24 - la bambina sopravvissuta

1.7K 102 17
                                    

Londra
Eagle street
26 novembre 1996, ore 4,30 P.M.

Mi osservi in silenzio.
Posso sentire il tuo sguardo pungere sulla guancia.
Osservare le lacrime ormai asciutte solcarmi la pelle.
Siamo seduti su una panchina, vicino ad un parco giochi, in cui alcuni bambini si dondolano stancamente su due altalene cigolanti.
Tengo la testa china, con lo sguardo che sembra non voler abbandonare le dita delle mani.
Siamo appena usciti da quella che, per anni, ho considerato casa mia.
Prima del mio arrivo ad Hogwarts, prima che qualcuno mi rivelasse un mondo di cui avevo letto solo nei libri di favole.
Da quel giorno è cambiato tutto.
Di anno in anno ho cominciato a sentire i miei genitori più distanti.
Sempre più diversi da me.
E adesso ho la certezza di non essermi sbagliata.
Non riesco a togliermi dalla testa il viso di mia madre rigato di lacrime, mentre mi rivelava una verità nascosta per troppo tempo.
Mi hanno trovata in una cesta a ridosso di un grande bosco.
In una sera d'estate in cui mio padre aveva cercato di far tornare il sorriso sul volto di mia mamma, con una passeggiata alle prime luci delle stelle.
Mia mamma che non aveva superato la morte del bimbo che portava in grembo.
Avvenuta troppo avanti con la gravidanza perché potesse essere sommersa in un dolore facilmente superabile.
Troppo recente perché potesse smettere di farle male.
Ed improvvisamente, in una radura che sfoltiva gli alberi, ero apparsa io.
Arrotolata in una coperta di un tessuto azzurro che sembrava impalpabile.
Non dissero mai che quella bambina che tenevano tra le braccia non era la stessa che aveva rigonfiato il ventre di mia madre, non dissero mai di aver perso tutto, e di averlo ritrovato nello stesso giorno.
Non dissero mai a nessuno la verità.
Così io sono cresciuta, e Monica e Wendell hanno mantenuto il segreto.
Infondo mi hanno trovata che ero solo una neonata, di pochi giorni.
Nessuno avrebbe mai potuto scoprire l'inganno.
E loro non avrebbero mai più dovuto ammettere a se stessi il loro dolore.
E adesso io mi trovo qui, su una panchina coperta di graffiti, a vedermi stretta tra le mani una vita fatta di menzogne.
Mi trovo a non sapere chi sono.
Improvvisamente tutte le maschere che ho dovuto portare negli anni, tutta l'inadeguatezza che ho sempre sentito premermi nel petto, hanno acquistato finalmente un significato.
Io sono la più brillante strega della mia età, molto semplicemente perché non sono solo una strega.
Sono qualcosa di più.
E non so che cosa.
Elfi, li chiamano.
Su alcuni libri ho letto del leggendario popolo dei boschi che ha abbandonato il mondo molti anni fa, per dirigersi oltre le terre al di là del cielo.
E non so dove siano quelle terre, non so nulla della mia famiglia.
E non so più nulla nemmeno di me stessa.
Se non che amo l'uomo che mi sta seduto accanto.
Come sempre incapace di parlare, come sempre così restio a qualsiasi dimostrazione di affetto.
L'unico che mi assomiglia.
E che riesce a capirmi.
L'unico con cui mi sembra di poter essere me stessa, con tutte le mie paure, con tutti i miei dubbi.
Con tutto il mio passato misterioso ed incerto.
Con tutto questo amore assurdo che sicuramente non potrò mai confessare ad Harry, o a Ron.
E forse neppure a Ginny.
Perché tanto non capirebbero.
Mi ritrovo con una missione da compiere, senza sapere come farlo.
Capendo solo che dovrò farlo con te, Severus.
Mano nella mano.
Come recita la pergamena del mio popolo.
Un popolo scomparso più di mille anni fa e dal quale non riesco a capire come diavolo faccio a discendere.
Ma le domande sono troppe e il mio cervello troppo stanco per poter continuare a registrare informazioni.
E allora mi abbandono semplicemente alla brezza invernale di Londra, mi lascio trasportare dal tuo respiro che sento lambirmi la guancia.
Ringraziandoti per saper stare in silenzio.
Per non chiedermi nulla.
Forse quella profezia antica di secoli ha davvero capito tutto.
Noi due ci completiamo.
Ci capiamo.
Senza il bisogno di parole inutili.
Quelle parole con le quali ho sempre difeso la mia essenza.
Quella che ho sentito sbagliata per tutta la vita.
E che ho sempre cercato di camuffare, affogandola in discorsi continui e futili.
Dando sempre una risposta alle domande.
Facendomi trovare preparata, a lezione e fuori.
Con gli amici e con gli sconosciuti.
Sempre.
Tranne che con te.
Che mi capisci e mi accetti senza parlare.
E senza chiedermi di farlo.

La sera prende il posto di un gelido pomeriggio assolato.
Il parco giochi è ormai deserto.
Mi volto.
Ti guardo.
Avvolto in un cappotto nero ed una dolcevita del medesimo colore.
Per non destare sospetti negli occhi di un mondo che non sa della nostra esistenza.
E sei bello.
Almeno per me.
Tanto da togliermi il fiato.
Come quella sera, davanti ad un calderone che sobbolliva stancamente.
Quella in cui ho capito di avere una speranza.
Quella in cui ho intravisto che forse, il mio amore impossibile, inconfessabile, tanto impossibile e inconfessabile non era.
E mi sono trovata satura di una felicità sconosciuta.
Leggera, per la prima volta.
Senza una stupida maschera a soffocarmi il viso.

Avverto la tua mano calda sfiorarmi il ginocchio.
Siamo rimasti in silenzio per ore.
Seduti l'una accanto all'altro.
E tu adesso mi guardi.
Mi guardi e basta.
Aspettando un mio cenno.
Una mia istruzione per capire cosa fare.

- "Puoi riportarmi al castello, Severus?"

Fai per prendermi il braccio.
Per smaterializzarti con me, nascosto dalle prime ombre della sera.

- "Portami in camera tua e tienimi con te questa notte... ti prego!"

La mia voce è un sussurro.
Ho bisogno di te, solo di te.
Del ex mangiamorte, della spia, dell'assassino per necessità.
Dell'uomo di cui nessuno ha mai capito niente.

Nota dell'autrice: lo so, in questo capitolo mi sono concessa libertà che potrebbero sembrare assurde, improbabili, forse addirittura ridicole.
Ma infondo questa è una favola, e se non ci concediamo il lusso di volare con la fantasia, almeno nelle favole, allora non so dove altro potremmo farlo.
Perdonatemi questa favola, dunque, questa fantasia galoppante da cui mi sono lasciata rapire.
Come sempre un grande grazie a chi mi segue, a chi mi mette le stelline, a chi mi scrive i messaggi e a chi ancora non lo ha fatto.
State rendendo questa avventura meravigliosa!

Storia di un amore e di un segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora