La camicia le ricadeva largamente su spalle e fianchi, snellendo ancora di più la sua figura esile nelle maniche più lunghe delle dita. Gli occhi faticavano ad adattarsi alla penombra, distingueva suppletivi, quadri e quant'altro più con l'immaginazione che i sensi. Doveva essere mattina presto, l'ululato del vento altro non era che un refolo adesso, e l'acquazzone si era estinto in uno stillicidio quasi rilassante. Camila prevedeva ingenti danni un po' in tutto il paese, ma non aveva ancora avuto l'ardire di accendere la tv è constatare con i suoi occhi. La verità era che non sapeva dove fosse il telecomando. Non riusciva a trovare l'interruttore per le luci, figuriamoci...La dimora di Lauren era più una roccaforte: anche se difettava di ponte levatoio e fossato, era tempestata di allarmi, microcamere, sistemi di sicurezza sensibilissimi. In più, era talmente smisurata che per andare dalla camera dal letto al bagno si era persa due volte. A cosa le servisse, tutta quella grandezza, proprio non se ne capacitava. Certo, era splendida, ma rimbombava chiaramente l'eco della solitudine. Le sembrava quasi masochistico vivere lì.
Proseguì l'escursione attraverso un corridoio più ampio. Le pareti qui erano ornate di quadri moderni che nella semioscurità apparivano anche un po' sinistri, ma non veniva meno il tocco stilistico, anzi, forse era ancor più valorizzato. Camila si soffermò su un dipinto che geometricamente sbozzava una figura. La cubana si fece più vicina, aguzzò la vista e si focalizzò sulle spigolosità. Non ne rintracciava un'immagine inequivocabile, però era quasi certa che ci fosse.
Assorta nei suoi pensieri e spalleggiata dal silenzio e dal buio, trasalì quando due braccia le cinsero il bacino, avvinghiandola da dietro. Camila si lasciò stringere, appoggiando la testa all'indietro. Non aveva bisogno di riconoscere la "figura", in questo caso: ne conosceva già le fattezze.
«Che ci fai sveglia a quest'ora?» Sussurrò, baciandole il collo. Sulla sua pelle si era depositato un po' di profumo intriso nel colletto della camicia. Camicia che apparteneva a lei.
«Spero non ti dispiaccia.» Le dita della donna lambirono flebilmente la pelle scoperta sulle braccia della corvina.
«Che stia ficcanasando in casa mia o che lo stia facendo senza di me e con la mia camicia addosso?» Un sorriso procace affiorò sulle sue labbra, sorriso che crebbe esponenzialmente quando Camila si voltò di scatto e con espressione offesa.
«Non sto "ficcanasando"!» La colpì con un pugno ben assestato sul petto, ma ciò non impedì alla corvina di rovesciare la testa all'indietro in una risata soave.
«Va bene, tranquilla.» Si strinse nelle spalle: «Non mi dispiace.» In un noto melliflue i loro occhi si abbracciarono più intimamente dei loro corpi.
«Non sto comunque ficcanasando.» Camila si sporse un po' in avanti, sfregò la punta del naso contro il mento della corvina, lentamente si fece più vicina alle sue labbra, mentre i suoi occhi scalavano sulle guance plumbee della donna.
«Come ti pare.» Lauren rimase a rimirarla, inerme, ma con le labbra schiuse e vibranti.
La cubana strusciò il suo naso contro quello dell'altra, respirando contro il suo respiro. Lauren si protese leggermente in avanti, muovendosi prima verso l'alto e poi verso di lei, ma la cubana la sorprese in contropiede, distaccandosi leggermente: «Non ci sono luci in questa casa?»
Lauren ridacchiò, sospirò divertita, e a voce un po' più in alta scandì: «Luci.»
Lentamente i neon disseminati sul soffitto diffusero una fascio giallognolo, rischiarando il corridoio. La cubana seguì affascinata e stupefatta la passeggiata della fonte visiva, tornando a rimirare Lauren solo una volta che tutto il corridoio si fu acceso. «Un tantino esagerato, non credi?» Sottolineò enfatica.
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Towers 2
FanfictionCONTINUO TOWERS 1; Leggere la prima parte. La verità è venuta a galla. Quasi tutta. Le strade di Camila e Lauren si sono inevitabilmente separate, ma, a distanza di 3 anni, nessuna delle due è più la stessa. Ancora qualche segreto dovrebbe essere...