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Saliamo sulla Camaro e Jordan attacca il suo telefono all'autoradio, me lo porge e dopo un momento di indecisone scelgo 'Take me Home' di Jess Glynne.
"È un modo perverso per chiedermi di portarti a casa mia?", domanda sfoderando il sorriso strafottente che adoro. Alzo gli occhi al cielo e cambio canzone. Questa volta scelgo 'Wherever you will go' dei Calling.
"Allora davvero non riesci a starmi lontana!", ribatte ridendo. Mi mordo il labbro per non ridere assieme a lui, gli faccio un gestaccio ed alzo il volume.
"Oh, sei davvero una principessa.", commenta ed io per tutta risposta gli mostro la lingua.
"Mostramela mentre non sto guidando, quella lingua.", dice mordendosi il labbro. Lo guardo allibita e lui sorride malizioso.
"Pervertito.", lo accuso.
"Non immagini quanto.", mi porto una mano allo stomaco provando a sedare quelle maledette farfalle.
Mi concentro sulla strada per non lasciarmi guidare da istinti animaleschi: siamo su una strada deserta, una di quelle che si vedono nei film horror. Jordan svolta nel parcheggio di un supermercato abbandonato.
"Che ci facciamo qui?", domando guardandomi intorno, non c'è assolutamente niente solo file e file di parcheggi vuoti.
"Non è ovvio?", risponde inarcando un sopracciglio.
"No.", per un attimo temo che voglia fare sesso qui, ma avendo una casa in cui vive da solo non avrebbe senso.
"Ti insegno a guidare.", questo non me lo aspettavo.
"Cosa? Qui? Con la tua auto? Sei sicuro?"
"Si, Hayden, sono sicuro. Ora slaccia la cintura e vieni a sederti sopra di me.", lo guardo mostrandogli un sorriso a trentadue denti, faccio come dice e lui appoggia le mani sui miei fianchi.
"Questa ha il cambio manuale quindi devi premere la frizione quando cambi.", mi volto a guardarlo come se parlasse una lingua straniera.
"Il pedale a sinistra, lo premi quando devi cambiare e quando devi frenare. Il freno è il pedale in mezzo mentre quello sulla destra è l'acceleratore. Hai capito?", faccio cenno di si.
"Premi la frizione e gira la chiave, poi metti la prima.", una volta accesa l'auto attendo nuovi ordini.
"Ora stacca il piede dalla frizione lentamente", probabilmente l'ho tolto troppo in fretta perché la macchina si spegne di colpo.
"Dai riprova, questa volta più piano.", ci riprovo e questa volta non si spegne, inizio a guidare intorno al parcheggio.
"O mio Dio, Jordan! Sto guidando!", dall'enfasi faccio qualcosa di sbagliato perché la macchina inizia ad oscillare avanti e indietro vigorosamente. Jordan spegne l'auto.
"Forse dovresti tornare sul sedile del passeggero.", dice con uno strano tono.
"Perc..", la domanda mi muore sulle labbra, sotto al sedere sento qualcosa che prima non c'era. Oddio, gli oscillamenti. Divento rossa come un peperone, invece di spostarmi sull'altro sedile mi giro verso di lui, lo prendo per i capelli mentre lui fa lo stesso con me, sento la sua lingua che si fa strada nella mia bocca e la esplora. Lui tira giù il sedile, mette le mani sul mio sedere mentre io appoggio le mani sul suo petto.
"Hayden.", sussurra mentre con un mano risale fino ai capelli, li strattona costringendomi a tirare indietro la testa, lasciando il collo alla sua mercé.
"Jordan, aspetta.", mi alzo leggermente.
"Che succede?", domanda con voce roca.
"Siamo in mezzo alla strada, in pieno giorno."
"Hai paura di una piccola denuncia per atti osceni in luogo pubblico?", scherza.
"No, è solo che è troppo presto.", dico guardandomi le mani. Lui mi solleva il mento con due dita, pensavo si sarebbe arrabbiato invece sorride.
"Lo so, non preoccuparti. Vieni qui.", mi fa appoggiare la testa sul suo petto e inizia ad accarezzarmi i capelli con una mano. Inizio ad osservare l'altra mano, quella che stringe la mia, ha diverse piccole cicatrici come quelle che ha sul viso.
"Jordan?"
"Si?"
"Posso farti una domanda?", chiedo.
"L'hai appena fatta.", lo pizzico sul fianco.
"Okay, chiedi pure."
"Come te le sei procurate tutte queste cicatrici?", domando accarezzandole una ad una con l'indice.
"Risse e allenamenti."
"E per cosa ti alleni?"
"Per autodifesa. Come, ad esempio, per ieri sera.", sembra strano pensare che sia successo solo la sera prima.
"Cos'è successo ai tuoi genitori?", domando, è da quando mi ha rivelato di essere cresciuto con lo zio che vorrei chiederglielo. Lui si irrigidisce.
"Sono morti in un incidente stradale.", il tono è piatto. Non oso guardarlo in faccia ma immagino che l'espressione sia impassibile e priva di emozioni come la voce.
"È per loro che ti sei tatuato i tre uccellini, vero?", la curiosità ha preso il sopravvento, non ho mai immaginato di voler conoscere qualcuno così a fondo come voglio conoscere questo ragazzo.
"Avevi detto una domanda sola.", taglia corto.
"Andiamo a casa, si è fatto tardi.", dice alzandosi. Torno sul sedile del passeggero, non mi aspettavo una reazione del genere poiché anche lui fa continuamente domande sulla mia famiglia. Appoggio la testa al finestrino mentre lui mette in moto e si dirige verso la città.
"Tu ci vai al ballo?", domando per spezzare il silenzio, nonostante immagini già la risposta.
"Certo che no. E tu?", spero che adesso non pensi che mi aspetto un invito da parte sua.
"Non credo. Preferisco passare il mio diciottesimo compleanno in pigiama, mangiando gelato e guardando la maratona di Law & Order assieme a mia madre.", dico provando a convincere più me stessa che lui.
"Wow, una serata da non perdere. Deduco che il pigiama sia in pile, l'antisesso assoluto.", afferma accenando un sorriso.
"Antisesso? Con quello addosso la cintura di castità sembra un perizoma.", sorrido e lui con me.
L'atmosfera in auto è cambiata, è scesa a molti gradi sottozero rispetto a pochi minuti fa, temo che le mie domande siano state troppo inopportune nonostante sia normale raccontarsi durante una frequentazione, sempre che questa lo sia. Mi tornano alla mente le parole di Mel:" lui è il classico bello e dannato, tutte lo vogliono ma lui non sta con nessuna.", probabilmente per lui sono solo carne fresca, un'altra tacca da aggiungere alla sua lunghissima cintura fatta di conquiste. Temo che le sensazioni provate in questi giorni siano state a senso unico e a confermermare questo pensiero ci pensa Jordan imboccando la via di casa mia. Non mi aspettavo certo di passare tutto il giorno insieme, forse non me lo aspettavo ma ci speravo, ed è questo il problema.
Lui accosta sul vialetto di fronte alla vecchia casa vittoriana che ora è casa mia.
"Vuoi entrare?", domando. Non penso sia una buona idea, mia madre non sa nemmeno della sua esistenza, però mi dispiacerebbe separarci in modo così freddo e distaccato. Se solo avessi tenuto la bocca chiusa, avrei potuto domandarglielo più in avanti, ci conosciamo da veramente troppo poco tempo e adesso ai suoi occhi sembrerò una stupida ficcanaso.
"No, purtroppo ho in impegno.", da come stringe leggermente gli occhi e si passa la mano tra i capelli capisco che è una bugia: vuole liberarsi di me.
"Certo. Ci vediamo.", scendo senza aspettare che lui ricambi il saluto, e questa volta lui non mi trattiene. Mi costringo a non voltarmi a guardarlo, entro in casa e chiudo la porta, appoggio la testa allo stipite per ricacciare le lacrime indietro. Non sono lacrime per lui, sono lacrime di odio verso me stessa perché gli permetto di avere questo potere sulle mie emozioni. Sferro un pugno contro la porta, purtroppo per me, lo faccio con la mano già ferita. Un dolore atroce mi pervade ed io grido tutte le parolacce inventate dal uomo negli ultimi cinquant'anni.
"Hayden! Che succede?!", domanda mia madre scendendo le scale come una furia.
"Non sapevo fossi a casa.", dico cercando di nascondere la mano dietro alla schiena.
"Cos'hai fatto alla mano?", perché diavolo è così sveglia? Non poteva essere una di quelle madri ingenue alle quali i figli piantano l'erba in casa e loro la innaffiano pensando siano esperimenti scolastici?
"L'ho sbattatuta per sbaglio contro lo stipite della porta.", sto mentendo spudoratamente e so che lei lo sa, prego solo che non voglia investigare oltre.
"E la porta come sta?", ironizza analizzando la mano sanguinante.
"Molto simpatica.", rispondo. Lei sorride e preme leggermente sulle nocche facendomi imprecare di nuovo.
"Sarà meglio portarti in ospedale, a quanto pare l'hai sbattuta forte.", dice scettica ma risparmiandomi l'interrogatorio, per il momento.

Despite the blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora