Calum's theory
CALUM
«Ash, possiamo parlare un attimo? Perché credo di star impazzendo.»Ho sempre creduto nell'esistenza di qualcosa più grande e potente di noi, qualcosa o qualcuno che ci tiene stretti nel palmo della propria mano, che ci osserva, pronto a prendere le redini della situazione quando essa ci sfugge dal controllo. Da piccolo lo chiamavo Dio e Lo reputavo come il padre dei padri, il creatore di tutto, che ci ama e ci protegge. Crescendo ho incontrato gran parte dei mali di questo mondo e ho preferito pensare che fosse qualcosa di astratto — come il destino — a non salvarci dalla rovina, piuttosto di colui che dovrebbe vegliare su di noi ed amarci. Ecco perché adesso mi ritrovo a pensare che c'entri il destino con tutta questa storia. Con Megan, insomma.
«Sono impegnato, non vedi? E poi è tardi, che ci fai ancora sveglio?» mormora il mio migliore amico, alle prese con il lettore cd di Meg. Decido di sedermi sul suo letto, osservando ogni suo lento movimento: maneggiava un cacciavite a punta sottile con un'attenzione ed un riguardo smisurati nei confronti di quell'oggetto. Il che mi fa sorridere perché Ashton è sempre stato un ragazzo premuroso e rispettoso verso gli altri; non avrebbe mai permesso a quel lettore cd di danneggiarsi ulteriormente a causa sua.
«Non ti devo spiegazioni, papino.» sussurro a quel punto, riuscendo finalmente a strappare un risolino a Bob l'aggiusta tutto.
«Idiota. Parla.»Sospiro, ancora con un piccolo sorriso distratto ad incresparmi le labbra. «Okay, è già da un po' che ci penso in realtà. So che la situazione è già strana così, ma hai presente Rose, la madre di-» un forte rumore metallico mi interrompe e la mia attenzione viene catturata da una figura accasciata sul pavimento in corridoio, che con bassi mugolii tenta di rialzarsi. Una piccola imprecazione mi permette di riconoscere la voce di Luke, facendomelo identificare nonostante il buio pesto.
«Ma che- Perché tenete tutti questi cosi in mezzo ai piedi? Dannazione.» sbotta il più piccolo dei tre, a tono relativamente basso; un piccolo sbuffo divertito lascia le mie labbra. Riesco a catturare lo sguardo piuttosto confuso di Ashton prima che riesca a mascherarlo con un cenno del capo in direzione del biondo. Probabilmente la stanchezza gli avrà fatto dimenticare di aver lasciato quello scatolone fuori dalla sua porta.
«Non è possibile- avrei giurato di averla messa sotto la scrivania stamattina.» mormora con fare stanco, adagiando il cacciavite sul tavolo prima di lanciare un rapido sguardo ai suoi piedi, dove doveva essere il cartone con i vari pezzi di ricambio. Con un balzo mi alzo dal letto, incoraggiando il riccio a lasciare la sedia e ad andare verso l'uscita della stanza: avremmo sistemato il casino creatosi in corridoio e gli avrei esposto la mia assurda teoria, così da poter dormire con un peso in meno. O almeno era quello il piano.«Dicevo-» inizio, formulando già il discorso nella mia mente, ma la risposta che ottengo non mi permette di proseguire come previsto.
«Ho lascito Anna. Ha preferito Thompson a me, a quanto pare.» dice improvvisamente Ashton, raccogliendo dei bulloni da terra. Le mie labbra ancora schiuse si serrano all'istante e un piccolo sospiro lascia le mie narici; una volta passato in secondo piano, il mio discorso non avrebbe più avuto l'attenzione di Ashton. Era poco ma sicuro.
«Quindi non mi va esattamente di parlare di cose o di persone che la riguardano.» mormora ancora, giocherellando con alcuni bulloni nel palmo della mano; lo sguardo distratto, probabilmente dai tristi ricordi ricomparsi in mente.
È proprio in questo momento che capisco che non solo non avrei potuto parlargliene stasera, ma non avrei potuto farlo finché la ferita causata da Anna non si fosse rimarginata e non so quanto effettivamente ci avrebbe messo. Forse è meglio così, magari mi avrebbe solo preso per pazzo, come feci io con Megan la prima volta che ci espose la sua teoria sul proprio viaggio temporale.Dopo pochi istanti, un paio di piedi nudi entrano nel mio campo visivo, facendomi alzare lo sguardo sulla figura semi-addormentata della mia bellissima ragazza. Il suo sguardo penetrante mi fulmina all'istante, per quanto stanca possa risultare la sua espressione.
«Stavo dormendo.» dice atona, incrociando le braccia sotto al seno. Il mio sguardo ricade sulla sua maglia - o meglio, la mia maglia - strappandomi un sorriso intenerito: la sua figura risulta molto più piccola e snella con addosso un mio capo di due taglie più grande. Raccatto gli ultimi bulloni prima di rialzarmi, passandomi le mani sui jeans in un gesto abitudinario. «Scusa, i due metri di altezza di Luke non lo rendono poi così agile a differenza di altre persone.» mormoro, finendo la frase proprio quando il biondo fa la sua comparsa dal bagno; il fatto che mi abbia mandato a quel paese con il terzo dito mi fa quasi ridere. Megan abbozza un sorriso divertito, cercando subito di mascherarlo alzando gli occhi al cielo, così da non darmi la soddisfazione di averla distratta dopo quel disturbato risveglio. Le pizzico dolcemente il fianco prima di posare una mano dietro la sua schiena. «Penso che andrò a dormire allora, Ash. Dovresti farlo anche tu prima che gli attrezzi inizino a parlarti.» dico al riccio, girandomi a guardarlo con fare divertito ma anche premuroso. Ashton annuisce, serrando la mascella prima di tirare un sospiro ed elargire con un «Divertente.».Mi rigiro verso Megan, facendole segno di tornare in camera, stavolta accompagnata da me.
MEGAN
«Perché non mi racconti qualcos'altro sulla tua famiglia?» chiede improvvisamente Calum, mentre mi accarezza la spalla con fare lascivo, tenendomi stretta a sé. Il buio della stanza ci circonda e ci avvolge come la dolce stretta che mi lega al bassista. Con il viso posato sul suo petto, tiro un po' più su la coperta, coprendomi più di metà busto: il solo pensiero di dover mettere a nudo anche quella parte di me, mi faceva sentire freddo, come se lo fossi davvero. Quella domanda mi aveva lasciata un po' spiazzata e il mio tentennare nel rispondere fece intendere anche al moro che non mi aspettavo un quesito del genere. Nonostante ciò, i pensieri avevano già invaso la mia mente, toccando ogni tasto dolente all'interno del mio subconscio. Rispondere a quel punto non avrebbe scaturito niente, era già tutto acceso dentro di me, come una macchina pronta a smuovermi dall'interno.
«Cosa vuoi sapere?» rispondo con un'altra domanda, alzando leggermente lo sguardo verso il suo viso. Non mi sono certo dimenticata di quando mi raccontò del suo passato, ricambiare il favore era il minimo.
«Solo quello che ti senti di dire.» sussurra e subito, dentro di me, si propaga un piacevole calore che mi infonde sicurezza e tranquillità. La coperta non era più necessaria come prima.
«Ricordi quando mi hai trovata in terrazza mentre parlavo da sola?» ottengo quasi subito un cenno affermativo che mi sprona a continuare. «Immaginavo di parlare a mio padre. Lui è sempre stato la parte migliore di me e quella sera gli dissi che mi mancava da morire. Pensare che stavo andando da lui prima di incontrarvi in questo assurdo sogno...» mormoro, chiudendo gli occhi per immaginare un'altra volta quella scena, il momento in cui ripresi coscienza in mezzo a quella strada deserta.
«E tua madre?» sussurra, quasi a chiedermi di raccontargli di più su di lei, anche se il grosso già lo sapeva grazie a Ghost Of You.
«Feci un patto con mio padre il giorno in cui feci dodici anni: compiuti diciotto anni, mi avrebbe raccontato ogni cosa riguardo lei e la loro storia. Ai tempi non era ancora pronto a farlo, teneva tutti i suoi oggetti e tutte le loro foto chiusi in una stanza. È lì che trovai il lettore cd con il vostro disco. In un certo senso trasgredì il patto.. pensai che, essendo il giorno del mio diciottesimo compleanno, sarei potuta entrarvi e vedere con i miei occhi parte di quello che era. Forse non avrei dovuto farlo, o forse si. Punti di vista.» mormoro, sospirando con un piccolo sorriso sulle labbra. In fondo se non avessi messo piede in quella stanza, non avrei mai conosciuto il ragazzo per cui ho perso la testa.
«Mh, abbiamo una piccola ribelle.» sussurra Calum, avvicinando poi il viso al mio per lasciarmi un dolce bacio sulla fronte.
«I capelli rossi non sono l'unica cosa che ho ereditato da papà.»***
boom,
La fine si avvicina
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Timeless
FanfictionIN REVISIONE⚠️ (ex "11.03.2045") Megan, al diciottesimo anniversario della morte di sua madre, viene misteriosamente catapultata nel lontano 2016 dopo l'utilizzo di uno strano lettore cd. A recuperarla dalla strada saranno quattro ragazzi, tra cui...