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Jordan invade ancora i miei pensieri e per l'ennesima volta non riesco a concentrarmi sulla lezione. Ho un miliardo di domande da rivolgere a Kyle sul passato di Jordan, ma dubito che sappia più di quello che mi ha già rivelato, perciò decido che al termine dell'ora gli rivolgerò solo un altro paio di domande per sicurezza.
"Stasera vieni all'Irish?", domanda lui sottovoce.
"L'Irish?", oddio spero non sia una discoteca. Odio le discoteche, troppo chiasso e troppa gente molesta. Non fa proprio per me.
"Si, è un pub non molto distante da qui. Ci vanno quasi tutti il venerdì sera.", non so proprio cosa rispondere. Una serata con persone nuove è sicuramente un programma migliore del rintanarmi in casa con mia madre a mangiare schifezze e guardare Law & Order.
"Va bene, a che ora?", domando prima di cambiare idea.
"Ti passo a prendere alle sette, va bene?", l'idea di farmi venire a prendere mi pesa. Non vorrei che sembrasse che mi stia approfittando di lui, però non ho molta scelta, quindi acconsento.
Torno ad immergermi nei miei pensieri e a domandarmi chi potrebbe aver causato i lividi a Jordan, quale persona sana di mente addestrerebbe il proprio nipote dodicenne? E poi, per quale motivo? Kyle ha detto che Jordan ha iniziato a tatuarsi e non posso fare a meno di immaginare il suo corpo perfetto
tracciato d'inchiostro. Immagino che forma e che significato abbiano.
Al suono della campanella seguo Kyle fuori dall'aula, lui si blocca all'improvviso e capisco subito il perché: appoggiato al muro di fronte a noi c'è la causa di tutte le mie distrazioni.
"Ciao.", lo saluto guardando gli occhi più belli che abbia mai visto.
"Ciao.", risponde accennando un mezzo sorriso. Ecco un'altro cambiamento d'umore.
"Possiamo parlare?", domanda in tono pacato, senza staccare gli occhi dai miei. Non sembra nemmeno essersi accorto della presenza di Kyle.
"Si, va bene.", acconsento.
Kyle balza lo sguardo da me a Jordan. Mi rivolge un'occhiata del tipo 'sei sicura?' ed io mi limito ad un cenno del capo.
"Bene, allora ciao.", saluta Kyle. Dopo circa due metri, si volta e aggiunge: "Ah, ricordati che alle sette sono da te!", poi gira sui tacchi e se ne va. Provo una nota di fastidio dopo questa affermazione, non c'era bisogno di urlarlo a quattro venti.
Jordan serra la mascella.
"Quindi Gilbert viene a casa tua, stasera?", domanda stringendo i pugni lungo i fianchi.
"No, non viene a casa mia. Passa a prendermi e andiamo all'Irish, non che siano affari tuoi comunque.", rispondo incrociando le braccia al petto.
Si passa le mani tra i capelli. Chiude gli occhi, sospira, poi domanda: "Hai fame?"
"Si, in effetti si.", ammetto. Non mi capacito di come riesca a cambiare discorso così in fretta.
"Pensavo di accompagnarti a mangiare qualcosa, se non è un problema per te.", aggiunge.
"Nessun problema.", rispondo e ci incamminiamo, in silenzio, verso la mensa.
Prendiamo una pizza e ci sediamo a tavola.
"Allora, di cosa volevi parlarmi?", chiedo mentre addento un trancio di pizza.
"Penso che siamo partiti con il piede sbagliato. Sono stato sgarbato con te ieri mattina.", inizia lui.
"Si, e due ore dopo, e stamattina, e ogni volta che ci parliamo praticamente.", aggiungo io.
"Lo so, ma non sono qui per chiederti scusa. Sono fatto così, e tu non fai altro che provocarmi.", ribatte acido. Sicuramente non è quello che mi aspettavo, getto il resto della pizza nel cartone e faccio per alzarmi, ma lui mi prende la mano.
"Aspetta. Non mi sono espresso bene.", mi risiedo e aspetto che continui con le spiegazioni.
"Chiedere scusa non fa parte del mio carattere, non ne ho mai sentito il bisogno, quindi non so neppure da dove cominciare. Mi sono comportato male con te perché non credo sia una buona idea diventare amici. Io non sono un bravo ragazzo, non lo sono più da anni.", ecco uno spunto per ricevere qualche risposta alle mie innumerevoli domande.
"In che senso non sei un bravo ragazzo? ", chiedo d'impulso per cogliere la palla al balzo.
"Non capiresti."
"Non puoi saperlo."
Si passa le mani tra i capelli.
"Non è una cosa semplice, Hayden.", stringe il bordo del tavolo.
"Cos'è? Fai parte di una setta satanica che sacrifica agnelli?", cerco di sdrammatizzare.
Lui fa un mezzo sorriso.
"No, non è questo.", mentre lo dice si alza le maniche.
Sul polso c'è tatuata una 'K' con una piccola corona sopra. Resisto all'impulso di toccarla.
"Cosa ti è preso a francese?", domanda iniziando a mangiare.
"Niente.", mento.
"Sei consapevole del fatto che fai schifo come bugiarda, vero?", chiede sfoderando quel sorrisetto impertinente.
"Sai cosa penso io, invece?", continua. "Penso che avermi visto con Victoria ti abbia infastidita".
"Non dire cavolate, ti conosco da quanto? Due minuti?", ribatto addentando la mia pizza per nascondere l'imbarazzo.
Alla fine del pranzo ho più domande di quante ne avessi prima. Lui mi accompagna a lezione poi fila dritto liquidandomi con un semplice "ciao".
Questa volta mi impongo di seguire chimica, dove faccio veramente pena e mi servono assolutamente crediti. La lezione è noiosa e lenta, terribilmente lenta. O forse, sono io quella impaziente?
La mia mente vola alla prossima ora, nella quale incontrerò di nuovo Jordan.

Despite the blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora