13 - la pergamena elfica

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Hogwarts
Studio privato di Severus Piton
20 novembre 1996, ore 11,30 P.M.

Ho appena guardato la folta chioma riccia di Hermione sparire al di là della porta.
E mi sono rintanato nel mio laboratorio.
La pergamena che mi ha dato Silente stretta in una mano, e il quaderno su cui è riportata la visione di Sibilla nell'altra.
Lo scritto elfico aperto sulla scrivania.
Devo capire.
Devo interpretare queste dannate righe.
Farle combaciare con le assurde parole di quella strampalata veggente.
Devo trovare quel maledetto simbolo.

Quando gli occhi saranno asciutti, quando l'anima sarà libera, quando il cuore tornerà a battere.
Il simbolo apparirà nel posto più improbabile, nel più inaspettato di tutti.
Racconterà una storia di linee concentriche e di astri intrecciati.
Le scritte elfiche nascondono il segreto.
Le scritte elfiche canteranno a chi che le potrà comprendere.
Colui che avrà il simbolo possederà la chiave.
Colui che avrà la chiave padroneggerà la magia.
Colui che padroneggerà la magia sconfiggerà il male.

Recita così questa pergamena aggredita dal tempo.
La scrittura è sbiadita in alcuni punti, gli anni hanno reso la carta sottile, quasi fragile.
Ma il testo è chiaro.
Colui che possederà il simbolo.
Il dannato simbolo.
Ma dove trovarlo?
Non so da dove iniziare.
La visione di Sibilla è fumosa.
Piena di incertezze.

Il simbolo si paleserà in una notte.
Nella culla del sapere.
Dove gli incantesimi vengono insegnati.
Dove le giovani menti vengono istruite.
Nel profondo del castello sulla roccia, specchiato nell'acqua del grande lago scuro.
Novecentonovantasei anni dopo l'anno mille.
Là dove nessuno lo avrebbe mai cercato.
Colui che possiede il simbolo possiede la chiave.
La pergamena elfica sarà di nuovo chiara.
Se la conoscenza e il simbolo si incontreranno, il male sarà sconfitto.

La pergamena elfica.
Quella che Silente ha recuperato anni fa, in una delle sue folli ricerche.
Quando solo lui aveva capito che Voldemort stava crescendo.
Stava diventando quel male.
Quello di cui parlava la vecchia profezia.
Non possono esserci dubbi.
Lo scritto elfico citato sulla pergamena non può che essere questo.
L'unico scampato allo scorrere degli anni.
E anche il posto non può essere che questo.
L'unica scuola di magia in un castello sulla roccia.
L'unica con un lago a ridosso dei cancelli.
È Hogwarts la culla del sapere della visione.
E queste sono le uniche cose chiare in mezzo ad un mare di dubbi.
Gli unici dati certi che abbiamo tra le mani.
Insieme all'anno in cui il simbolo apparirà agli occhi di chi potrà riconoscerlo.
Anche se su questo punto vi è ancora una piccola incertezza.
Le parole di Sibilla, all'epoca, non sono risultate chiare.
Contraffatta dalla visione, la sua voce aveva lasciato un'eco nella stanza.
Silente non aveva capito l'ultimo numero.
Non sapeva se l'anno sarebbe stato il 1996 o il 1997.
Comunque resta poco tempo.
La vecchia pergamena elfica è illeggibile.
Questa lingua è stata dimenticata molti anni fa.
Nessun vivente la conosce.
Non esistono dannate traduzioni, né tanto meno si conosce un qualsiasi modo di interpretare quest'ammasso di simboli che recitano frasi incomprensibili.
Gli ultimi elfi che hanno popolato il mondo sono scomparsi più di mille anni fa.
E la loro lingua, la loro scrittura, è sparita con loro.
Qualsiasi uomo o mago che l'abbia parlata, è morto da ormai tantissimo tempo.
Non c'è modo di venirne a capo.
L'unica via sembra essere il fantomatico simbolo citato dalla profezia.
Quel simbolo che apparirà, agli occhi di chi potrà riconoscerlo, nel posto in cui nessuno lo avrebbe mai cercato.
Già. Ma quale?

Ho passato gli ultimi giorni a rimuginare su queste stramaledette parole.
Il posto più improbabile.
Ho aperto la stanza delle necessità, ispezionato ogni angolo dei sotterranei.
Ho perquisito ogni torre, ogni sgabuzzino, ogni aula.
Ho catalogato e annotato tutto quello che ho visto.
Controllato i basso rilievi delle pietre, i dipinti, gli arazzi di ogni sala comune delle case.
Sono addirittura sceso nella vecchia camera dei segreti, dove lo scheletro di un mostro dorme silenzioso da qualche anno.
Da quando il ragazzino con gli occhi di Lily ha superato le sue paure e se stesso.
Da quando lo ha affrontato e sconfitto.
Il bambino sopravvissuto.
Il finto prescelto.
Devo ammettere che quel ragazzo ha fegato.
È avventato, superficiale e possiede una scarsissima attitudine all'impegno.
Ma ha fegato.
Solo che non sarà lui a salvare il mondo.
Sempre che il mondo possa essere salvato.
Sempre che quello stramaledetto simbolo salti fuori e mi permetta di tradurre queste dannate righe elfiche.

Già, gli occhi di Lily.
Improvvisamente mi rendo conto che hanno smesso di tormentare i miei incubi.
Ogni tanto fanno capolino nella mia mente.
Ma sono fuggevoli attimi.
Appaiono e, così come sono apparsi, tornano nell'ombra.
Senza più soffocarmi il respiro.
Senza più farmi stringere quel poco che mi rimane del cuore.
Ho smesso di versare lacrime mute per la donna che amo.
O che ho amato.
Sì, perché mi sto rendendo conto, ogni giorno di più, che qualcosa di più tangibile di un ricordo di un amore impossibile sta prendendo piede dentro di me.
Qualcosa che temo e cerco allo stesso tempo.
E che non ammetterò mai.
E gli occhi verdi che mi hanno accompagnato da tutta la vita, stanno sbiadendo sotto l'immagine limpida di due enormi occhi nocciola.
Nei quali brilla una luce accecante.
Una luce che, come un cretino, mi sono ritrovato a desiderare accanto.
E, anche se faccio fatica perfino a pensarlo, quella ragazzina sa alleggerirmi l'anima.
Già, una ragazzina.
E io mi sento un deficiente.
Hermione Granger è padrona di un'intelligenza rara, di una personalità dirompente e di una bellezza disarmante.
E forse nemmeno se ne rende conto.
Mentre io sono solo un mago arcigno, invecchiato prima del tempo da una vita di sotterfugi ed inganni.
Con l'anima arida, dissanguata da omicidi ingiusti e dal contatto con il male nella sua forma più pura.
No, Hermione Granger non c'entra nulla con me.
Lei è perfetta.
Di una perfezione assurda e magnifica.
E io, io non sono più niente.
Ma guardarla da lontano, averla accanto, sentire la sua voce rimbombare nei miei nascondigli umidi, mi fa stare bene.
Mi fa sentire in pace con il mondo.
Dopo tanto tempo.
Anche se dovrebbero torturarmi fino alla morte per farmelo ammettere.
E forse non ci riuscirebbero ancora.
E allora continuerò ad osservarla, ad istruirla.
Le regalerò quello che lei anela più di ogni altra cosa.
La conoscenza.
Le spiegherò formule, le insegnerò a distillare pozioni.
La trasformerò nella versione migliore di se stessa.
E poi la lascerò andare via.
Perché per la prima volta nella vita sento di fare qualcosa di buono.
Senza meschini sotterfugi, senza peccati che mi logorano l'anima.
Qualcosa di tangibile.
Di cui posso assaporare i risultati di giorno in giorno.
Beandomi di regalarle la parte migliore di me.
Quella che nessuno conosce.
Forse addirittura senza che lei se ne renda conto.
Perché la lascio sempre fin troppo camuffata dalla mia armatura di ghiaccio.
Così nascosta che forse lei nemmeno la vedrà mai.
Ma io so che gliela sto regalando.
E questo, finalmente, mi fa sentire bene.

Mi riscuoto con fatica da questi pensieri così stranamente dolci e pericolosi.
Ho deciso che devo distillare una pozione.
Difficilissima, lunga e laboriosa.
Creerò quell'intruglio maleodorante che qualche volta, nel corso della vita, ho usato per rafforzare la memoria, per acuire l'intuito.
Voglio mettere in campo ogni risorsa possibile per districare il mistero di quel simbolo.
Per rendere la mia mente il più percettiva possibile.
Il più brillante possibile.
Il tempo scarseggia e ho bisogno di lei.
Che ormai, senza quasi rendermene conto, è diventata la mia assistente.
O forse in realtà non ne ho realmente bisogno.
Forse è solo il pensiero di averla accanto per qualche ora in più.
Forse è solo l'idea di lavorare con lei al mio fianco.
Forse...
Forse sono solo un cretino.
E lo so.
Purtroppo lo so molto bene.

Nota dell'autrice: scusate se ultimamente ho cambiato l'ora di pubblicazione dei capitoli ma sono giorni di delirio lavorativo e cerco di farlo negli unici momenti liberi.
Come sempre vi ringrazio per il vostro affetto, per le vostre letture, per le vostre 'stelline' e per i vostri messaggi.
Mi regalate una gioia grandissima.

Storia di un amore e di un segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora