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Quasi due metri dopo riesce a prendermi, imprigionandomi fra le sue braccia.
"Lasciami andare, Jordan.", provo a mantenere un tono di voce controllato nonostante il cuore stia per esplodermi nel petto. La mia schiena è completamente appoggiata al suo torace, la sua fronte sulla mia nuca e le braccia attorno ai miei fianchi.
"No.", sussurra tra i miei capelli ormai sciolti e fradici. Mi gira verso di se e appoggia le labbra alle mie. Cerco di tenerle chiuse, non voglio cedere, però d'altra parte un ultimo bacio non si nega a nessuno. Socchiudo le labbra, lui ne approfitta subita e le nostre lingue prendono lo stesso ritmo. Questa volta non è come le altre, non c'è solo passione, c'è altro sotto: la rabbia. Lui è più aggressivo, mi morde il labbro inferiore, mi strattona i capelli con più decisione e mugugna quando faccio lo stesso con lui. Ormai siamo zuppi: probabilmente domani avrò la broncopolmonite ma non riesco a pensare ad altro se non alle sue mani sul mio viso e alla sua bocca sulla mia.
"Andiamo, sennò ti ammalerai.", dice tra un bacio e l'altro. Mi allontano abbastanza da poterlo guardare negli occhi.
"Non vengo da nessuna parte con te, a meno che tu non mi dia qualche risposta.", rispondo con tono fermo. Questa volta non mi farò imbambolare da lui e dal suo sex appeal, voglio delle risposte e se non sarà disposto a darmele non gli permetterò più di tornare nella mia vita.
Lui si passa una mano tra i capelli, chiaro segno di nervosismo. Se non ha nulla da nascondere, perché dovrebbe essere nervoso? Deve esserci qualcosa che non vuole farmi sapere e per come sono fatta io, più cercherà di tenermi all'oscuro più a fondo scaverò.
Incrocio le braccia al petto ed inizio a tremare, non è stata una buona idea uscire senza il giubbotto. Jordan mi osserva per un istante poi si toglie la giacca e me la avvolge attorno alle spalle.
"Grazie, ma così prenderai freddo."
"Non preoccuparti per me, andiamo a casa prima che ti ammali.", dice infine prendendomi per mano. Spero che questo significhi che risponderà alle mie domande.
Mentre passiamo davanti al cinema, guardo il nostro riflesso sulla porta di vetro, lui bello da morire con la maglietta bianca fradicia appiccicata al corpo a mettere in risalto i muscoli e i tatuaggi, i capelli ancora più scuri del solito ed il viso gocciolante sembra ancora più attraente. Io, invece, sembro un criceto bagnato con i capelli fradici ed il trucco leggermente colato sotto gli occhi. Waterproof un cavolo.
Due ragazze, ad occhio poco più grandi di noi, stanno fumando vicino all'ingresso. Quando passiamo davanti a loro, guardano Jordan ammaliate. Vorrei andare a pulire loro la bava sul mento oppure minacciarle di cavare loro gli occhi per giocarci a biliardo, ma forse non è il caso: lui non è il mio fidanzato e soprattutto stringe la mia mano senza degnarle nemmeno di uno sguardo. Perciò decido che posso tenere il mio lato possessivo-ossessivo ancora sotto controllo.
Una volta saliti in macchina Jordan mette in moto e alza il riscaldamento al massimo.
"Andiamo a casa tua?", domando.
"Si. Preferisci andare a cenare da qualche parte prima?"
"No, ordiniamo qualcosa da casa.", voglio avere tutta la privacy necessaria, ho molte domande da rivolgergli e nei luoghi pubblici ci sarebbero troppe distrazioni. Inizierei già da adesso, ma temo che mi abbandonerebbe qui, in mezzo alla strada.
Lui annuisce, attacca il telefono all'autoradio e me lo passa sorridente.
Quando le note di 'Let's Hurt Tonight' dei OneRepublic iniziano ad invadere l'abitacolo Jordan sbuffa.
"C'è qualcosa nel tuo repertorio che non istighi l'autolesionismo?", domanda sarcastico.
"Se non ti piacciono i miei gusti musicali perché fai scegliere a me?" , ribatto.
"Pura curiosità."
"Lo sai che la curiosità uccise il gatto?", chiedo inarcando un sopracciglio.
"Quale gatto?"
"È un modo di dire, Jordan."
"Lo so. Volevo solo innervosirti.", risponde con quel adorabile sorrisetto.

Despite the blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora