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"Jordan.", sussurro.
"Vaffanculo.", gira sui tacchi ed esce dalla porta, vorrei corrergli dietro ma ho i piedi inchiodati al pavimento. Non capisco perché abbia reagito in questa maniera. Ripasso mentalmente la conversazione con Kyle per capire quale punto lo abbia fatto incazzare, ma probabilmente il solo fatto di parlare con Kyle gli dà sui nervi. Mi aveva avvisata, o meglio, minacciata che se fossi uscita di nuovo con Kyle lui sarebbe uscito con altre, ma non pensavo di non poterci neppure parlare. E comunque io posso parlare con chi mi pare e piace, lui non può decidere della mia vita. La sua reazione è stata fin troppo esagerata, non ho fatto niente di male. Provo a chiamarlo sul telefono ma è staccato, dove sarà andato? Se avessi la macchina uscirei a cercarlo, potrei andare a piedi ma non saprei neppure da dove cominciare. Mi affaccio alla finestra, magari è fuori a prendere un po d'aria, ma il vialetto è deserto e dal cielo iniziano a scendere grossi fiocchi di neve. Meraviglioso, ci mancava solo la neve, spero solo che guidi piano.
"Amore, hai visto che sta nevicando?", domanda mia madre entrando in cucina.
"Si."
"Che succede?", domanda analizzandomi come una cavia da laboratorio.
"Nulla."
"Perché sei inchiodata alla finestra come un automa? E dov'è Jordan? Ho sentito la porta aprirsi.", perlustra velocemente il salotto con lo sguardo poi torna a guardarmi.
"Si, è andato via.", continuo a guardare i fiocchi che si sciolgono mentre toccano il suolo.
" Così presto? Siediti, ti preparo una cioccolata calda.", annuisco e mi siedo sul divano, mia madre mi avvolge in una copertina come quando ero una bambina e mi posa una tazza di cioccolata tra le mani.
"Ci ho messo il cocco, come piace a te.", annuncia orgogliosa. Provo a sorridere ma la mia mente è molto lontana dal salotto di mia madre, ho così tante cose per la testa e prego che non mi esploda per tutte le nuove informazioni acquisite in questi giorni.
" Vuoi parlarne? ", domanda.
"No, non c'è molto di cui parlare. È tutto il giorno che si comporta in modo strano e sembra aver trovato il pretesto giusto per litigare.", perché è questo che era: un pretesto. Okay, può darsi che sentirmi chiamare 'piccola' da Kyle lo abbia infastidito, ma non c'era bisogno di scattare così, perciò deduco che fosse solo una scusa per uscire di scena lasciando la colpa su di me.
" Gli passerà vedrai.", lo so che tornerà perché ogni volta che litighiamo torniamo l'uno dall'altro, non possiamo farne a meno, ma sono sicura che prima o poi capirà che non sono la persona giusta per lui e mi lascerà come fanno tutti. Dopo cena provo a richiamarlo ancora e ancora, ma nulla da fare. Vorrei sapere dov'è, fuori c'è la tormenta e lui non risponde, prego che stia bene. La preoccupazione si fa largo nella mia mente, ma se gli succedesse qualcosa lo sentirei, credo. "Vado a dormire, tu resti ancora?", domanda mia madre alzandosi dal divano.
"Si, magari adesso arriva.", lei sorride comprensiva, mi posa un bacio sulla fronte, mi da la buonanotte e sale in camera. Faccio zapping finché non trovo qualcosa di adatto al mio stato d'animo: un programma di cucina. Non sono in vena di film drammatici o d'azione perché entrambe le cose mi porterebbero a pensare a questi ultimi giorni e sto evitando di farlo con tutta me stessa.
Mentre Chef Tony spennella il tacchino la mia mente vola alla giornata sulla spiaggia, Jordan mi tiene la mano mentre respiro l'aria fresca proveniente dalle onde del mare, il sole non c'è ma il sorriso di Jordan illumina tutta la spiaggia, la sua risata mi accompagna dentro l'acqua ed un forte rumore inizia a tuonare dentro le mie orecchie , il rumore diventa sempre più forte come se qualcuno stesse bussando. Apro gli occhi, devo essermi addormentata sul divano. Il rumore continua, qualcuno sta bussando davvero alla porta. Sono le cinque del mattino, chi sarà? Apro la porta stropicciandomi gli occhi e quando vedo Jordan non riesco a fare a meno di sorridere. È spettinato e indossa ancora gli abiti del giorno prima, emana un forte odore di alcol ed i suoi occhi infuriati, in preda ad una tempesta interiore mi guardano dalla testa ai piedi soffermandosi sulla felpa che indosso, la sua felpa. Apre la bocca, probabilmente vorrà insultarmi, dirmi che sono una persona orribile e che lo metto solo nei casini. Leggo l'odio nei suoi lineamenti e mi preparo a sentirmi dire che non vuole avere più niente a che fare con me. Vorrei chiudere le orecchie come quando ero piccola e avevo paura dei tuoni, ma non posso. Lui appoggia una mano sullo stipite della porta e si avvicina lentamente come un predatore alla sua preda. Sono pronta per qualsiasi cosa mi dirà.
"Ti amo.", grida.

Despite the blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora