3 - difesa contro le arti oscure

2.4K 107 21
                                    

Castello di Hogwarts
Aula di difesa contro le arti oscure
3 settembre 1996, ore 8,30 A.M.

Ho sempre amato questa materia.
Sono brava, coraggiosa e preparata.
Malgrado la sfilata di insegnanti diversi che di anno in anno ne hanno occupato la cattedra.
Alcuni buoni, altri decisamente incompetenti.
Ma io ho continuato a studiare.
Anche quando l'oscurantismo dell'anno scorso sembrava voler lobotomizzare l'intera scuola.
Mi sono inventata un piano.
Ho convinto Harry a creare l'esercito di Silente.
E ho continuato a studiare.
Ad allenarmi.
Posseduta dalla mia eterna sete di conoscenza e dalla mia voglia malata di salvare tutti.
Come sempre.
Ma adesso le cose sono diverse.
Il nuovo professore di difesa contro le arti oscure è Severus Piton.
Sempre freddo, sempre schivo, sempre tagliente.
E sempre più affascinante.
Almeno per me.
Che mi torturo da mesi cercando di capire cosa nasconda quell'uomo sotto la maschera.
Già, la mia ossessione per le maschere.
La mia ossessione per la verità.
Un giorno mi porterà alla rovina.
E lo so.
Ma è più forte di me.
Devo sapere.
Sapere tutto.
E la consapevolezza di non poter possedere l'intera conoscenza mi fa sentire impotente.
E fragile.
Come se stessi cercando qualcosa, da tutta la vita, senza riuscire a trovarla.

La porta vibra sonoramente, sbattendo contro la parete di pietra.
Il famoso ondeggiare del suo mantello nero precede la prima lezione di Piton in quest'aula.

Sollevo la testa.
Punto lo sguardo nei suoi occhi vitrei.

- "Avete passato il tempo, fino ad oggi, a giocare con il manuale del piccolo Auror..."

La sua voce è tagliente, gelata.
Invasa da quell'accento di fastidio non troppo velato che la caratterizza da anni.

- "Adesso imparerete la disciplina."

Fa una pausa.
Lascia scivolare gli occhi gelidi su una classe che a stento maschera la paura.
Supera anche i miei che di paura non ne hanno e che, invece, sento solcati da una curiosità che faccio fatica a nascondere.

- "Perché in quest'arte non basta il coraggio. Non bastano gli atti eroici.
Quando vi troverete davanti alla necessità di combattere, dovrete sapere come farlo.
Avere le conoscenze per non soccombere e, possibilmente, le capacità per emergere.
Perché questo non è un gioco!
Questa non è una materia che si può pensare di non studiare.
Quello che imparerete qui dentro potrà fare la differenza tra vivere o morire.
E sicuramente non sarò io a permettervi di vagare per il mondo come degli idioti con una bacchetta in mano."

Un'altra pausa.
Si stringe il mantello sulle spalle.
Finalmente mi rivolge uno sguardo pieno di fiamme gelate.
E io mi sento trapassare il volto dai suoi occhi neri.
Sento pizzicare le palpebre e la curiosità prendere possesso del mio respiro.
Lui socchiude leggermente gli occhi, senza distogliere lo sguardo.
Mi studia per un attimo.
Si volta di scatto.
Poi prosegue.

- "Se dovrete difendervi dalla magia oscura, allora dovrete conoscerla."

Un brusio si leva nella classe.

- " Perché non c'è niente di peggio che combattere contro qualcosa di sconosciuto."

Raggiunge la cattedra, la aggira con passo deciso, prima di poggiare le mani sul ripiano di legno tarlato e di sporgersi in avanti con aria minacciosa.

- "Quindi preparatevi ad affrontare le vostre paure, a sfidare i vostri incubi.  Perché qui dentro non si giocherà. Qui dentro si studierà tanto da farvi lacrimare gli occhi e da farvi scoppiare il cervello, o per lo meno quello che si presume voi abbiate."

Si siede sulla poltrona di pelle resa lisa dal tempo.
Incrocia le braccia al petto.

- "Aprite il libro che trovate sul vostro banco alla sesta pagina... in assoluto silenzio!"

Le due ore sono passate velocemente.
La lezione è quasi finita.
Senza troppe sorprese ho scoperto un uomo preparato, risoluto e saturo di un'esperienza pericolosa.
E affascinate.
Non c'è che dire.
Severus Piton ha colpito nel segno.
Anche se probabilmente me ne sono accorta solo io.
Quando la campanella suona non mi stupisco di vedere i miei compagni scappare come topi da una nave che affonda.
Non mi stupisco di trovarmi sola, rapita da una conoscenza che sento saturare l'aria alla sua presenza.
Non mi stupisco di ritrovarmi frastornata dalle parole di un uomo che non smette di affascinarmi, di intrigarmi e di terrorizzarmi allo stesso tempo.
Non mi stupisco nemmeno di sentire la sua voce gelata sibilarmi addosso la sua solita cattiveria.

- "Ancora qui, Granger?"

Faccio per voltarmi.
Per raccogliere le mie quattro cose, infilarle malamente nello zaino e scappare via.
Come tutti.
Ma il mio sguardo scivola sulla copertina del libro che poco meno di due ore fa ha fornito alla classe.
Ed è un libro che io conosco.
Perché sono andata a leggerlo di nascosto nel reparto proibito, quelli che ormai mi sembrano secoli fa.
Lascio cadere violentemente il volume sul tavolo.
Cerco di attirare la sua attenzione.
La ottengo.
Deglutisco a fatica.
Mentre i suoi occhi saettano nei miei con una violenza pericolosa.
Carichi di una rabbia che farebbe tremare chiunque.
Ma non me. Non adesso.
Perché io voglio conoscere. Devo conoscere.
Ogni cosa.
È diventata una necessità.
E quest'uomo sembra l'unico disposto ad affrontare l'idea che anche una ragazzina possa aver voglia di imparare qualcosa di proibito.

- "Io conosco questo libro... l'ho già letto!"

Sento le parole scapparmi dalle labbra.
Gonfia di una spavalderia che non mi sarei mai attribuita.
I suoi occhi sono percorsi per un istante da quello che mi sembra stupore.
Poi tornano a nascondersi dietro alla coltre di freddezza che li ha sempre avvolti.

- "Vuole un premio Granger? O semplicemente pensa che la cosa possa in qualche strano modo interessarmi?"

Insopportabile mago.
Giro intorno al banco.
Mi ci appoggio sopra.
E non so che diavolo mi stia succedendo.
Cosa ci faccio qui, come una cretina, con le braccia incrociate, a cercare di sfidarlo.
Come se potessi anche solo pensare di avere una possibilità di vittoria.
Sono patetica.
Ma voglio che mi insegni quello che sa.
Perché lui sa tutto.
O quasi.
Sicuramente molto più di chiunque altro io conosca.
E non so dove accidenti sto trovando il coraggio per chiederglielo.
Ma lo sto facendo.
Mentre stento a riconoscere la donna che mi esplode nel petto, nascosta sotto la divisa di una ragazzina.

- "Non voglio nessun premio. E sinceramente non mi importa se le interessa o meno. So solo che voglio imparare. Imparare di più."

Mi fermo.
L'ho detto.
Lui resta immobile. Mi guarda con quei suoi occhi fatti di tenebra.
Proseguo, perché sono arrivata fin qui.
E sono ancora viva.
Tento il tutto per tutto.
Non penso che resterebbe impunito se decidesse di uccidere una studentessa nella sua aula.
E questa cosa mi infonde un minimo di coraggio.

- "E so che lei può insegnarmelo. Voglio che me lo insegni. Che mi insegni tutto quello che sa!"

L'ho fatto.
Ho sputato fuori tutto.
E sopravvivo.
Almeno per adesso.
I suoi occhi si assottigliano.
Appoggia la schiena alla poltrona.
Incrocia le braccia al petto.

- "Ti insegnerò quello che insegnerò al resto della classe. E adesso sparisci."

Me lo sibila maligno.
Così come era giusto aspettarsi.
Lo vedo chiudere frettolosamente un libro.
Alzarsi dalla sedia.
Dirigersi a passo spedito verso il suo studio.
E sbattere la porta.
Lasciandomi in piedi in mezzo alla stanza.
Ancora con le braccia incrociate e un pallido tentativo di sguardo di sfida negli occhi.
Complimenti Hermione!
Un ottimo primo giorno.

Storia di un amore e di un segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora