Rileggo la lettera per la quinta volta, le lacrime bruciano sulle guance come lava mentre le mani tremanti stringono il vecchio pezzo di carta. La busta mi scivola dalle ginocchia finendo sul pavimento, un angolo di un altro foglio fuoriesce da essa. La raccolgo, faccio un respiro profondo e la estraggo. L'immagine di una famiglia felice mi squarcia l'anima, un donna bellissima, la donna bellissima dei miei sogni sorride a trentadue denti mentre guarda un giovane uomo dagli occhi castano dorati con sulle spalle una bimba dai capelli castano scuro.
Studio a lungo la fotografia provando a dare un senso a ciò che sto guardando, ma nessuna scusa che volteggia nella mia mente è lontanamente realistica. Loro sono i miei genitori, l'uomo robusto che sorride all'obiettivo è mio padre mentre la donna al suo fianco è mia madre.
"Che cazzo significa?", domanda una voce stridula che realizzo essere la mia.
"Hayden, tesoro, avrei voluto dirtelo così tante volte.", inizia mia madre ma i singhiozzi la interrompono, impedendole di continuare. Salto in piedi stringendo la foto nella mano mentre le lacrime scorrono feroci sul mio viso, la rabbia, la paura, la delusione, il rancore ed il dolore salgono in superficie facendomi quasi soffocare dalla forza con cui mi colpiscono.
"Dirmi che cosa? Che non sono tua figlia? O che non sono chi dovrei essere?! Ma tu chi cazzo sei? E loro chi cazzo sono?! Oddio! Non so nemmeno chi cazzo sono io!", inizio a gesticolare come una pazza ma non me ne frega un cazzo. Faida? Omicidi? Sono finita in una fottuta puntata di un qualche stupido telefilm poliziesco! Non può essere, non può succedere a me!
" Tesoro, calmati per favore.", mia madre fa un passo verso di me con una mano al petto e l'altra rivolta nella mia direzione mostrandomi il palmo come si fa con le bestie feroci per cercare di calmarle.
"Non dirmi cosa fare, cazzo!", prendo il vaso dal tavolo e lo lancio contro la parete facendolo andare in mille pezzi. La cosa mi fa quasi sorridere per diversi motivi, il primo è che mi rivedo in quel vaso, la mia vita stava andando alla grande fino ad un'ora fa e adesso, invece, sono a pezzi. Un altro motivo è che mi fa ricordare che anche Jordan aveva spaccato un vaso in casa sua quando avevamo litigato.
Raccolgo il giubbotto è corro fuori dalla porta di casa lasciando la donna che mi ha cresciuta con le mani sul viso ed il cuore visibilmente spezzato. Corro nel buio senza una meta precisa, l'aria fredda non basta a riempirmi i polmoni mentre l'immagine della mia vera famiglia non vuole saperne di sparire dalla mia mente. Sembravo così felice mentre abbracciavo quel papà di cui non ricordo assolutamente nulla. Chissà dove saranno adesso, chissà se stanno bene, chissà come sono, non so nemmeno se sono ancora vivi.
Sto camminando da circa un'ora, i piedi mi fanno male, ma non voglio ancora tornare a casa, non sono ancora pronta per tornare a casa. Mentre girovago come uno zombie per le strade di questa merda di città, un luogo famigliare attira la mia attenzione. L'insegna con su scritto "APERTO" sulla vecchia e lurida porta del Larry's mi dona un sollievo indescrivibile. Giro tra gli scaffali fino a trovare la bottiglia di Vodka liscia che cercavo, il ragazzo dietro al bancone sembra troppo impegnato a messaggiare per disturbarsi a chiedermi l'età oppure per preoccuparsi del perché ho la faccia di una che è stata presa sotto da un treno. Apro la bottiglia appena fuori dal negozio come la peggiore delle barbone alcolizzate e faccio due lunghi sorsi, sento bruciare il petto mentre l'alcol scivola giù per la gola. Mi sento già meglio, almeno adesso il bruciore dell'alcol mi distrae da tutto il resto. Inizio a camminare verso est, in realtà non so dove cazzo sia l'est solo che sembra figo dire "vado ad est", ad ogni due passi un nuovo sorso. Quando la vodka inizia a pesare la metà di quello che pesava quando l'ho comprata scopro di essere arrivata al campo di football della scuola. Potrei sedermi per finire la vodka in pace, i piedi iniziano a farmi male e qui nessuno verrebbe a disturbarmi. Salgo fino in cima agli spalti che non sono molti in questo buco merdoso di città, mi appoggio al corrimano e guardo in basso. Cazzo, è più alto di quanto mi aspettassi. Sento le vertigini e l'adrenalina entrare in circolo.
Chissà quanto male mi farei se cadessi da qui, probabilmente morirei, sono almeno dieci metri di altezza. Sorrido mentre scavalco, mi siedo sopra al corrimano di ferro e continuo a scolare la vodka.
"Hayden!", la voce di Jordan proveniente dal campo mi fa sussultare.
"Hey. Sei qui per fare l'eroe?", lo saluto provando a tenermi con una mano mentre con l'altra scolo la bottiglia.
"Che cosa cazzo stai facendo?", domanda avvicinandosi di corsa, salendo due gradini alla volta.
"Ohh, cos'è questo tono namiccioso?", namiccioso?
"Minaccioso non namiccioso.", mi correggo iniziando a ridere, è proprio divertente 'namiccioso'.
"Puoi scendere da lì, per favore?", domanda a pochi metri da me.
"No. Come hai fatto a trovarmi?"
"Mi ha chiamato tua madre dicendo che eri andata fuori di testa e aveva paura che potessi fare qualche cazzata, perciò ho rintracciato il tuo telefono ed eccomi qui.", ormai è ad un metro da me.
"Non avvicinarti Jordan.", ordino.
"Perché no? Pensavo fossimo una coppia. Scendi da lì e parla con me."
"Non posso."
"Okay, allora stai ferma e ti prendo io, ti aiuto a scendere."
"No! Stai fermo, Jordan. Non puoi salvarmi sempre."
"Si, invece. Pensavo ci guardassimo le spalle a vicenda. Piccola, parla con me, dimmi cosa succede."
"Ma non posso parlarne con nessuno. È una cosa Top secret.", dico a bassa voce, mimando un 'shh'.
"Beh, io non sono nessuno."
"Io si invece.", è così, io sono nessuno.
"Che cosa significa?", domanda stranito.
"Non so dove sono nata, non so chi siano i miei genitori, non so più un cazzo di niente. Tutta la mia vita è una fottuta bugia! Io non so nemmeno più chi sono!", grido provando a lanciare la bottiglia ma la testa inizia a girare fortissimo. Cerco di ritrovare l'equilibrio ma un piede scivola facendomi precipitare. Chiudo gli occhi e sprofondo nel buio.
" Hayden! Apri gli occhi! Hayden! Non ce la faccio se non ti svegli! Hayden, ti prego! Ti prego!", la voce di un angelo sta parlando, sento gocce d'acqua bagnarmi il viso. Sta piovendo? Provo ad aprire gli occhi, non è pioggia, è l'angelo che sta piangendo.
"Nate! Nate! Sono qui! Aiutami, veloce! Sta cadendo! Mi sta scivolando! Ti prego!", chiudo di nuovo gli occhi e non sento più nulla.
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Despite the blood
Teen FictionHayden è una ragazza diciassettenne con problemi di autocontrollo e gestione della rabbia. Tende a mettersi nei guai facilmente ed i continui spostamenti da una città all'altra, a causa del lavoro della madre, non aiutano a migliorare il suo atteggi...