Capitolo 3

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Go away

«Dormirai qui.» mi informa il biondino, mettendosi da parte per farmi entrare nella stanza.
«L'unico problema è il cambio di vestiti. Ti darei i miei ma non penso vadano bene.» continua, sbuffando una tenera risatina che mi porta a sorridere, estremamente grata.
«A quello ci penso io!» fa la sua comparsa Anna dal corridoio, mettendosi le mani sui fianchi.
«Siete così gentili con me.. grazie.» dico, increspando le labbra nell'ennesimo sorriso della giornata.
«Di niente.» rispondono in coro.

Calum è fermo sullo stipite, mi guarda insistentemente con le braccia conserte ed uno sguardo duro.
«Un paio di giorni, non di più.»
Tutti ci giriamo verso la sua figura, che scompare senza proferire altro.
«Devi scusarlo, Calum non è così.. dagli un po' di tempo per conoscerti meglio e sono sicura che cambierà.» mi consola Mali, accarezzandomi il braccio sinistro in modo affettuoso.
Annuisco, non troppo convinta dalle sue parole. Eppure mi fa riflettere. Calum non mi conosce eppure mi sta facendo un favore enorme, dovrei essergli più riconoscente e non giudicare male la sua diffidenza.

«Se vuoi rinfrescarti puoi usare il bagno comune mentre noi rendiamo presentabile questo.» dice Anna, accennando una risatina prima di indicare nella direzione in cui è andato Calum.
«Vado allora, ancora grazie.»
Esco dalla stanza, con intenzioni totalmente diverse.

Alla ricerca del ragazzo, mi fermo davanti la portafinestra del terrazzo, trovandolo lì fuori, intento a fumare. Apro il più silenziosamente possibile la porta di vetro scorrevole, mettendo piede all'esterno.
«Cosa ci fai qua, ragazzina?» chiede, continuando a darmi le spalle.
«Come hai fatto a capire chi fossi?»
«Riconosco i passi di un'estranea.» mormora, girandosi verso di me per poi poggiare la schiena contro la ringhiera.

Rimaniamo a guardarci in silenzio per un po' prima che lui lo spezzi.
«Sei venuta per dirmi qualcosa o per fissarmi?» chiede, prendendo un tiro dalla sigaretta.
«Veramente volevo solo ringraziarti. Capisco la tua diffidenza ma se mi conoscessi forse-»
Non poteva essere così semplice.
«Accetto i tuoi ringraziamenti, ma io e te non saremo mai amici.» risponde con tono freddo e distante, facendomi quasi rabbrividire.
«Non era quello che intendevo..»
«Non mi importa.» dice, prima di rigirarsi, posando gli avambracci sulla ringhiera in ferro.
«Perché devi essere così stronzo?» domando in un sussurro, pentendomene quasi subito.
«Come scusa?» chiede, rigirandosi subito verso di me.
«Niente.» sentenzio con un fil di voce.

Mi fulmina con lo sguardo prima di fare qualche passo verso di me.
«Non mi piacciono le persone come te, non mi piace il fatto di doverti avere in casa mia, non mi piace il tuo nome, non mi piace il tuo carattere, non mi piace niente di te. Quindi va via prima che cambi idea.» sputa acido, il viso vicino al mio.
Sento gli occhi pizzicarmi, e un malloppo pesante incastrato in gola.
Pur desiderandolo con tutta me stessa, non riesco a muovere nemmeno un passo; è lui a prendere le distanze per primo, tornando silenziosamente alla ringhiera.

Come se fossi stata in apnea per tutto questo tempo, riprendo fiato, facendo finalmente un passo indietro e un altro ancora, finché non mi ritrovo a correre verso la mia nuova stanza.
Non mi accorgo neanche di star piangendo, sono gli altri a farmelo notare, visibilmente confusi.
«Meg, sono lacrime quelle?»
Non rispondo a quella domanda perché appena trovo la mia camera mi ci catapulto dentro, non lasciando entrare nessuno.

🎭

Il resto della giornata l'ho passato a letto, a piangere, ma non tanto per Calum, quello l'ho già rimosso, bensì per la nostalgia di casa mia.

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