Be Alright
Scommetto che tutti, almeno una volta nella vostra vita, abbiate affrontato quel periodo di ribellione in cui volevate prendere le vostre decisioni autonomamente. Ogni volta, però, una figura adulta si metteva fra voi e le vostre scelte, decidendo cosa fosse più giusto o meno; se non fosse stato per loro, sareste andati alle cene di famiglia vestiti con abiti tutti colorati di diversi colori, avreste mangiato caramelle al posto delle verdure, avreste sperperato soldi in oggetti costosi che alla fine avreste usato una sola volta e poi ancora sareste tornati da feste poco sobrie ad orari improponibili come le tre del mattino. Le guerre, i capricci, le urla ed i pianti. Anche io ci sono passata con mio padre, non poche volte, ma adesso pagherei per tornare piccola, a quando le responsabilità delle scelte non ricadevano su di me. La crescita ha i suoi aspetti positivi e quelli negativi.
Quanto vorrei che ci fosse mio padre qui, a dirmi cosa fare, perché io non ne ho la più pallida idea. Sento come se giorno dopo giorno mi avvicinassi sempre di più al bivio che presto mi toccherà affrontare una volta per tutte. Sette giorni, sette passi. La mia mente sembra una bomba ad orologeria: centosessantotto ore, vale a dire poco più di diecimila minuti e chissà quanti secondi, ed essa esploderà. Può sembrare melodrammatico, ma la fine è vicina.
Calum non si presta ad aprir bocca, neanche quando i nostri sguardi si incrociano; Michael e Luke si guardano per una frazione di secondi, rimanendo in un silenzio tombale. Ashton, invece, appare confuso, quasi spaventato di dire qualcosa, spaventato da una possibile reazione del moro.
«Una settimana hai detto, giusto?» chiede improvvisamente Calum, attirando l'attenzione su di sé; il suo tono di voce non lascia trasparire alcuna emozione, eppure non ha pronunciato quelle parole con freddezza. Ricambia il mio ennesimo sguardo, stavolta accennando un sorriso. Cosa cercava di fare?
«Si, ma potrei metterci anche un po' più di tempo. Io- non lo so.» mormora Ashton, avvicinandosi al bancone e adagiandovi la scatola con i pezzi di ricambio al suo interno. Il neozelandese scuote piano la testa, sbuffando una risatina.
«Fai solo quello che devi fare, Ash.» dice subito Calum, andando verso la sua camera senza aggiungere altro.Sapevo sarebbe andata così, era proprio quello che cercavo di evitare sin dall'inizio, senza successo a quanto pare.
Luke si schiarisce la gola, richiamando la mia attenzione prima di fare un cenno verso il corridoio, dov'era scomparso il moro poco prima. Annuisco, rivolgendo però prima uno sguardo al batterista.
«Grazie Ashton.» mormoro, ricevendo in risposta un dolce sorriso velatamente dispiaciuto.Ogni volta con Calum mi sembra di vivere un deja-vu: la sua porta adesso socchiusa mi ricorda il giorno in cui mi parlò di sua madre, lo stesso esatto giorno in cui litigammo. La mia mente mi catapulta in pensieri negativi come la possibilità di una ripetizione, la ripetizione di quell'attimo.
Volevo davvero soffrire ancora?
Che pensiero egoista, come se fossi io l'unica a soffrire. Dall'altra parte di questa porta c'è una persona con dei sentimenti, ferita quanto me probabilmente. Così varco la soglia della sua stanza, chiudendomi la porta alle spalle. Il gioco è uno, ma siamo in due a giocare.
«Possiamo parlarne?» chiedo in un sussurro, poggiandomi alla porta con le mani conserte dietro la schiena; Calum stava sistemando le lenzuola sfatte della sera precedente, senza neanche degnarmi di uno sguardo.
«Parlare di cosa?» risponde a sua volta con una domanda, confermando la mia tesi: nulla di buono sarebbe successo.
«Sai di cosa. Se c'è qualcosa che non va- e so che c'è qualcosa che non va- parliamone.»Il bassista si limita a sospirare, lanciandomi una rapida occhiata.
Perché doveva fare così?
«Va tutto bene, Meg, davvero.» dice, falsando un sorriso.
«Smettila di sistemare il letto e guardami. È una cosa seria, Calum.» continuo, avvicinandomi a lui per bloccargli le mani, costringendolo a rivolgermi l'attenzione.
«È okay, Megan, te l'ho già detto.»
«No che non lo è! Cristo Calum, smettila di dirmi cazzate. Vuoi veramente negare e dire che la notizia di Ashton non ti ha fatto stare male?» sbotto, guardandolo con un'espressione dura in volto, venendo però tradita dal luccichio dei miei occhi.
«Non è nulla di nuovo, Megan, sapevo te ne saresti andata.» continua lui, serrando la mascella.
«Non ho ancora preso una scelta definitiva.» mormoro, abbassando lo sguardo. Sin dal primo giorno ho detto che avrei fatto di tutto per tornare da mio padre, dalla mia famiglia, ma più il tempo passa, più mi rendo conto di non poter lasciare la famiglia che mi sono creata qui. Prima o poi avrei lasciato casa, mi sarei sposata e sarei andata avanti per i conti miei. Perché non farlo ora? Avrei potuto rivedere mio padre, mia nonna e persino mia madre in questa epoca. Li avrei visti crescere e avrei avuto modo di stargli vicino in un modo o nell'altro. Più ci penso e più mi convinco che sia la scelta perfetta.
«Che importanza ha? Sceglierai tuo padre, com'è giusto che sia.» dice Calum, scuotendo piano la testa e non posso negare che quelle parole un po' mi hanno ferito.
«E mi va bene così perché sapevo sin dal principio che avrei dovuto lasciarti andare. Certo, realizzare che a quel momento non manchi poco, mi fa stare male.. ma è normale, perché provo qualcosa per te e in fondo vorrei poterti avere al mio fianco per più tempo, ma voglio che tu sia felice e anche se vorrà dire rinunciare a te, lo farò.» mormora, posando un dito sotto al mio mento per poter incrociare di nuovo lo sguardo con il mio.
«Era proprio questo che cercavo di evitare.» ammetto in un sussurro, provocando un dolce sorriso al maggiore.
«Credevi di sbarazzarti di me così facilmente? Avresti potuto dire o fare di tutto, ci saremmo comunque ritrovati in questa situazione prima o poi. Sono una persona molto determinata, Meg, dovresti saperlo.. ti facevo più intelligente di così.» dice piano, alzando le sopracciglia in modo buffo. Sbuffo un sorriso, scuotendo piano la testa prima di mettermi in punta di piedi e baciare le sue dolci e soffici labbra.Le nostre dita si intrecciano mentre Calum si separa dalle mie labbra per guardarmi di nuovo negli occhi.
«Noi siamo fatti per stare insieme, non pensare mai il contrario.»Minuto per minuto ce l'avremmo fatta, ne abbiamo più di diecimila. Sono un sacco, no?
ANNA
L'armonia delle cose, per Eraclito, sta nel suo perenne mutamento e nel continuo contrasto tra gli opposti. Polemos: la guerra, l'opposizione che permette la coesistenza e mantiene l'equilibrio di tutte le cose.
È assurdo come questo concetto possa adattarsi alla vita di tutti i giorni: le persone litigano, si fanno la guerra e poi si amano ancora di più, perché è proprio dalla guerra che nasce la pace. È questo che stiamo passando io ed Ashton? Un cambiamento che ci legherà ancor di più, permettendo che tutto ritorni a filare liscio?Una notifica mi fa distrarre dai miei pensieri, per poi rigettarmici con poca grazia quando vedo il mittente del messaggio.
"È stato bello ieri, ti andrebbe di rifarlo?"Sono un casino.
***
Ho aggiornato! In ritardo ma ci sono :')L'unica cosa che mi viene da commentare è la fine del capitolo, la parte di Anna. Come già avete visto nel capitolo 25, Ash ed Anna stanno avendo dei problemi di fiducia all'interno della loro relazione e per quanto lei abbia smentito.. è successo qualcosa. Vedremo cosa nei prossimi capitoli ❀
I hope u enjoyed (anche se era solo un capitolo di passaggio lol), let me know if u did!
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• stream CALM for 5sosBYE💛
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Timeless
FanfictionIN REVISIONE⚠️ (ex "11.03.2045") Megan, al diciottesimo anniversario della morte di sua madre, viene misteriosamente catapultata nel lontano 2016 dopo l'utilizzo di uno strano lettore cd. A recuperarla dalla strada saranno quattro ragazzi, tra cui...