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Filo dritta senza degnarli di uno sguardo. Che stupida che sono. Si saranno sicuramente messi d'accordo per prendermi in giro dopo la litigata di ieri, avranno pianificato tutto nei minimi dettagli: lui si sarebbe finto gentile per scoprire i miei segreti e poi mi avrebbe presa in giro di fronte a tutta la scuola, ed io come una stupida pensavo che potessimo diventare amici. Mel mi aveva avvisato che era perfido, ma quando l'ho visto stamattina fuori da casa mia, ho pensato che in fondo non fosse così male. Lui non batte ciglio quando mi vede e questo conferma la mia teoria. Entro in classe e prendo posto nel banco di ieri, lui si siede nel banco accanto.
Il professore comincia la lezione, scrive una frase alla lavagna e chiede un volontario per tradurlo, ma nessuno si offre.
"Bene, dato che c'è l'imbarazzo della scelta, deciderò io.", annuncia.
"Vediamo, signorina Cooper vorrebbe venire alla lavagna? Così vediamo cosa insegnano in California?", mi domanda.
"Chi? Io? No, grazie. Passo.", rispondo. Tutta la classe si volta verso di me, mi mordo la lingua per non chiedergli cos'hanno da guardare.
"Era una domanda retorica. Venga alla lavagna.", insiste. Non mi piacciono gli ordini e questo mi fa perdere la pazienza. Lo so che ho promesso di comportarmi bene qui, ma tra Jordan, psyco-barbie e Ben la mia pazienza ha già raggiunto il limite.
" Scommetto che può benissimo tradurlo da solo.", mi fermerei qui ma ormai la mia lingua biforcuta ha preso il sopravvento e aggiungo: "Un uomo intelligente come lei se la caverà benissimo."
"Grazie, e una ragazza in gamba come lei troverà sicuramente l'ufficio del preside in un batter d'occhio.", raccolgo le mie cose ed esco dall'aula.
L'ufficio del preside è spazioso, con una grande scrivania di mogano al centro e molte lauree appese al muro. Il preside si rivela una lei, una donna sulla quarantina con una chioma rosso fuoco stretta in uno chignon sulla nuca. Gli occhiali da lettura appoggiati alla punta del naso dritto e sottile le danno un aria severa. Quando chiudo la porta alle spalle mi fa cenno di accomodarmi sulla sedia dalla parte opposta alla sua.
"Allora, signorina Cooper, giusto?", chiede togliendosi gli occhiali.
"Si.", rispondo.
"Mi è stato riferito che ti sei rifiutata di andare alla lavagna e hai risposto in modo inopportuno al professor Clark.", continua.
"Esatto.", confermato tranquillamente.
"Finire in presidenza il secondo giorno di scuola non è un buon modo per cominciare. Sappiamo dei tuoi trascorsi nelle scuole precedenti e ho fede che qui andrà meglio. E per dimostrarti che puoi fidarti di me per qualsiasi problema oggi non chiamerò tua madre.
Hayden, lo so che essere un'adolescente non è facile, soprattutto quando si ha tanta rabbia dentro da dichiarare guerra al mondo intero.
Spero davvero che questa sia l'ultima volta che ci vediamo per i motivi sbagliati. Ora puoi andare.", mi limito ad un: "Okay", ed esco dal suo ufficio. Rabbia interiore? Io non ho la rabbia: ho un terremoto di magnitudo dieci dentro. Nessuno, me compresa, ha mai capito perché ho tanta voglia di distruggere tutto. È come se nelle mie vene scorresse il fuoco e alla minima provocazione questo fuoco tentasse di incenerire tutto.
Non ho voglia di tornare in aula, se il professor Clark dicesse una parola sbagliata perderei completamente il controllo, perciò decido di andare al mio armadietto.
Mentre scambio i libri una mano mi prende per una spalla facendomi voltare.
"Che cazzo ti è preso la dentro?", domanda Jordan furioso.
"E a te cosa te ne importa? Perché non corri a raccontarlo a Victoria così vi fate due risate?", gli volto le spalle per non guardarlo negli occhi, lui sbatte la porta del mio armedietto facendolo chiudere rumorosamente. Sussulto e mi volto per chiederli che problemi abbia.
" Non è come credi. ", si giustifica.
" Chissene importa di quello che credo io! E preferisco andare in presidenza altre cento volte, piuttosto che stare chiusa nella stessa stanza con te per più di cinque minuti!", sbraito. Non penso davvero quello che ho detto, ma sicuramente non mi farò imbambolare da questo semidio. Come siamo passati dal buonumore di questa mattina a litigare furiosamente nel giro di tre ore? Questo ragazzo mi fa ammattire.
" Allora, se è così, forse dovresti cambiare scuola visto che ci incroceremo spesso!", tira un pugno all'armadietto accanto al mio facendolo piegare poi gira sui tacchi e se ne va. Appoggio la fronte alla parete e cerco di trovare la pace interiore. Il suono della campanella mi fa tornare in me e quando arrivo ad economia Kyle è già seduto al suo posto.
"Ehi.", lo saluto.
"Ehi. Come va?", domanda. Mah, sai, mi sono fatta accompagnare a scuola da Jordan, poi l'ho visto con Victoria e questo ha tirato fuori il peggio di me a francese, dove il professore non ha preso bene il mio rifiuto di andare alla lavagna, perciò sono finita in presidenza dove ho sorbito una ramanzina dalla preside e poi - come se non bastasse - ho litigato di nuovo con Jordan, il quale ha quasi spaccato un armadietto e poi se n'è andato via furioso.
"Bene. Tu, come stai?", mi limito a rispondere.
"Bene, grazie. Allora..stamattina ti ho vista con Jordan. Pensavo non avessi bisogno di un passaggio.", dice. Meraviglioso.
"Si, stamattina Jordan si è presentato fuori casa mia e non avevo molta scelta visto che ho perso l'autobus.", mi giustifico. Non voglio che lui si faccia strane idee.
"Ah, davvero? Perché lui va in giro a raccontare che avete dormito insieme."
Sento la rabbia impadronirsi di me.
"Cosa?!", urlo.
Lui scoppia a ridere.
"Rilassati, stavo scherzando. Dovresti vedere la tua faccia.", tiro un sospiro di sollievo.
"Tu lo conosci?", domando di getto.
"Si, eravamo migliori amici da piccoli, poi a dodici anni ha iniziato a comportarsi in modo strano. Non si presentava a scuola oppure veniva coperto di lividi. Ha iniziato ad allontanarsi da tutti, si è praticamente isolato. Iniziò ad uscire solo con il cugino, Nate. Cambiava ragazza tutte le settimane, ha iniziato a farsi tatuaggi e ad uscire con gente poco raccomandabile, ma da quello che ho saputo sono suoi parenti.", nella mia testa si forma l'immagine di un ragazzino dagli occhi blu elettrico coperto di lividi. Mi vengono i brividi e scaccio via l'immagine.
" Era suo zio a procurargli i lividi? ", domando.
" La preside fece chiamare l'assistente sociale per assicurarsi che non venisse maltrattato a casa, ma da quello che mi hanno raccontato i miei genitori, si vociferava che suo zio Timothy lo addestrasse.", gli occhi color cioccolato di Kyle sono persi nei ricordi.
" In che senso addestrarlo? Per farlo diventare un soldato o qualcosa del genere? ", sono scioccata.
" Questo non lo so. ", il discorso si chiude a questa affermazione poiché la professoressa è arrivata.

Despite the blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora