Capitolo ventinove

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Attenzione! Capitolo finale.

Due settimane dopo...

«No, Lauren, non ho detto la verità. Potevo farlo?» Sospirò per la centesima volta Camila, avvolta in una spirale di frustrazione.

Sapeva che Lauren stava vivendo una pressione non indifferente, ma doveva fidarsi di lei, diamine! Da una parte, tutta quell'insistenza, le aveva anche fatto dubitare che Lauren voleva venisse detta la verità. A che scopo? Non ne aveva idea, ma quando si vive nella fossa dei sensi di colpa tutto diventa pensabile.

Comunque non aveva esposto tale dubbio. Lei l'avrebbe presa male, e non c'era da biasimarla. Però, a volte, durante telefonate petulanti e impazienti come quella, l'incertezza tornava a ronzarle in testa.

«Grazie, Camz.» Sospirò sollevata la corvina, ma di seguito bevve un sorso di acqua tonica .

«Lauren, per quanto io tenga a te, sappi che non sto facendo ciò per proteggerti. Lo sto facendo per proteggere la mia famiglia.» Puntualizzò Camila, che per quanto amore nutrisse per la donna, non sarebbe mai stato abbastanza da eludere la sua moralità.

«Lo so,» un altro sorso, più lungo stavolta «non c'è altro motivo per cui dovresti farlo.» La rassicurò sinceramente, più che consapevole della mole di responsabilità che trasportava Camila.

Si trovava fra l'incudine e il martello, così aveva scelto di non scegliere, e zavorrava entrambe sulle sue spalle: da una parte la fragilità della sua famiglia e dall'altra l'instabilità di Lauren.

«Mia madre morirebbe se sapesse la verità.» Mormorò fra se e se, ma sufficientemente per farsi udire anche dall'altra, che stavolta non ingollò solo un sorso, bensì l'intero bicchiere.

«So anche questo.» È già tanto che non sia morta tu, ebbe la prontezza di zittirsi prima che le tossine prendessero il sopravvento.

«Va bene, adesso devo lasciarti.» Si grattò la nuca e lanciò un veloce sguardo sopra le sue spalle: il barbecue si stava animando e la cortina grigiastra prometteva un succulento pranzo.

«Ma certo.» Lauren aveva già "pranzato": il menù prevedeva sorsi di acqua tonica per primo e coca-cola come secondo. «Possiamo sentirci stasera o avrai da fare?»

«Mia sorella farà una festa per il compleanno insieme alle sue amiche. Credo che sarò impegnata, ma dopo le undici crolleranno tutte.» Ridacchiò la cubana, rimembrando marachelle infantili che parevano la fine del mondo e invece erano solo l'alba di nuovi tempi.

«D'accordo, tanto sarò ad una cena di lavoro. Normani ha avuto la splendida idea di rilanciare sul mercato alcuni progetti iniziati e mai finiti di mio padre. Sai, per l'anniversario dell'azienda... Quindi è ok! Alle undici e uno sarò tua.» Concluse ammiccante Lauren, beandosi della risatina celestiale della cubana, la stessa che suonava vicino al suo orecchio quando Camila giaceva sul suo petto ancora tamburellante.

«Allora a dopo.» Le mandò un bacio che Lauren non fece in tempo a reciprocare perché la cubana aveva già attaccato.

Restò a fissare la cornetta per qualche istante, pensierosa. Inumidì le labbra con la lingua, emise un sospiro che la diceva lunga e inserì l'aggeggio nel suo apposito spazio.

Fortunatamente il menù di quel giorno era abbastanza generoso da mettere in lista anche il dessert... Stappò la bottiglia di whisky e ne versò due dita, poi si ripromise che sarebbe stato l'ultimo bicchiere della giornata.

Intanto Camila si destreggiava fra ragazzine affamate e la montagna di regali alla sua destra. Sinu era impegnata a ripartire la torta in fette uguali, così da non scatenare gelosie al gusto crema fra le invitate. Sofia non si allontanava più di qualche passo dalla sorella. Anche se il tono acido e l'espressione indifferente erano rimaste dei must nel suo repertorio, a Camila non sfuggivano le occhiate che la minore le scagliava quando era impegnata a far altro, come se volesse accertarsi che non si fosse volatilizzata dietro i pacchi regalo. Malgrado la sinteticità e talvolta la scontrosità nelle risposte -del tutto comprensibile valutando gli anni che la cubana non si era fatta viva-, Camila sapeva, sentiva, che la sorella non avrebbe potuto far altro che sorvegliarla a vista.

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