Capitolo 5

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Sleepless

«Questa pizza è terribile.»
Me lo aspettavo sinceramente.
Luke si lamentava delle sue doti culinarie, ma non aveva mai visto le mie, fino ad ora.
Almeno ci ho provato.
Curiosa di sapere cosa la rendesse tanto terribile, ne prendo una fetta, dandogli un bel morso.
Così dal nulla, inizio a ridere, contagiando poi anche Anna.
«Terribile è un complimento.» farfuglio, prendendo subito un tovagliolo e sputandovi l'unico boccone preso.
«È stato divertente però.» sentenzia la mora, facendomi annuire e ripensare alla battaglia di cibo che ha coinvolto pure Calum.
Calum..

Mi giro verso il moro, beccandolo a fissarmi, ma non sembra importargli più di tanto, poiché continua. Decido di ignorarlo, versandomi un bicchiere d'acqua. Non dovrei dargli più importanza. Ci ho provato il primo giorno ad avere un rapporto civile con lui, ma sembra non cambiare proprio un bel niente: continuo a percepire diffidenza in ogni suo gesto e in ogni sua parola.
«Ragazzi, emanate una tensione sessuale incredibile.» dice all'improvviso Michael, con un sorrisetto malizioso stampato in volto.
Quel sorso d'acqua che avevo appena messo in bocca mi va di traverso, portandomi a tossire più di un fumatore incallito. Anna mi guarda preoccupata, dandomi dei colpetti sulla schiena.
«È l'astinenza che parla, vero Mikey?» risponde Calum a quella provocazione, sporgendosi sul tavolo per poi far passare lo sguardo da Michael a Luke e viceversa.
«Dillo alla mia Cliffoconda.» ribatte il tinto, con tono scherzoso.
«Non sono io quello che sussurra ai cazzi.» continua Calum, con un sorrisetto vittorioso.
«Touché.»

Luke si alza improvvisamente da tavola, richiamando l'attenzione su di lui pur senza dire una parola. Infatti va via, scomparendo in corridoio.
Il tinto si riscuote, richiamando il biondino, ma quello sbatte la porta della sua stanza, chiudendocisi dentro. A quel punto Michael si alza, scusandosi, andando a verificare che il suo migliore amico stesse bene.
Anna interviene, spezzando il silenzio che si era venuto a creare.
«Dovevi rovinarla per forza questa serata, eh?»

💔

Mi sveglio di soprassalto, il cuore agitato nel petto e la fronte imperlata. La prima cosa che faccio una volta riacquisita un po' di lucidità è guardare l'orario.
Sono le 3:06 di notte.
Avrò sicuramente fatto un incubo, eppure neanche lo ricordo.
È sempre stato così e l'ho sempre odiato, quella orribile sensazione di ricordarselo ma dopo averci pensato per ore e ore, solo il vuoto cosmico.

Mi giro e rigiro nel letto senza riuscire a prendere sonno. Rassegnata all'idea di una notte insonne, mi metto seduta sul letto, strofinandomi gli occhi con il dorso della mano. I miei piedi nudi entrano a contatto con il parquet fresco mentre mi dirigo verso la cucina, barcamenandomi nel buio: non vorrei sbattere di nuovo contro qualcosa.
Dopo aver tastato diversi oggetti sul ripiano, finalmente riesco a prendere un bicchiere, riempiendolo poi con dell'acqua fresca di frigo.
Appoggiata di schiena al bancone, guardo fuori dalla porta-finestra, notando una figura sul terrazzo.
Non è mica un ladro, vero?
Mi appiattisco contro il vetro, riconoscendo poi la fisicità di Calum.

L'idea di andarmene e lasciarlo lì da solo mi sfiora più volte la mente, dal momento che non gli vado proprio a genio, anzi, mi odia se proprio dobbiamo dirlo, eppure la mia indole curiosa me lo vieta.
«Che ci fai ancora sveglio?» chiedo con voce leggermente impastata dal sonno, trattenendo uno sbadiglio.
Il ragazzo si gira solo dopo un po', lanciandomi uno sguardo scocciato.
«Niente che ti riguardi.» sputa acido, portandomi ad annuire, poco sorpresa dalla sua risposta sgarbata.
Proprio quando stavo per andarmene, la sua voce mi fa arrestare sui miei passi, regalandomi una piacevole sorpresa.
«No, aspetta.»
Soddisfatta, mi rigiro verso di lui, con un sorrisetto trionfante.
«Potresti portarmi dell'acqua? Ho la gola secca.» il sorriso mi muore sul volto: troppo bello per essere vero. Però ho avuto i miei cinque secondi di gloria.
«Hai due gambe e due braccia, cammini fino la cucina e te la prendi da solo.» mormoro con fare scocciato, alzando poi gli occhi al cielo.

Mi giro, questa volta pronta ad andare in camera mia.
Eppure qualcosa mi blocca. Maledizione a me che sono troppo buona.
«Calum, va tutto bene?» chiedo seriamente, con un velo di preoccupazione seppur svogliata.
«Alla grande!» esclama, accennando un sorriso finto che dura la bellezza di due secondi.
«Quindi è un hobby rimanere svegli fino alle tre del mattino?»
«Si. Perché sei ancora qui?»
«Sai è un mio difetto,» incrocio le braccia al petto, guardando un secondo il cielo stellato prima di riposare lo sguardo su di lui.
«Quello di essere una rompi palle?»
«No.» roteo gli occhi al cielo, continuando il mio discorso «Quello di dare una seconda possibilità anche alle persone che non se la meritano. Indovina un po' chi fa parte di quel club.» alzo le sopracciglia, guardandolo a braccia conserte.
«Io.»

Rido vittoriosa, puntandogli un dito contro. È così stupido.
«No, sei t.. aspetta cosa?»
Calum mi ha dato ragione?
Il moro si abbandona ad una risatina, la prima da quando lo conosco.
«Non lo ripeterò. Perché sei sveglia?» chiede cautamente, rigirandosi e poggiando gli avambracci sulla ringhiera.
«Un incubo.» rimango vaga, aspettando che dica qualcosa.
Forse se non lo forzo, parlerà da sé.
«Ho esagerato.» risuona la sua voce all'improvviso.
Bingo.
So perfettamente a cosa si riferisce.
«C'è sempre un rimedio, chiedigli scusa.» propongo molto semplicemente, scatenando una reazione inaspettata da parte di Calum: mi guarda come se avessi appena detto un'assurdità.
«Non risolverebbe niente.» borbotta, scuotendo leggermente la testa.
Sospiro a così tanta ottusità.
«Ci hai provato?» chiedo pungente, guardando il ragazzo accendersi una sigaretta.
Non risponde.
Deduco che la risposta sia no.
Lo raggiungo a passi lenti, mettendomi al suo fianco a guardare la città dormiente.
«Delle scuse sentite sono più efficaci del silenzio.» dico in un sussurro, girandomi a guardarlo. Ha le sopracciglia aggrottate e gli occhi fissi in un punto lontano, la sigaretta spenta fra le labbra. Annuisce senza degnarmi di uno sguardo.
«Prova a dormire, domani mattina ci parlerai..» mi allontano dalla ringhiera, dirigendomi verso camera mia, pronta ad essere cullata dalle braccia di Morfeo.
O di un altro incubo.

🌃

«Svegliaaa!»
Un tonfo nel mio letto mi fa alzare di scatto, i capelli tutti arruffati davanti al viso.
«Mali ma che..»
«Preparati, andiamo in sala discografica con i ragazzi.» dice lei, non lasciandomi il tempo di replicare.
«Qui ci sono i vestiti, muoviti!»

Mi alzo controvoglia, prendendo gli abiti di Mali e un telo per farmi una doccia. Dopo essermi lavata, mi vesto in men che non si dica: la ragazza mi aveva lasciato un paio di pantaloncini a vita alta e una maglietta corta aderente.
Quando scendo, trovo tutti i ragazzi davanti all'uscio della porta.
Déjà-vu.
«Non mangio, non è un problema.»
«Faremo colazione fuori, non ti preoccupare.» dice Luke, sorridendomi.

Durante tutto il viaggio in macchina, Calum mantiene lo sguardo su di me: lo percepisco dallo specchietto del guidatore. È quasi fastidioso.
Lo ignoro, guardando fuori dal finestrino e riconoscendo la maggior parte dei luoghi che oltrepassiamo, ma alcuni dettagli sono diversi.
È assurdo.

«Meg, dopo ti devo parlare.» dice Ashton, richiamando la mia attenzione.
«È per il lettore cd?»
«Si, ecco.. mi dispiace ma non credo di poterlo riparare. Il sistema è troppo danneggiato, un paio di cavi sono fusi e mancano alcuni cip e viti.» il riccioluto mi guarda desolato.
Era l'ultima cosa che avrei voluto sentire quel giorno, probabilmente. «Grazie comunque.» mormoro flebilmente, riprendendo a guardare la strada che sfreccia sotto di noi.
Non è mai stato così difficile impedire alle lacrime di fuoriuscire.

Sono in trappola.

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