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Jordan mi accarezza i capelli e quando torno del tutto lucida lo lascio andare.
"Che ore sono?", domando.
"È l'una passata. Resti con me stanotte?", chiede sorridente. Per quanto l'idea di passare la notte con lui sia estremamente irresistibile, mi ritrovo costretta a rifiutare.
"Domani mattina dobbiamo andare a scuola e mia madre andrebbe fuori di testa se non rientrassi. È meglio se torno a casa."
"Come preferisci.", dice alzandosi dal divano. Mi prendo due minuti per ammirarlo da questa angolazione mentre lui si volta, inarca un sopracciglio e con il solito sorriso strafottente mi domanda:" Vuoi stare lì a fissarmi tutta la notte o hai intenzione di alzarti? ", sbuffo e mi alzo andando verso la lavanderia. Recupero i vestiti dall'asciugatrice e controvoglia tolgo la felpa di Jordan.
"Tieni.", gliela porgo ma lui scuote la testa.
"Rimettila, fuori fa freddo. E comunque, sta meglio a te.", dice facendomi l'occhiolino.
"Va bene. Te le riporterò entrambe.", no non gliele riporterò. Per quanto possa essere stupido mi piace tenere i suoi vestiti addosso, è come se fosse vicino a me anche quando non c'è.
Mentre Jordan si riveste decido di ripulire la cucina, prendo i cartoni del cibo da asporto e apro il cestino, dentro c'è qualcosa di luccicante che attira la mia attenzione. Scopro che si tratta di un vaso in mille pezzi. Ecco perché avevo la sensazione che mancasse qualcosa, il vaso che prima si trovava sopra al tavolo ora è dentro all'immondizia.
"Che cos'è successo al vaso?", domando a Jordan quando rientra in cucina.
"Ha avuto uno scontro con la parete questo pomeriggio, purtroppo per lui, ha vinto la parete."
"Ah. Okay.", anche io tendo a spaccare le cose quando sono arrabbiata, perciò la cosa non mi sconvolge.

Jordan guida con una mano mentre con l'altra stringe la mia, sono al settimo cielo e spero solo di non cadere finendo tre metri sotto terra.
"Domani ti toccherà prendere l'autobus, non posso accompagnarti perché ho del lavoro da sbrigare.", non mi aspettavo nemmeno che volesse accompagnarmi.
"Non ci sarai tutto il giorno?", domando dispiaciuta mentre lui accosta davanti a casa mia.
"No, dovrai cavartela senza di me. Pensi di riuscire a non farti importunare per un giorno intero?", chiede in tono ironico.
"Non posso prometterti nulla.", rispondo allungandomi verso di lui per baciarlo. Lui mi attira a se facendomi sedere sulle sue gambe, affonda il viso sul mio collo poi mi guarda e dice:" Dico sul serio, stai attenta. D'accordo?", il fatto che si preoccupi per la mia sicurezza mi scalda il cuore.
" Si. So che non mi dirai cosa devi fare perciò non te lo chiederò, però stai attento anche tu.", lui sorride e annuisce. Ci salutiamo baciandoci come non ci fosse un domani, alla fine mi costringo ad uscire dall'auto prima che l'atmosfera diventi più rovente di quella dell'inferno.
Mia madre non è ancora rientrata, probabilmente il suo appuntamento sta andando alla grande se non è ancora tornata a casa.
Mi sdraio sul letto e mi addormento con il sorriso sulle labbra.

La mattina scendo in cucina pronta per andare a scuola e mia madre è seduta al bancone a bere il caffè.
"Buongiorno.", mi saluta.
" 'giorno. Abbiamo fatto le ore piccole questa notte, eh?", la stuzzico versandomi il caffè.
"Si, ma non parliamo di me, chi è quel bellissimo ragazzo che è venuto a cercarti qui?", sorride maliziosa.
"Lui, beh, lui è Jordan.", dico arrossendo come un peperone.
"Non mi sembra che tu me ne abbia parlato."
"No, te ne parlerò ma ora devo scappare a scuola. Ti racconto tutto stasera se tu mi racconti del tuo appuntamento.", ci pensa su un attimo poi acconsente, la saluto e corro alla fermata.
Una volta arrivata a scuola mi dirigo in aula di storia americana. Il banco di Jordan è vuoto, il che mi mette un po' di malinconia, ma scaccio subito il pensiero. Non posso permettere che lui mi faccia questo effetto in meno di una settimana. Mel entra in classe e quando incrocia il mio sguardo mi rivolge un sorriso a trentadue denti.
"Devi raccotarmi tutto! Cos'è successo ieri sera? Dove siete andati? Che ti ha detto? E tu che gli hai detto? Voglio sapere tutto!", la guardo e inizio a ridere per nulla seccata dal fuoco di domande.
"Va bene, però dopo la lezione."
"Okay.", sorride soddisfatta e si accomoda nel banco accanto al mio.
Una famigliare chioma bionda fa capolino in aula, gli occhi grigi si posano su di me mentre si avvicina.
"Devo parlarti.", dice in tono gelido.
"Lo stai già facendo.", rispondo con tono altrettanto freddo.
"Devi lasciare perdere Jordan.", dice appoggiando le mani sul mio banco e stringendo leggermente gli occhi.
"E perché dovrei?", domando.
"Perché lui sta con me.", se fosse qualcun'altra a dirlo mi verrebbe una fitta al petto, ma è di psycho-barbie che stiamo parlando, perciò appoggio a mia volta le mani sul banco e con calma mi alzo in piedi.
"Tu stai con lui? Non mi risulta proprio. Forse sei abituata ad intimorire le persone, ma con me non attacca. Non sei la prima stronza, narcisista e viziata che incontro, quindi se hai dei problemi con le ragazze che Jordan frequenta, dovresti parlarne con lui. Così facendo sembri solo quello che sei veramente: una patetica ragazzina frustrata perché per una volta nella vita qualcuno le ha detto di no.", dico. Lei spalanca gli occhi, alza una mano e prova a schiaffeggiarmi, i miei ottimi riflessi prendono la sua mano prima che tocchi il mio viso, e un famigliare velo rosso mi si para davanti agli occhi.
Le giro il polso, glielo contorgo finché lei si piega su se stessa.
"Hayden! Lasciala andare!", dice Mel prendendomi per una spalla.
"Non provarci mai più.", sussurro a quella psicopatica di Victoria lasciandola andare. Lei si porta la mano al petto, si guarda intorno e mentre la classe ride di lei, scappa via con le lacrime agli occhi.
"Stai bene?", domanda Mel.
"Si, forse ho esagerato.", ammetto più a me stessa che a lei.
"È lei che ha cominciato. Non posso credere che volesse schiaffeggiarti! E tu, che riflessi! Poi come le hai storto il polso! È stato.. Wow! Fighissimo.", dice elettrizzata.

Le lezioni passano troppo lentamente rispetto ai giorni precedenti, ed il mio pensiero vola continuamente a Jordan. Mi domando cosa stia facendo, con chi sia, dove sia. Vorrei scrivergli, ma non vorrei risultare una pazza drogata di lui. Durante l'ora di economia Kyle sembra più distaccato rispetto al solito, probabilmente è ancora offeso perché l'ho piantato in asso l'altra sera. Mi dispiace che sia così freddo, ogni volta che provo ad iniziare un discorso lui risponde a monosillabi. Il mio primo istinto è quello di mandarlo a quel paese, ma dato che ha tutte le ragioni per essere arrabbiato cerco di farmi perdonare.
"Ti andrebbe di pranzare insieme?", domando.
"Chi? Io, tu e Jordan?", chiede ironico.
"No, solo tu ed io.", non gli dico che Jordan è assente, penserebbe che è solo una ruota di scorta.
"Va bene.", risponde sfoggiando il primo, vero, sorriso della giornata.

Despite the blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora