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La casa è bellissima ed impeccabile, esattamente come la ricordavo, però ho la strana sensazione che manchi qualcosa.
"Vuoi farti una doccia prima della cena?", domanda mentre compone il numero del ristorante giapponese.
"Si, magari. Grazie.", mi servirebbe proprio una doccia calda, mi rilasserebbe prima del confronto. Avrei anche tempo per formulare le domande nella mia testa e decidere l'ordine con cui esporle.
"Okay, la devo fare anche io.", afferma.
"Ad..adesso?"
"Dopo di te.", dice. Mi rivolge un sorrisetto malizioso e continua: "a meno che tu non voglia farla insieme."
"Sogna pure, Jordan.", rispondo sfoggiando il sorriso strafottente, che di solito, lui rivolge a me.
"Un uomo è libero di sperare.", conclude prima di iniziare a parlare al telefono. Cinque minuti e venti ordinazioni dopo, riattacca avvisandomi che ci metteranno una mezz'ora ad arrivare.
"Vieni.", dice facendomi strada verso camera sua. Estrae una felpa grigia e dei pantaloni della tuta neri dall'armadio poi con un po' di indecisione negli occhi, apre un cassetto e mi passa dei boxer neri.
"Non c'è molta scelta."
"Sono perfetti, grazie."
"Dammi i tuoi vestiti, così posso metterli in asciugatrice e puoi indossarli dopo.", in realtà preferirei tenere i suoi, ma non posso tornare di nuovo a casa con addosso abiti da uomo.
"Se mi dici dov'è, li metto da sola.", m'imbarazza l'idea che sia lui a farmi il bucato.
"Qui.", dice indicando la piccola stanza di fronte al bagno. Mi mostra anche lo shampoo, gli asciugamani, il pettine e tutto il necessario per la doccia. Lo ringrazio per la ventesima volta, chiudo la porta del bagno ed entro sotto il getto d'acqua calda. Ieri sera mi ero ripromessa di non rivolgergli più parola ed invece eccomi qui, a casa sua, nella sua doccia. Una continua montagna russa di emozioni.
Penso alle domande da porli e una volta compilato un promemoria mentale, lavato i capelli e lavato via i residui del trucco, decido di uscire.
La felpa mi arriva a metà coscia mentre i boxer mi stanno leggermente grandi sui fianchi perciò li arrotolo in vita. I pantaloni della tuta, invece, sono davvero troppo larghi e lunghi, perciò li ripiego e li metto da parte.
Nonostante non abbia usato il balsamo riesco miracolosamente a pettinare i capelli, li raccolgo in uno chignon sulla nuca ed esco dal bagno.
Jordan è a petto nudo, con i jeans neri leggermente abbassati a mostrare l'elastico dei boxer e le braccia appoggiate al bancone a far guizzare i bicipiti. È bello da svenire.
Quando si accorge della mia presenza sembra leggermente smarrito, mi guarda dalla testa ai piedi e nei suoi occhi leggo la malizia.
"I pantaloni mi stavano larghi.", mi giustifico. Lui si avvicina lentamente fino ad arrivare a pochi centimetri da me, mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio poi si china a sfiorarmi le labbra.
"Stai benissimo. Vado a lavarmi prima di cedere alle tentazioni.", si morde il labbro pensieroso, poi si allontana e si dirige in camera. Resto lì, in piedi con il cuore a mille e le gambe molli.
"Mettiti comoda, non ci metto molto.", grida dalla camera. Mi riprendo e decido di acoccolarmi sul divano, prendo il telecomando e facendo zapping trovo una replica di The Vampire Diaries. È una delle puntate più tristi di tutte: quella in cui Damon rimane intrappolato dall'altra parte ed Elena crede di averlo perso per sempre. Quando lei inizia a dirgli che le ha mentito sono già in lacrime e quando lo prega di tornare da lei sono un fiume in piena.
"Che succede?", domanda Jordan avvicinandosi allarmato. Indossa solo dei pantaloncini di cotone che gli arrivano a metà ginocchio, sulla gamba sinistra c'è tatuato un bosco fatto di alberi neri che partono dalla caviglia fino ad un terzo dello stinco e fanno il giro completo coprendo anche la parte posteriore della gamba.
"Niente.", rispondo asciugandomi le lacrime.
"Non starai mica piangendo per quella roba, vero?", chiede trattenendo un sorriso.
"Non ridere! È la parte più triste di tutta la serie!", lui mi guarda con tenerezza, si lascia sprofondare sul divano accanto a me, mi prende tra le braccia e mi fa sedere sopra di lui. Appoggio la testa sul suo petto nudo mentre Damon dice addio ad Elena e Jordan mi accarezza la schiena .
"Ma quindi è morto?", domanda quando Damon viene avvolto dalla luce bianca assieme a Bonnie.
"No, torna in vita nella prossima stagione."
"Allora perché piangi?"
"Perché mi metto nei panni di lei. Se un giorno io amassi qualcuno così tanto come lei ama lui, e dovessi perderlo, mi sentirei morire.", ammetto leggermente imbarazzata.
"Vedrai che non succederà.", mi rassicura.
Qualcuno bussa alla porta.
"La cena.", esclamiamo all'unisono. Sorridiamo e mi sposto controvoglia per lasciarlo andare ad aprire. Il ragazzo che ha portato la cena guarda nella mia direzione, Jordan segue il suo sguardo e si mette davanti a lui, bloccandogli la visuale e senza nemmeno salutarlo gli sbatte la porta in faccia.
"Tavolo o divano?", domanda con le buste tra le mani.
"Tavolo.", rispondo alzandomi per andare ad aiutarlo.
"Allora, sei pronto?", chiedo mentre apparecchiamo.
"Per cosa?"
"Non ci provare, hai promesso di rispondere alle mie domande.", se non dovesse mantenere la parola uscirò da questo appartamento e non tornerò mai più. Lui sospira, poi si accomoda su uno sgabello, lo prendo come un si.

Despite the blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora