22 - ombre

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Hogwarts
Aula di difesa contro le arti oscure
25 novembre 1996, ore 10,30 A.M.

Il suono stridulo della campanella percuote l'aria invasa di pulviscolo.
Come sempre i miei compagni scappano il più velocemente possibile da quest'aula.
Dal professore che riesce a farli tremare di paura.
Dall'uomo avvolto nelle tenebre.
Ed io rimango ferma al mio posto.
Seduta immobile.
A guardarti fingere un interesse morboso per le pergamene impilate sulla tua scrivania.
Quelle stesse pergamene che hanno vista riversata sopra tutta l'ignoranza di una classe che si ostina a non voler studiare.
A non voler dedicare impegno ad una materia che, troppo presto, potrebbe tornare utile.

- "Che fai Hermione? Muoviti! Abbiamo lezione con Lumacorno..."

Harry mi si è posizionato a fianco.
Mi afferra il braccio.
Cerca di destarmi da quello che crede essere il mio torpore.

- "Non vengo Harry! Devo parlare con Piton. Adesso!"

- "Ma cosa dico a Lumacorno? Devo dargli una spiega..."

- "Me ne fotto di cosa dici a Lumacorno, Harry!

Sono arrabbiata.
Stanca.
E spaventata.
E tu non mi rivolgi la parola da due giorni.
Non ti sei fatto trovare per due sere consecutive, quando ho bussato alla porta del tuo studio, alla solita ora.
Sei sparito.
Non ti ho nemmeno più visto in sala grande.
Sinceramente mi sono addirittura stupita di averti visto varcare la porta dell'aula, questa mattina.
E adesso stai qui, davanti a me.
E continui a non degnarmi di uno sguardo.
Sposto gli occhi in quelli di Harry, riempiendoli di una risolutezza a cui lui non riesce ad opporsi.
Lo vedo inforcare la porta e sparire nel corridoio.
Incredulo davanti al mio atteggiamento.
Invaso da sospetti sempre più tangibili.
E a me non importa niente.
Devo parlare con te.
Perché mi sento morire.
Mi alzo dal banco.
Raggiungo la cattedra.
Mi ci posiziono in piedi davanti, con le braccia incrociate al petto e uno sguardo di sfida negli occhi.

- "Forse tu sei abituato a comportarti così, Severus!
Ma mi duole informarti che, tra persone civili, le cose funzionano diversamente!"

Tu sembri non voler abbandonare le pergamene dei compiti.

- "Hai lezione Hermione, dovresti andare..."

Lo dici freddo.
Con quegli accenti di fastidio che da un po' di tempo ho potuto dimenticare.

- "Io non vado da nessuna parte!"

Allungo la mano.
Afferro la pergamena con il compito in classe che stai leggendo.
La disintegro in tanti piccoli pezzettini, lasciandoli cadere come coriandoli sul pavimento di pietra.

- "Devo strapparle tutte o ti degni di guardarmi?"

Fai lampeggiare gli occhi per un attimo.
Li punti nei miei.
Ti alzi di scatto dalla scrivania.
Sbatti violentemente la sedia contro la parete di pietra dell'aula.
Ti dirigi con passo spedito verso il tuo studio.
Cerchi di sfuggirmi.
Ancora una volta.

- "Fammi capire, mi hai scopata e adesso hai deciso che la stupida ragazzina con il simbolo che le brucia sulla spalla, in fondo, non ti interessa così tanto?"

Ti volti di scatto.
Mi trafiggi con uno sguardo che vibra di rabbia.

- "Puoi dirmelo Severus, basta che lo faccia chiaramente!
E poi magari mi dici anche cosa cazzo devo farci con questo marchio maledetto e con la mia capacità di leggere cose assurde in lingue dimenticate...
Così solo per farmene un'idea!"

No, non c'è più traccia della studentessa secchiona, della ragazza intimorita dagli eventi dei due giorni appena passati.
Adesso c'è solo una donna che arde in preda al desiderio di risposte.
Che arde al desiderio di te.
Mi guardi ancora.
Sempre immobile.
Tu, come anche i tuoi occhi.

- "Non ti ho scopata.
Non ho scoperto che non mi interessi.
E, soprattutto, non sei una stupida ragazzina!"

Resto ferma per un attimo.
Poi mi muovo.
Ti raggiungo.
Mi fermo in piedi davanti a te.

- "E cosa abbiamo fatto l'altra notte, Severus?
Dimmelo..."

- "Non dovresti provare niente per me, Hermione!"

Mi interrompi.
Me lo dici con lo sguardo puntato dritto nei miei occhi.
Due occhi che sembrano aver lasciato sciogliere la mia rabbia.

- "Per quello è troppo tardi Severus!
E lo è da mesi.
La domanda, adesso, è se tu puoi provare qualcosa per me."

Incrocio le braccia al petto.
Con un'aria di sfida che cerca di nascondere la paura.
Quella che mi ha riempito il petto nell'attesa di una tua risposta.
Perché voglio solo essere amata.
Proprio da un uomo oscuro e silenzioso.
Proprio dalla tua voce di ghiaccio e dai tuoi occhi immobili.
Mi guardi senza muovere un muscolo ancora per un istante.
Poi ti sbottoni lentamente una manica della casacca, arrotoli quella della camicia.
Mi mostri l'avambraccio deturpato dal marchio del male.

- "Io non sono un uomo libero, Hermione.
Tu non hai nemmeno idea di chi io sia veramente!
E quello che provo per te non cambierà il mio passato... e purtroppo neanche il mio futuro!"

Sento l'aria tornarmi nei polmoni.
Perché nel tuo modo quasi incomprensibile e perverso, mi stai dicendo qualcosa in cui non avrei mai osato sperare.
E io sento lo stomaco contrarsi, le braccia formicolare e i piedi staccarsi da terra.
Trovo il coraggio di continuare a parlare.
Anche se so che sto per addentrarmi in territori pericolosi.

- "Credi che io sia una cretina Severus Piton?
Credi che io non abbia ricollegato le tue assenze alle bottiglie di Whisky vuote?
Credi che non abbia associato le tue occhiaie, il tuo dolore mal celato, il tuo tono di voce più profondo quando torni da una di quelle notti in cui non ti fai trovare?
Credi che io non sappia dove vai?
Credi davvero che io non abbia imparato a conoscerti, osservandoti ogni giorno nascosto sotto la maschera?"

Mi guardi immobile, ancora.
Ma i tuoi occhi sono diversi.
Sembrano incapaci di trattenere il dolore.
Sembra che la tua eterna finzione stia perdendo la forza per continuare a proteggerti.
Poi esplodi.
Di colpo.

- "Tu non sai niente!
Non sai degli omicidi che da anni sono costretto a commettere!
Guardando negli occhi uomini inermi che non chiedono altro che di essere salvati.
Che mi osservano con speranza, pregando di trovare in me una via d'uscita.
Trovando invece l'ennesimo mostro.
Che prova a dimostrare loro pietà nel modo più infelice di tutti.
Donando loro una morte rapida che gli impedisca di essere torturati ancora.
Non sai dello strazio che provo a dover guardare impotente le violenze perpetuate su donne innocenti.
A uccidere di nascosto quelle stesse donne per evitare che vengano violentate ancora, da un branco di animali senz'anima.
Cosa credi che ci sia in me, Hermione?
Io sono solo un fantoccio vuoto, con i fili manovrati da una giustizia che comincio a faticare a distinguere dall'orrore."

Me lo sputi addosso tutto d'un fiato.
Con il dolore nella voce.
E adesso hai gli occhi vuoti.
Come se qualcuno ti avesse infilato un braccio nel petto, ti avesse stretto l'anima in un pugno e te l'avesse strappata via dalla bocca.
Abbassi lo sguardo sul pavimento.
Poi lo rialzi.
Lo punti nel mio.

- "Io sono un assassino, Hermione!
E adesso che sai tutto puoi cominciare ad odiarmi anche tu, come hanno sempre fatto tutti gli altri..."

Ti volti.
Fai un passo veloce.
Raggiungi la porta che conduce al tuo studio.
Afferri la maniglia.
E io sono incredula.
Ferma, in questa stanza gelata.
Impotente davanti alla vita devastata dal dolore che ogni giorno hai dovuto affrontare.
E non capisco più niente.
Mi sembra di essere stata catapultata in un mondo di orrore, di bugie e di sotterfugi che non avrei mai neppure lontanamente potuto immaginare.
Mi sento incredula davanti all'esistenza delle risate, dell'incoscienza, dell'allegria che invadono questa scuola.
Inconsapevoli di quale sia la verità.
Di quali sacrifici inimmaginabili tengano insieme l'ordine delle cose che a tutti, erroneamente, sembra così scontato.
Sono frastornata da tutto.
Incerta su tutto.
Ma di una cosa, solo di una, sono estremamente sicura!

- "Severus..."

Ti volti.
Mi guardi.

- "Severus... io ti amo!"

Storia di un amore e di un segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora