Capitolo 7

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Nightmares

Battito accelerato.
Respiro affannato.
Fronte imperlata di sudore.

È la seconda notte passata in bianco a causa di incubi, sta diventando una routine ormai.
Sospiro, passandomi una mano tremante sul volto prima di alzarmi e dirigermi in punta di piedi verso la cucina. Un bicchiere di latte al cioccolato magari mi aiuterà a riacquisire sonno. Sorseggiando la mia bibita, prendo posto sul divano, accendendo la tv e mettendo il volume al minimo per non svegliare gli altri. Quando si accende compare un servizio interessante: segnala la scomparsa di una ragazza di diciotto anni. Nel momento in cui compare la foto della ricercata, i miei occhi si spalancano, increduli.
Sono io.
Ma com'è possibile che un servizio mandato in onda nella mia epoca si possa vedere anche qui?

Mio padre viene inquadrato, lo sguardo corrucciato, gli occhi rossi per il pianto.
«Non so come sia successo, ma la rivoglio qui. Voglio la mia piccola Meg, ridatemela!» quasi urla, mentre si passa frettolosamente la mano sul volto per asciugarsi le lacrime. Ha sempre odiato piangere in pubblico. Pure quando lo fa per la mamma, non vuole che io lo veda.

Mi si forma un groppo in gola.
Non pensavo mi avrebbe fatto un effetto del genere vedermi in tv, vedere papà in tv, in quello stato poi..
Cambio subito canale, trovando però la stessa intervista. Cambio ancora e ancora e ancora, ma in tutti i canali sembra esserci solo quel servizio.

Battito accelerato, lacrime, urla.
Mi sveglio. Di nuovo.
«Sto cercando di dormire, potresti smettere di urlare?»
Calum entra nella stanza senza preavviso, rivolgendomi uno sguardo assonnato ma comunque di fuoco.
Faccio uno scatto indietro quando lo vedo sullo stipite della porta, tremendamente spaventata.
«N-Non sei reale.. è u-un altro stupido incubo.» dico, sicura delle mie parole, stringendo le coperte tra le mani come se fossero uno scudo.
È solo uno stupido giochetto della mia mente, qualcosa che non mi spiego e che fa terribilmente paura.
«Ma che ti sei fumata?»
Il moro si stropiccia l'occhio con il dorso della mano, sospirando. Cerca di avvicinarsi al letto ma io arretro ancora, arrivando al bordo del letto.
Non gli permetterò di ferirmi ancora.
«È solo un sogno..» sussurro, serrando gli occhi come da piccola quando sentivo strani rumori attorno a me.

«Svegliati, svegliati, svegliati.»
Calum mi guarda confuso, come se fossi impazzita. Più del solito, per lui.
«Megan, stai bene?» chiede cautamente, probabilmente realizzando che la situazione fosse più seria di quanto pensasse.
Mi limito a scuotere lentamente la testa, scoppiando in lacrime e lasciandomi sfuggire qualche singhiozzo. Non così, non davanti a lui.
Calum si avvicina a passi lenti al mio letto, come a testare la mia reazione. Rimango immobile, gli occhi serrati e le ginocchia strette al petto.
Sempre con cautela, il moro gattona sul letto verso di me, fino a sedersi al mio fianco, stringendomi fra le sue possenti braccia.
Incredibilmente glielo lascio fare. Incubo o no, ho bisogno di conforto.
«Va tutto bene, è stato solo un incubo, ora sei al sicuro.» sussurra, con le labbra premute contro la mia testa, accarezzandomi i capelli con movimenti lenti e dolci.
È così strano da parte sua.
«Perché lo fai?»
«Cosa?»
«Perché mi consoli?»
«Me lo chiedo anche io.» mormora, abbozzando una risatina, probabilmente per non ferirmi in un momento di fragilità come questo. Signori e signore, Calum Hood ha un cuore.
«Era così realistico..» dico in un sussurro, riaprendo gli occhi.
«Vuoi parlarmene?» chiede con la mia stessa tonalità, non smettendo neanche per un secondo di coccolarmi.

«Pensavo di essermi svegliata dopo un incubo e s-sono andata in soggiorno e in tv c'era un..»
Perché dev'essere così difficile?
Stringo la maglietta di Calum in un pugno, serrando la mascella.
«C'era un servizio che parlava di una ragazza scomparsa ed ero io. Ero io quella ragazza. Mio padre era disperato. Ho provato a cambiare canale ma c'era solo quello..» blatero, sentendo le lacrime affluire calde sulle mie gote. Il suo cullarmi poco a poco mi fa cadere in un sonno profondo ma prima che il silenzio mi avvolga, le parole di Calum mi accarezzano l'udito.

«Non ti accadrà niente, ci sono io adesso, chiudi gli occhi.»

🔍

Quando riapro gli occhi, non c'è nessuno al mio fianco, tanto che mi viene il dubbio fosse stato solo un sogno. L'ennesimo oserei dire.

Esco dalla mia stanza, dall'aspetto probabilmente impresentabile.
«Qualcuno non ha dormito molto stanotte eh..» non mi abituerò mai alla sua spontaneità.
«Michael!» lo ammonisce Anna, roteando gli occhi al cielo.
Non sapevo fosse qui la ragazza.
«Va tutto bene Meggy?» mi chiede la mora, avvicinandosi a me.
«Meggy?» mormoro, confusa: nessuno mi aveva mai chiamato così fino ad ora. Anna annuisce, abbozzando un sorriso.
«Stai bene?»
Onestamente non so come rispondere a quella domanda, specialmente quando Calum fa il suo ingresso in salotto: le parole mi muoiono in gola.
Ci scambiamo uno sguardo.
«Si, ho solo...»
«Ho sentito un urlo stanotte, riconosco un urlo a stampo Hood.» si intromette nuovamente il tinto, alzando ed abbassando le sopracciglia con fare malizioso.
Oh santo cielo.
«No, io-»
«Ti sei fissato Mike.» mi interrompe Calum, rispondendo al mio posto, per poi sbuffare una risata.
«Quindi ho ragione?»
«No.» diciamo all'unisono io e il bassista, lanciandoci uno sguardo reciproco.

Michael ci guarda a bocca aperta e con gli occhi spalancati.
«Lo sapevo!» esclama, battendo le mani prima di correre via, lasciandoci esterrefatti. Questo ragazzo è assurdo.
Anna, nel frattempo, ha assistito a quella bizzarra scena in silenzio, così mi giro verso di lei, preoccupata. «Non è assolutamente vero.. quello che ha detto non è vero.» dico, scuotendo vivacemente la testa.
«Rilassati, non credo a Mike e anche se fosse vero non mi importerebbe. Ultimamente esco con Ashton.» ammette, increspando le labbra in un sorriso smagliante. Si vede che le piace tanto il batterista.
Un silenzio imbarazzante ricade fra di noi mentre i nostri sguardi vagano gli uni sugli altri.
«Vadodaluiciao!» dice improvvisamente la ragazza, scappando via.
E rimasero in due.
«Senti, per ieri sera..» provo a dire, sentendo già le mie guance colorarsi di rosso. Odio come il moro riesca a mettermi a disagio così facilmente.
«È ok, non lo saprà nessuno.» mormora, con le mani in tasca e lo sguardo fisso nel mio. Accenno un sorriso riconoscente, che lui ovviamente non ricambia. Si volta, dirigendosi verso il terrazzo per la sua solita sigaretta, fermandosi poi d'un tratto.
«Dovresti proprio farti una doccia.» sentenzia, storcendo il naso.

Annuso il mio pigiama, facendo una smorfia: per la prima volta mi trovo d'accordo con Calum.
Sospiro, ritirandomi in camera.

CALUM

Messo piede fuori, in terrazza, mi rigiro verso l'interno della casa, vedendo Megan sparire in corridoio in quei suoi pantaloncini troppo corti.

Senza rendermene conto, pensieri poco casti passano per la mia mente, facendomi riscuotere.
È una bella ragazza, senza dubbio, ma ci vuole ben altro per buttare giù il mio controllo.

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