17 - buongiorno

2.3K 108 37
                                    

Hogwarts
Camera da letto di Severus Piton.
23 novembre 1996, ore 6,40 A.M.

Ti osservo dormire immobile, completamente nuda.
Con me nudo al tuo fianco.
Osservo le tue labbra socchiuse e il tuo respiro regolare sollevarti ritmicamente i seni.
Sei bella, bella da togliere il fiato.
I capelli castani sparsi sulla federa bianca del cuscino.
E il tuo calore, così dannatamente afferrabile, a lambirmi la pelle.
Resto fermo, senza il coraggio di muovermi.
Per paura di svegliarti.
Per paura che, aprendo gli occhi alla luce del giorno, tu possa renderti conto improvvisamente di chi ti è sdraiato al fianco.
E che possa scappare.
Lontano da me e dal mio mondo di tenebra, che in una sola notte è stata squarciata dalla luce di una felicità inaspettata.
E sono stato un cretino.
Lo so.
Ho fatto l'amore con una studentessa, nascosto nella pancia di una scuola antica ed eterna che mi vede occupare una cattedra prestigiosa.
E, malgrado tutto, non mi importa niente.
Vorrei solo renderti felice.
Vederti sorridere.
Proteggerti.
E amarti ancora.
Perché ho visto i tuoi occhi nocciola lampeggiare davanti al mio sguardo nero.
E ho capito che, forse, sono ancora in grado di dare al mondo qualcosa di buono.
Che di me non è rimasto solo un mostro con l'anima nascosta, un assassino per obbligo e un professore che ha dimenticato la strada per sorridere.
Forse c'è ancora qualcosa dell'uomo che un giorno sono stato.
Prima dei miei errori.
Prima della mia eterna condanna.
Perché tu mi guardi in modo diverso.
Con gli occhi pieni di rispetto e amore.
E vorrei solo che continuassi a farlo.
Anche quando ti sveglierai, e vedrai i miei, così neri, così vicini, ad osservare il tuo corpo nudo nel letto.

Ti sento respirare più profondamente, ti intuisco muovere al mio fianco.
Mi alzo dal letto.
Perché ho paura.
Proprio io che pensavo di non avere paura più di niente.
Temo come un bambino la tua reazione terrorizzata, nel trovarmi nudo, disteso al tuo fianco.
Mi vesto di fretta, recuperando gli abiti sparsi malamente sul pavimento di legno aggredito dagli anni.
Abbottono la casacca fino al collo, nascondendo ogni traccia di questo sentimento assurdo, che mi ha solcato la pelle in questa notte infinita.
In cui abbiamo fatto l'amore fino a farci mancare il fiato, fino ad addormentarci l'uno tra le braccia dell'altra.
Esausti.
E felici.

Apri gli occhi.
Li stropicci con le mani sotto la luce impietosa del mattino.
Ti volti.
Mi cerchi.
Tastando le lenzuola ormai fredde con la mano, nel vano tentativo di trovare il mio corpo.
Ti metti a sedere.
Lasci che il lenzuolo scivoli impunemente verso un letto disfatto, rivelando i tuoi seni ammiccanti.
Mi vedi.
Appoggiato al davanzale della finestra.
E mi sorridi.
E a me sembra che il respiro faccia fatica a passare nella gola.

- "Ciao..."

Sussurri.
Continui a guardarmi.
E non c'è traccia di ripensamento sul tuo viso.
Non c'è traccia di vergogna.
Ne di dolore.
E io non so cosa fare.
Nella mia vita non c'è mai stato un risveglio.
Ci sono state notti di sesso, dalle quali sono sempre scappato silenziosamente, confondendomi con l'oscurità della notte.
Non ho mai dovuto parlare.
Non ho mai dovuto affrontare un dopo.
E sono impreparato.
Mi sento un ragazzino imbecille di fronte agli occhi di quella che invece, a tutto titolo, una ragazzina lo è davvero.

- "Buongiorno."

Lo dico freddo.
E resto a guardarti.
Sperando che tu possa lanciarmi una qualsiasi ancora, un qualsiasi suggerimento per farmi capire cosa fare.
Improvvisamente mi tendi una mano.
Con le labbra disegnate da quel sorriso meraviglioso che mi sono scoperto ad amare.
Ti raggiungo.
Incerto.
Afferro la tua mano.
E tu, senza un preavviso, mi trascini con forza sul letto.
Quel letto che porta ancora impresso tutto il calore del tuo piccolo corpo addormentato.
Tutto l'odore del sesso che abbiamo consumato tra queste lenzuola, per tutta la notte.
Mi sento cadere sul materasso, accanto a te.
Lentamente appoggi la testa sul mio petto.
Ti stringo in un abbraccio delicato.
Quasi timido.
Lascio che i tuoi capelli mi si intrufolino in bocca.
E rimango in silenzio.
Così come ci rimani tu.
Sento le tue dita muoversi piano tra i bottoni della mia casacca, disegnando invisibili arabeschi sulla stoffa nera.
Sento il tuo respiro scaldarmi il petto.
Ti stringo più forte.
Mi lascio guidare da questo sentimento sconosciuto, al quale mi abbandono, consegnandogli le redini dei miei movimenti incerti.

- "Sono felice, Severus!"

Ti avverto sussurrare piano.
E io sorrido.
Nascosto tra i tuoi capelli.
Un sorriso così vero da farmi sentire la vita leggera.
Quel sorriso che non mi sono più concesso da anni.
Che non pensavo nemmeno più di saper fare.
Ti abbraccio con tutta la forza che mi concedono le braccia.
Nel mio modo muto e contorto di dirti che lo sono anche io, felice.
Come non lo sono mai stato.
E capisco che lo sai.
Malgrado la mia incapacità di parlare, di dare un suono ai miei sentimenti.
E ti ringrazio silenziosamente per non pretendere altro.
Per non chiedermi qualcosa che non sarei capace di darti.
Per la prima volta mi sento accettato semplicemente per quello che sono.
Con i miei silenzi, con i miei modi burberi, con le mie assurde manie, con le mie paure malamente sepolte.

Passa un tempo infinito.
Poi parli di nuovo.
Facendo vibrare la tua voce nell'aria fredda del mattino

- "Adesso dobbiamo affrontare il discorso colazione, Severus... l'uscita allo scoperto.
Perché sicuramente a qualcuno non sarà sfuggita la mia assenza dal dormitorio.
E mi auguro che tu abbia un piano, perché a me non viene in mente niente di buono!"

Lo dici ridendo.
E io mi ritrovo a ridere con te.
Perché no, non ho un piano.
No, non so cosa racconterò ad Albus quando mi chiederà spiegazioni, non so come affronterò le urla isteriche di Minerva che mi intimerà di darle una spiegazione plausibile del perché, una studentessa, abbia passato la notte nella mia camera da letto.
Non so nemmeno come affrontare i fastidiosissimi sguardi di tutti quegli insopportabili ragazzini Grifondoro che hanno notato la tua assenza dal dormitorio.
E non me ne fotte niente.
So solo che voglio continuare a stringerti tra le braccia.
A farmi soffocare dai tuoi capelli che mi si intrufolano ovunque, facendomi venire voglia di starnutire.
A sentire la voce ancora assonnata di una ragazzina che ha permesso al mio cuore di ricominciare a battere.

Improvvisamente ti sciogli dal mio abbraccio.
Ti alzi nuovamente a sedere sul letto, con il seno che, ancora una volta, tenta i miei istinti alla prima luce del mattino.

- "Adesso è meglio che studi qualcosa professore, perché io ho fame!
E sono giorni che non mangio per colpa tua."

Lo dici accarezzandomi la guancia.
E io sorrido.
Davanti ai tuoi occhi.
Alla luce del giorno.

- "Comincia a vestirti Granger. Mi sembra il primo passo sensato per affrontare la cosa!"

Lo dico freddo, sussurrando appena.
Come ho fatto sempre.
Ma la mia voce è così diversa questa mattina.
Così viva.
Ti giri di scatto.
Nel tentativo di costringerti a scendere dal letto.
Mi mostri la schiena nuda.
E io sento il cuore fermarsi improvvisamente.
E poi ricominciare a battere spaccandomi le costole.
Sento il respiro strozzarsi.
E le parole morirmi nella gola.
Mentre osservo incredulo la tua spalla sotto la luce chiara del mattino.
Non posso crederci.
Maledizione!
Non può essere.
Per un attimo mi sento vittima di uno stupisco scherzo.
Uno di quelli che ho subito da ragazzo, da quel branco di idioti inetti che hanno tormentato la mia adolescenza.
Ma non ci sono dubbi.
Più lo guardo e più lo riconosco.
E più lo riconosco più sento la paura invadermi il petto.

Storia di un amore e di un segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora