Hogsmade
Stamberga strillante
15 giugno 1998, ore 9,45 P.M.Chiudo gli occhi.
Sento le lacrime scorrere sulle guance.
E mi rendo conto di non aver mai provato il dolore.
Quello vero.
Quello che ti lacera il petto come farebbe una lama.
Quello che ti impedisce di muovere le dita delle mani.
Di far affluire aria nei polmoni.
Penso di non aver mai conosciuto l'impotenza.
Quella che ti rende schiavo.
Che ti fa scorrere la vita davanti agli occhi.
Senza darti la possibilità di infilare le mani nei suoi ingranaggi perversi.
E di fermarli.
Sento la forza abbandonarmi le gambe.
Avverto le ginocchia urtare un pavimento di legno impolverato.
Le ossa scricchiolano.
E non sento dolore.
Non riesco più a sentire nulla.
Se non il vuoto.
Un vuoto tanto potente da risucchiare tutto il resto.
Intuisco il rumore secco della mia bacchetta che rovina tra le assi scheggiate.
Rotolando lontana.
Un inutile pezzo di legno che non è stato in grado di salvaguardare ciò che avevo di più caro al mondo.
Che è arrivata troppo tardi.
Con un incantesimo inutile.
A colpire il cuore di un mostro.
E a fermarlo per sempre.
Pensavo di aver sopportato tutto l'orrore possibile, nella mia vita sporca.
Ma mi sbagliavo.
Mi porto una mano sugli occhi.
Ho paura di poterli aprire.
Di poter rendere reale l'immagine del tuo corpo privo di vita.
Quel corpo che amo fino a farmi mancare il fiato.
Di poter vedere i tuoi occhi di bambina abbandonati nell'immobilita della morte.
Sento un urlo in lontananza.
Un ragazzino ingannato varca la porta che custodisce la mia tragedia.
Grida il tuo nome.
Sento alcuni passi concitati farsi strada tra le ragnatele e lo scempio.
Avverto la voce di Weasley squarciare l'aria della notte.
E io non sono più in grado di fare nulla.
Vorrei solo essere capace di raggiungere la mia bacchetta.
Di far saettare un incantesimo sul mio cuore.
E di distendermi al tuo fianco.
Con la mano stretta nella tua.
Lasciarmi avvolgere dalla morte che ti ha rapita.
E venire con te.
In un posto di cui non conosco il nome.
O in nessun posto.
Non ha importanza.
L'unica cosa che conta è starti ancora accanto.
Stringerti le dita.
E raggiungerti.
Ovunque tu sia.
Avverto altri passi veloci.
Si avvicinano.
Mi sento afferrare per la giacca.
Mi sento strattonare.
Apro gli occhi.
Succube di un maledetto istinto che avrei voluto saper sopire.
E ti vedo.
Sei distesa per terra.
I tuoi capelli castani ti ricadono ai lati del viso.
Si spargono sul pavimento incrostato come farebbe un pizzo prezioso.
Le tue labbra dischiuse.
Le tue mani abbandonate immobili, sature di un'eleganza che neppure la morte è riuscita a strapparti.
Harry Potter mi punta la bacchetta al petto.
Mi guarda con l'odio stampato negli occhi.
Sento nuove lacrime calde solcarmi la pelle del viso.
E non le sopporto.
Detesto la loro ridondanza di vita.
Il loro esistere ancora.
In contrasto con il freddo che sta saturando il tuo corpo.
Lo guardo negli occhi.
Come penso di non aver mai fatto.
I suoi occhi verdi.
Testimoni muti di un passato di distruzione che hai saputo farmi gettare al vento.- "Uccidimi... ti prego!"
Glielo sussurro.
Incapace di piangere.
Incapace di muovere un passo, e di raggiungere la mia bacchetta.
Per farla finita io stesso.
Lui mi guarda.
Non capisce.
Poi segue i miei occhi sul tuo corpo.
I miei occhi che non sono più capaci di trasudare una finzione inutile.
E che ti guardano con tutto l'amore che non ho mai saputo dirti.
Forse capisce.
Forse no.
Non mi importa.
So solo che abbassa la bacchetta.
Che si sposta di lato.
Rivelandomi la figura immobile del mio finto padrone.
Quella che imputridisce nell'angolo lontano di una casa piena di dolore.
E tu sei lì.
A pochi passi da lui.
E non posso permetterlo.
Non posso abbandonarti a condividere la morte nella sua stessa stanza.
Perché ti meriti l'aria pulita.
I fiori.
La luce della luna.
E di tutte le stelle che il cielo vorrà concedermi questa notte.
Perché ti sei sempre meritata di più.
Sicuramente ti meritavi più di me.
Di un uomo che non ha saputo difenderti.
Che ha salvato un mondo che ha perso utilità nel momento esatto in cui il tuo cuore ha smesso di battere.
Così come l'ho persa io.
Utilità.
Come ho perso tutto.
Mi avvicino al tuo corpo.
Con una forza che non mi credevo in grado di trovare.
Non riesco a staccare gli occhi dal tuo viso.
Mentre l'immagine del tuo sorriso, il suono delle tue risate, della tua voce distrattamente saccente, mi colpiscono il viso come farebbero delle frustate.
Mi sembra di non sentire i rumori.
Di non sentire nemmeno più il mio respiro.
Quello stesso respiro che bramo di potermi strappare dall'anima, non appena ti avrò concesso un riposo meno sudicio.
Su un prato immacolato.
Baciato dal vento.
Faccio un passo.
Poi un altro.
STAI LEGGENDO
Storia di un amore e di un segreto
FanfictionE se fosse tutto sbagliato? Se fosse tutto un inganno? Questa è la storia di un amore e di un segreto. Entrambi scomodi, pericolosi e sconosciuti. È la storia di Hermione e Severus che si scoprono ad amarsi. E che amandosi conoscono se stessi. E che...