7 - rune celtiche

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Hogwarts
Laboratorio privato di Severus Piton
17 ottobre 1996, ore 8,45 P.M.

Quella ragazzina mi turba.
Non so nemmeno il perché.
Ma sento che c'è qualcosa da scoprire.
Qualcosa che nasconde dentro.
Mi infastidisce e mi incuriosisce al tempo stesso.
Con quella sua aria insopportabile da secchiona.
E quei suoi enormi occhi curiosi.
Forse è solo la somiglianza così esplicita con me stesso, quando ero appena un ragazzo.
Forse la strana luce che ha nello sguardo quando si trova di fronte al sapere.
Non riesco a capirlo.
So solo che sono un deficiente.
Che mi sono cacciato in una situazione assurda, ancora una volta.
Che mi sono lasciato trasportare da quella voglia di conoscere che le ho letto negli occhi.
E ho acconsentito a darle delle lezioni.
Come se la mia vita non fosse già abbastanza complicata così.
Come se non bastassero le mie lunghe notti passate nella fortezza delle tenebre, a massacrare innocenti.
Per salvaguardare la mia maschera ben costruita.
Per salvare quello che ancora resta di questo stupido mondo.
Come se non mi bastassero gli assurdi piani di Silente.
La ricerca di un fantomatico simbolo, citato su qualche pergamena ingiallita.
Portato in auge, poco più di una manciata di anni fa, da una veggente strampalata.
Come se non mi bastassero le paure di Minerva e l'inettitudine di alcuni miei colleghi.
Come se non avessi già abbastanza da fare con le pozioni e con l'insegnamento.
E con la protezione di quello stupido di Potter che continua a cacciarsi in tutti i guai che riesce a trovare.
Adesso mi trovo anche con una ragazzina desiderosa di sapere da dover addestrare.
A cui fare da mentore.
Proprio io, che odio i ragazzini.
Che odio la spensieratezza e la stupida noncuranza con cui si ostinano ad affrontare un mondo che sta andando a rotoli.
Senza che loro nemmeno se ne rendano conto.
Senza perdere il loro eterno sorriso beota e il loro interesse infelice per una stupida partita di Quidditch.
Ma la Granger è diversa.
Questo devo concederglielo.
È intelligente.
Ed anche notevolmente preparata.
In un modo quasi straordinario per aver dovuto fare tutto da sola.
Perlomeno fino a questo momento.
Quando un mago imbecille, già carico di responsabilità che annienterebbero chiunque, si è reso disponibile a mettersi al suo servizio.
E a portarla per mano nei meandri della conoscenza.

Guardo l'orologio.
Le 20,50.
Per un attimo spero di vederla entrare nel laboratorio anche con un solo minuto di ritardo.
Così da poterla sbattere fuori e farla finita con quest'assurdità.
Poi avverto alcuni passi incerti dietro alla porta.
Sollevo gli occhi al cielo.
Ovviamente la Granger non è in ritardo.
Non lo sarebbe mai stata.
Insopportabile Grifondoro!
E io mi ritrovo a tendere l'orecchio, cercando di intuire i suoi movimenti nel corridoio.
È ferma.
Quasi sicuramente immobile, davanti al mio laboratorio.
Ad aspettare l'ora giusta per bussare.
Per non farsi ammonire per un anticipo troppo generoso.
Sorrido a me stesso.
Ho svolto bene il mio lavoro.
Terrorizzare gli studenti è qualcosa che mi è sempre riuscito di una facilità imbarazzante.
A volte è addirittura divertente.
O almeno lo sarebbe se non mi reputassero in grado di ucciderli.
Se non mi vedessero come un mostro, un ex mangiamorte.
Capace delle peggiori nefandezze.
Sì, perché mi vergogno.
Di quello che sono stato. E di quello che sono costretto ad essere ancora.
Un assassino.
Chissà se la Granger sapesse cosa faccio, quando sparisco al di là dei confini di Hogwarts.
Se mi vedesse scagliare la maledizione che uccide sul corpo inerme di un uomo innocente.
Forse smetterebbe di vedermi come un maestro e comincerebbe a giudicarmi un mostro.
Anche lei.
Come tutti gli altri.

Due colpi secchi sulla porta mi trascinano a forza fuori dai pensieri, portandomi nuovamente nel laboratorio illuminato dalle fiaccole e strappandomi dai ricordi impietosi.
Sollevo lo sguardo verso l'orologio.
Le 20,58.
La Granger si dimostra perfetta ancora una volta.
Quasi fastidiosamente perfetta.

-    "Avanti..."

Sento la mia stessa voce scivolare come melassa sulle pareti di pietra.
La porta si apre.
Hermione Granger ha abbandonato la divisa della scuola e si è presentata al mio cospetto con un paio di jeans che hanno affrontato più di qualche primavera, con un agghiacciante maglioncino di lana grigia a righe rosa, e con una buona dose di entusiasmo che le straripa dagli occhi.

-    "Buona sera, Professor Piton."

Lo scandisce nell'aria gelata del sotterraneo.
Provando a regalare alla sua voce una qualche parvenza di sicurezza.
E non ci riesce.
Ingenua ragazzina.
Mi alzo dalla scrivania.
Senza dire una parola.
Mi dirigo verso la libreria, afferro un enorme volume che contiene formule scritte in rune.
In rune celtiche antiche per la precisione.
Una lingua e una scrittura impossibili.
Che io stesso decifro dovendo prestare parecchia attenzione, anche dopo anni di allenamento.
Una piccola nuvola di polvere si leva dallo scaffale di legno non appena il libro abbandona il suo secolare alloggiamento.
Agito stancamente una mano cercando di diradare la piccola nebbia che mi si è generata davanti.
È il volume che cercavo.
Lo riconosco dal titolo in oro ormai crepato, inciso sulla copertina.
E sono un bastardo.
Perché quella ragazzina non potrà fare altro che usarlo come ferma carte.
E magari mi lascerà in pace.
Magari comincerò a lasciare in pace me stesso e a smetterla di cercare di capire cosa diavolo nascondono i suoi occhi intelligenti.
E troppo luminosi.
Mi volto.
Mi dirigo verso la scrivania.
Ci appoggio sopra il libro.
La Granger resta immobile.
Attende istruzioni.
Altro punto a suo favore.
Devo ammetterlo.
Non si agita, non prende iniziative stupide e non parla se non è necessario.
Tutte doti degne di stima.
Almeno per quello che mi riguarda.
Mi lascio scappare un sorriso compiaciuto prima di rivolgerle la parola.

-    "Sai che cos'e?"

Le chiedo con la mia solita voce strascicata.
Lei si avvicina.
Si sporge in avanti.
Stringe leggermente gli occhi cercando di leggere il titolo.
Se ancora ci riuscissi mi verrebbe quasi da ridere, immaginando quale subbuglio interiore starà divampando nel petto della saccente so-tutto-io, al pensiero di non riuscire a leggere nemmeno la copertina di uno stupido libro.
Mi diverto a terrorizzarli.
È più forte di me.
La Granger non può leggerlo.
Lo so bene.
E non posso neppure pretenderlo.
Questa lingua è antica.
Scritta in rune.
Difficilissima da tradurre.
Difficilissima da pronunciare.
E, sicuramente, non fa parte del piano di studi dello studente modello di Hogwarts.

-    "Draoidheachd àrsaidh"

Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo.
Mi volto di scatto.
Rimango a fissarla.
Ha ancora gli occhi strizzati, leggermente arrossati.
Il viso contratto dallo sforzo e il cervello che, sicuramente, vortica ad un ritmo irrefrenabile per l'immondo lavoro della traduzione.
Si ritrae dal tavolo.
Non c'è traccia di sfida nei suoi occhi.
Ne di ilarità.
Mi guarda e basta.

-    "La magia antica... immagino sia il titolo del libro.
Ma no, non lo conosco"

Me lo dice con naturalezza.
Come se avesse appena fatto una cosa normale.
Questa ragazzina deve aver studiato fino a farsi esplodere gli occhi per essere in grado di leggere una lingua del genere con tanta facilità.
Deve aver passato le sue notti sui testi di rune celtiche e i suoi giorni a cercare di allenarsi.
E mi ha stupito.
Incredibilmente.
Inaspettatamente.
Forse ho davvero davanti una persona degna di rispetto.
Qualcuno da poter addestrare con orgoglio a diventare una grande strega.
Ripesco il mio tono di ghiaccio in fondo ad un petto che fatico a mantenere immobile.
Malgrado anni di allenamento alla finzione.
Costante, perenne. E massacrante.

-    "Benissimo! Allora leggilo.
Hai una settimana di tempo. Poi voglio una relazione.
Cosa hai capito, cosa no.
Non ti sforzare come tuo solito di primeggiare.
Non andare a cercare in altri libri i significati che non ti sono chiari su questo.
Annota semplicemente cosa non sai, cosa non riesci a comprendere.
Tra una settimana me lo dirai e partiremo da lì.
Tutto chiaro?"

La guardo prendere il libro dalla scrivania.
Tenerlo tra le mani con un rispetto di cui essere fieri.
Poi annuire prontamente.
Stringerlo al petto e sparire al di là della porta.

Hermione Granger ha dentro un mondo nascosto.
Di questo ormai ne sono certo.
E continuo a non capire come faccia a perdere il suo tempo con quell'idiota di Weasley e con quello scansafatiche di Potter.
Lei è molto di più.
È intelligente. È desiderosa di sapere.
È colta in un modo assolutamente inaspettato.
E maledizione, è anche molto, molto bella.

Storia di un amore e di un segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora