Capitolo 17

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I'll come with you

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Ok stavolta arriviamo a 10 stelline e due commenti perché a 5 ci arriviamo troppo in fretta ahahah vvb <3
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«Comunque fra due giorni ci sarà la premiere del film.»

Mi giro di scatto verso Luke, con gli occhi ridotti a due fessure.
«Non se ne parla. Io non vengo.»
«Oh si che verrai, Paul ha fatto anche il tuo nome.»
Roteo gli occhi al cielo sbattendo il piede a terra. Ma che ho fatto di male?
«Che cavolo!» sbotto, sbuffando prima di andare a sedermi sul divano accanto a Calum e Michael, che nel frattempo gioca a qualche video gioco preistorico.
«Vi shippo.» dice il tinto all'improvviso, guardando lo schermo della televisione.
«Tradotto?» chiedo estremante confusa, guardando i pollici di Michael muoversi velocemente sul joystick.
«Vi vedo bene insieme, tu e Calum.»
A quelle parole, il moro sorride in modo malizioso, facendo passare un braccio dietro le mie spalle; lo sposto subito, guardandolo male.
«Allora sei cieco, Michael.»

Calum trattiene una risatina, mettendosi di nuovo comodo sul divano. Non ridere, stupido.
«Okay, questa era bella, te la concedo.» mormora, annuendo alle sue stesse parole. Gli do una spallata amichevole, roteando gli occhi al cielo.
«Tutte le mie battute sono divertenti, il problema è che la maggior parte sono contro di te.» constato, ridacchiando e il moro annuisce, con uno strano ghigno.
«Stai dicendo che sono sempre nei tuoi pensieri?» fuori strada.

«Egocentrico.»
«Non era un no.»
«Sì che lo era, era sottinteso.»
«Bugiarda.»
«Scemo.»
«Gne gne

«Smettetela! Sembrate due bambini.» sbotta Michael prima di sbuffare e chiudere il suo gioco per poterci rivolgere uno sguardo. Sia io che Calum lo guardiamo impressionati.
«Non fate altro che punzecchiarvi dalla mattina alla sera. E poi sono io quello cieco.» borbotta, roteando gli occhi e filando poi in camera sua.
Io e Calum ci guardiamo per un secondo in silenzio, poi fissiamo un punto nel vuoto davanti a noi.
È stato strano.
«Alla fine hai incontrato tua madre?» chiedo timidamente per cambiare discorso.
«No.» mormora in risposta.
Immaginavo.
«Mali continua a chiamarmi e mandarmi massaggi ma io non le rispondo mai.» confessa ancora il moro; quando mi volto per guardarlo, vedo i sensi di colpa crescere in lui.
«È normale avere paura.» sussurro, posando una mano sul suo ginocchio.
«Non ho paura.»

Sorrido intenerita del suo tentativo di fuga: so più di quanto possa credere.
«Si invece, me lo hai detto tu, solo che non te lo ricordi.»
Calum appare confuso in un primo istante ma poi capisce il mio riferimento dopo una breve pausa riflessiva.
«Ecco cos'è successo quella sera.» mormora, scuotendo lentamente la testa mentre si abbandona ad una risatina, guardandosi le mani.
«Ti ho già detto cosa ne penso, Calum, e..» sospiro, convinta di quello che sto per dire: «Sono disposta ad aiutarti. Se ti può dare conforto verrò con te da tua madre.» dico, facendo spallucce. Il bassista fa saettare subito lo sguardo su di me.
«Lo faresti veramente?»
Annuisco.
«Ma sei sicura? Non sei costretta.»
«Ho detto di sì, tranquillo.» ribadisco una seconda volta e lui annuisce, in silenzio.

«Ma proprio sicura sicura? Perché-»
«Oddio.. sì, Calum!» ripeto, ridendo.
Cosa c'è di così tanto incredibile?
«Ti amo!» esclama, abbracciandomi di slancio. Sgrano gli occhi mentre lui mi stritola.
Calum così espansivo: un evento raro.
«Ehi ehi, vacci piano con le parole che Michael potrebbe farsi idee sbagliate.» mormoro, dandogli alcune pacche sulla schiena.
«Grazie, Megan.»
«Di niente, Cal.»

🚎

«Calum?»
«Che c'è?»

Non sono un'esperta di strade, specialmente non di questo periodo e tanto meno so dove si trovi casa Hood, ma è più di mezz'ora che siamo in auto e ancora non siamo arrivati. Mi sembra un po' strano.

«Noi ragazze abbiamo questa cosa che si chiama intuito femminile e il mio in questo momento mi sta dicendo che non stiamo andando a casa tua.» dico con tono quasi saccente, piuttosto sicura delle mie parole.
Scattato il rosso al semaforo, si ferma, guardando fuori dal finestrino.
«É vero.»
«Calum!»
Gli rivolgo uno sguardo di rimprovero, indurendo l'espressione.
«Prima ho bisogno di andare in un posto. Poi ti prometto che andremo da mia madre.» mormora con aria supplichevole, come a chiedermi il consenso.
«Eh va bene..»

Il semaforo diventa di nuovo verde e Calum riparte; dopo altri cinque minuti arriviamo in un posto abbastanza sperduto.
«Mi hai portato qui per uccidermi e seppellire il mio cadavere?» chiedo abbastanza inquietata da quel posto, non tanto perché fosse macabro, bensì per la zona isolata in cui ci trovavamo. Il bassista ridacchia, facendo rimpicciolire ancora di più i suoi occhi da cinesino. Adorabile.
«Magari un'altra volta.» scherza, facendomi sbuffare una risatina.
«È un bel posto per morire..» rifletto ad alta voce, scrollando le spalle.
«È un bel posto e basta, non lo rendere macabro!» dice con aria divertita ma al contempo infastidita. Scoppio a ridere, così come lui poco dopo.
«Là sotto c'è una sorgente d'acqua e un laghetto, niente di che ma ha comunque il suo fascino.»

Annuisco, perdendomi a guardare il verde e la natura che ci circonda.
«È il tuo posto segreto quindi? Ci vieni per stare solo, a deprimerti.» insinuo scherzosamente, sbuffando poi una risatina mentre Calum inarca un sopracciglio, scettico.
«Ma per chi mi hai preso? Non sono una teenager in piena crisi esistenziale.» si difende, facendomi scoppiare a ridere.
«Vieni, te lo voglio mostrare.» dice con un tenero sorriso prima di afferrarmi dal polso, trascinandomi con sé verso il boschetto.

🍃

Amo la natura.
«Ma perché devono esistere tutte queste piccole bestioline di Satana? Non servono obiettivamente a niente, quando qualunque cosa ci sia lassù le ha create, avrà pensato "ma si, voi dovrete rendere un inferno la vita degli umani, divertitevi!"» sbotto, imitando la voce di un uomo nel pronunciare l'ultima frase.
Diciamo che è più un amore-odio il mio.

Quando finalmente arriviamo al laghetto, Calum lascia andare il mio polso, guardando incantato lo specchio d'acqua.
«Ho scoperto questo posto l'anno scorso mentre cercavo di scappare dalle fan. Mi sono perso in auto e sono arrivato qui. In parte è merito loro se lo conosco.» racconta, mettendosi le mani sui fianchi.
«Mi piace un sacco sentire il rumore dell'acqua, per non parlare del cinguettio degli uccelli..» fantastica ancora il ragazzo, abbozzando un sorriso.
«Sembra uscito da un film Disney.» dico, analizzando ogni dettaglio di quel posto: gli alberi alti fioriti, ricoperti di fiori rosa, sui quali posano degli uccellini canterini; conigli che saltellano di qua e di là mentre il leggero venticello muove i fili d'erba un po' più alti ed una piccola sorgente che sfocia nel laghetto.

«Almeno la Disney la conosci.» constata il moro, sporgendo il labbro in fuori, guardandomi; mi giro verso di lui, annuendo con un piccolo sorriso.
Come non conoscerla, è famosissima.
«Comunque a volte vengo qui per comporre nuove canzoni o semplicemente per rilassarmi.» continua Calum, chiudendo gli occhi per godersi meglio il rumore dell'acqua che scorre velocemente.
«Wow non ti facevo così romantico.» dico di getto, sorpresa.
«In che senso?»
«Nel senso che il tuo posto speciale-»
«Non è il mio posto speciale.» mi interrompe, facendomi roteare gli occhi al cielo, annuendo.
«Okay, diciamo solo il tuo posto, è un giardinetto che da su un lago molto da principessa Disney.» gli spiego, ridacchiando e dandogli una spallata amichevole. È una cosa carina però.
«Non lo deve sapere nessuno, intesi?» mi raccomanda, puntandomi un dito contro con aria seria.
«Si signor capitano!»
Amo Spongebob.

🏞

Davanti casa sua, siamo appostati in macchina, in attesa che Calum si senta pronto a fare il primo passo.
«Ce la puoi fare, okay?»
«No, ho cambiato idea, andiamocene.»
«No Calum, guardami.»
Il moro sospira, girandosi verso di me e incrociando il mio sguardo.
«Non sei solo, ci sono io.» lo rassicuro, accennando un sorriso sincero. Calum stringe forte la mano in un pugno e, vedendola, ci poso la mia sopra: piano piano il bassista allenta la stretta.
«Sta tranquillo, è solo tua madre. Andrà tutto bene.» dico stavolta con tono deciso, cercando di trasmettergli la mia stessa sicurezza. Il moro annuisce e finalmente usciamo dall'auto.

Giunti sul portico di casa Hood, bussiamo. Calum continua a spostare il peso da un piede all'altro, segno di agitazione. Tuttavia, si paralizza come se avesse visto uno spettro quando la porta si spalanca.
«Ciao, Calum

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