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Al pronto soccorso una giovane infermiera ci informa che dobbiamo accomodarci in attesa del nostro turno, cinque caffè e ventisei imprecazioni dopo, il dottore ci chiama.
" Allora, signorina Cooper, diamo un'occhiata a questa mano.", la voce è profonda e roca come se avesse fumato troppe sigarette.
Prende la mia mano tra le sue poi la gira, la rigira, la tasta e la massaggia rischiando di prendersi un cazzotto sul naso aquilino dalla mia mano sana.
" Come è successo? ", domanda scrivendo qualcosa su un foglio.
Guardo mia madre con la coda dell'occhio, dovrei essere sincera con il dottore, ma ho più paura di mia madre che di una diagnosi sbagliata.
"Ho sbattuto la mano sullo stipite della porta per sbaglio.", rifilo anche a lui la stessa bugia detta a mia madre.
Il dottore mi guarda sospettoso, io stringo leggermente gli occhi e lui annuisce. Bravo dottore.
"La mano non è rotta, sembra solo una brutta botta. La fasciamo per essere sicuri che..non la sbatterà di nuovo.", una volta finita la fasciatura lo ringraziamo e ci avviamo all'uscita. Una chioma castano chiaro attira la mia attenzione.
"Mamma, vai avanti. Saluto un amico e arrivo.", lei esita per un istante.
"Okay, ti aspetto alla macchina. Non metterci molto.", aspetto che sia uscita poi mi dirigo verso la figura famigliare seduta in sala d'attesa.
"Nate.", lo chiamo e lui volta la testa verso di me. Per fortuna è davvero lui, altrimenti avrei fatto una gaffe davanti a tutto il pronto soccorso.
"Ciao Hayden.", saluta alzandosi in piedi.
"Che ci fai qui?", domando.
"Penso di essermi slogato una caviglia cadendo dalla moto. E tu?", non sapevo avesse una moto. Certo che non lo sapevo, conosco questa gente da nemmeno tre giorni e Jordan non è uno di molte parole.
"Dopo l'episodio di ieri sera sono venuta a farmi dare un occhiata alla mano. Niente di grave per fortuna.", Nate sembra uno a posto, nonostante non sia intervenuto in aiuto di Jordan ieri sera, se lui fosse intervenuto io adesso non avrei la mano fasciata. Però non sarei andata a casa di Jordan, quindi in fondo sono contenta che sia andata così, per non parlare della scarica di adrenalina che mi ha fatta sentire viva dopo troppo tempo.
"Si, devo dire che hai proprio un bel gancio destro. Starò attento a non farti incazzare in futuro.", sorride ed io assieme a lui.
"Perché non sei intervenuto, quando il ragazzo alto stava per colpire Jordan alle spalle?", me lo sono domandata parecchie volte, lui è stato addestrato come Jordan quindi non penso avesse paura.
"Come ti ho già detto: Jordan sa cavarsela da solo. L'aveva visto rialzarsi, però non si aspettava che ti saresti messa in mezzo, perciò ha dovuto stendere gli altri due prima di iniziare a divertirsi sul serio. E comunque avevo un impegno e non volevo sporcarmi i vestiti.", dice sorridendo al ricordo o del suo impegno o della rissa.
"Jordan verrà qui?", le parole escono da sole senza il mio permesso. Mi prenderei a sberle.
"No, doveva uscire con una della vostra scuola."
"Victoria.", sussurro. Lui annuisce con sguardo compassionevole. Devo uscire da qui. Saluto Nate nel modo più umano possibile ed esco dall'ospedale. L'aria fredda del tardo pomeriggio mi colpisce in pieno volto, ma io sento solo il fuoco. E l'odio. Dio, quanto sono stupida.
'Non è come pensi', aveva detto.
'Voleva sapere perché eri in macchina con me ma le ho detto che non sono affari suoi.', diceva. Ma certo, si sono presi gioco di me, ed io mi sono lasciata imbambolare appena lui mi ha concesso cinque minuti di attenzioni. Sono addirittura stata a casa di quel bastardo. Okay, Hayden, calmati. Se tirassi un altro pugno al muro adesso mi romperei la mano sicuramente, perciò scarto l'opzione. Respiro profondamente, lascio che l'aria di dicembre mi riempia i polmoni e decido che l'indifferenza sarà la mia arma. Se lunedì facessi scenate a scuola farei il loro gioco, d'altronde lui non è il mio ragazzo quindi è libero di fare ciò che vuole. Però perché proprio psyco-barbie? Qualsiasi altra sarebbe andata bene, ma lei proprio no. 'Odieresti chiunque fosse', mi informa la vocetta fastidiosa dentro la mia testa che rinchiudo in un angolo lontano della mente. Prendo un'altra boccata d'aria fresca e raggiungo mia madre.
"Andiamo.", le dico mentre allaccio la cintura di sicurezza.
Lei mi guarda sospettosa.
"Tesoro, va tutto bene?", domanda.
"Si, mamma. Alla grande."
"Senti, siamo qui da una settimana. Mi fa piacere che tu abbia nuovi amici, però spero siano le amicizie giuste. Le decisioni che prendi adesso incideranno molto sul tuo futuro."
"Lo so, mamma. Ho detto che va tutto bene.", cerco di sorriderle per rassicurarla.
"Okay. Cerca di fare le scelte giuste.", altroché se farò le scelte giuste. Infatti, da domani, cancellerò Jordan Kent dalla mia mente malata. Per stanotte mi terrò l'odio e la rabbia accanto, come vecchi amici riuniti per un pigiama party.

Despite the blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora