e io annuisco consapevole.
<<Andate voi. Ho bisogno di stare un po da solo. Poi vi raggiungo.>> e loro annuendo si dirigono da lui.
“Ti prego Col non fare brutti scherzi.” Penso grattandomi i capelli.
Passa un’ora e i ragazzi tornano. Io non ho il coraggio di entrare. Non voglio vederlo pieno di fasciature e fili. Mi viene voglia solo di spaccare tutto.

~Ross~

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