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Il giorno del ballo è arrivato in un battere di ciglia, ho trascorso questi giorni nel tormento, nel totale bivio. Ci sono stati dei momenti in cui ero ad un passo dal dire la verità a Jordan su quello che avevo scoperto e dopo la breve discussione sul fatto che avessi usato il sesso come arma di distrazione ero tentata più che mai di parlargliene, ma avevo promesso a mia madre di non farlo perciò avevo tenuto la mia linguaccia al suo posto. In questi giorni Jordan è stato taciturno nonostante provasse a non farmelo notare, deduco che ci sia rimasto male del fatto che non mi apra con lui ma ha paura che una mossa sbagliata oppure una parola fuori luogo potrebbe spingermi a tagliarmi le vene o qualcosa di simile. Oltre al ballo è anche il mio diciottesimo compleanno, di solito adoro le feste in generale ma oggi proprio no, questo compleanno mi fa solo ricordare che in realtà non so quale Hayden stia compiendo gli anni, quella vissuta con i suoi genitori per meno di due anni oppure la Hayden che ha sempre creduto che il padre non ci fosse più e che la madre fosse una donna forte e coraggiosa che l'ha cresciuta da sola. Ieri sera Jordan mi ha mandato un messaggio dicendomi che oggi sarebbe stato via per motivi di lavoro, mi domando cosa debba fare, dove sarà e soprattutto se tornerà in tempo per accompagnarmi al ballo. Decido di restare nel mio lettino il più al lungo possibile, prevedo il compleanno più triste della storia dell'umanità, vorrei che queste lenzuola mi assorbissero come sabbie mobili. È stata un lunga nottata, era da tempo che non dormivo da sola in modo cosciente, ultimamente se non dormivo con Jordan succedeva perché ero troppo ubriaca oppure in ospedale, stare da sola nel pieno delle mie facoltà mentali mi mette a disagio, non faccio altro che pensare ai suoi maledetti occhi blu elettrico che mi sono entrati dentro mettendo radici talmente in profondità da domandarmi cosa ne sarebbe di me se lui decidesse di sparire dalla mia vita, lo so, siamo giovani ma una vita senza di lui sembra l'inferno in terra. Mentre continuo a fantasticare su Jordan, sento mia madre aprire la porta della mia camera, chiudo gli occhi fingendo di dormire, so quanto ci tiene a svegliarmi canticchiando 'TANTI AUGURI A TE' e non voglio rovinare la tradizione facendomi trovare sveglia, come previsto inizia a cantare a squarciagola rischiando di svegliare tutto il vicinato. Sono tentata di fare finta di essere morta ma temo che non la prenderebbe bene, dopo la terza volta che urla "A TE" decido che ne ho avuto abbastanza di questa tortura.
"Grazie, mamma.", grido agitando le braccia cercando di frenare la sua voce da gatto a cui hanno calpestato la coda.
"Oh, tesoro mio! Hai già diciotto anni, è incredibile come il tempo passi così in fretta!", dice asciugandosi le lacrime ai lati degli occhi, ogni anno succede la stessa cosa, lei si commuove ed inizia ad elencarmi le differenze tra la me bambina e la me adulta con frasi tipo 'sembra solo ieri che hai detto le tue prime parole', oppure 'sembra solo ieri quando sei andata per la prima volta all' asilo.', io cerco di consolarla finché non la finisce poi mi da il regalo, se ne va a lavoro ed io a scuola.
"Andrew e Veronica sarebbero così orgogliosi di te.", sussurra tra un singhiozzo e l' altro e questa frase mi spezza il cuore, non capisco come potrei rendere orgogliose due persone che praticamente non ho mai conosciuto.
"Grazie, mamma.", rispondo perché non so che cos'altro dire, le avvolgo le braccia al collo ed aspetto che smetta di piangere.
"Devo darti il regalo.", annuncia divincolandosi dalla mia stretta, la lascio andare e mi sistemo di nuovo sotto le coperte, questo letto sarà il mio migliore amico oggi, non lo abbandonerò fino a quando sarà l'ora di andare al ballo, sempre se Jordan tornerà in tempo per quello. Una fitta di preoccupazione mi attraversa, non ho mai voluto andare ai balli scolastici ma a questo ci tenevo particolarmente, ballare con Jordan indossando quel bellissimo vestito che mi ha comprato sarebbe un sogno. Mia madre rientra pochi istanti dopo con un pacco tra le mani, lo scarto e dentro ci trovo le chiavi di una macchina. La guardo incuriosita mentre lei si agita talmente tanto che a momenti inizierà a saltellare battendo le mani come una bambina di cinque anni.
"Che significa?", domando.
"Guarda dalla finestra.", salto giù dal letto e mi affaccio alla finestra, accanto alla Ford Fiesta di mia madre c'è una bellissima Mini Cooper rossa fiammante con un fiocco bianco sul tettuccio parcheggiata nel nostro vialetto.
"È per me?", sono allibita.
" Si! Non ti piace? ", cerca di decifrare la mia espressione, sembra leggermente preoccupata.
"Si, certo che mi piace! Ma non ho ancora la patente!", le faccio notare.
"Beh, sono sicura che la prenderai entro poco tempo e comunque è un incentivo in più per spingerti a prenderla il prima possibile.", le getto le braccia al collo ed inizio a saltellare di gioia urlando grazie, sembro una tredicenne a cui hanno dato il permesso di andare a vedere il concerto del suo idolo ma non me ne frega nulla, ho una macchina tutta mia!
" Dove hai preso i soldi? ", le chiedo una volta ritrovato un contegno. Mia madre ha un buon lavoro ma sicuramente non prende così tanti soldi da poterci permettere una nuova macchina.
"Li ho risparmiati, ovviamente. E comunque non è nuova di fabbrica, la proprietaria di prima era un'anziana snob alla quale non piaceva il modello, perciò la dava via a poco, sono stata fortunata.", la ringrazio almeno altre mille volte prima di decidermi a lasciarla andare a lavoro.

Despite the blood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora