Camila tamburellò le dita sul sedile dell'auto. Non era più così sicura che fosse stata una buona idea.Voleva sapere la verità, ovvio, ma era davvero pronta ad accettarla? Le cose fra lei e Lauren si stavano stabilizzando solo adesso, ed erano ancora molto precarie. Non desiderava ripiombare nello sconforto, tantomeno nella rabbia che l'aveva accecata per tempo immemore. Ma riconosceva che scappare dalla verità era da codardi, e perciò non fece inversione, ma filò liscia sulla strada stranamente sgombra, godendosi il paesaggio luminoso che accendeva New York come un albero di Natale.
Lauren aveva prenotato un tavolo ad un ristorante fuori porta, un luogo abbastanza appartato per poter conversare senza interferenze. Erano entrambe abituate alle attenzioni pubbliche, ma quella sera non desideravano averne.
L'autista della corvina lasciò Camila al luogo dell'incontro. Lauren l'aspettava fuori dal locale, era vestita "comodamente elegante". I pantaloni ricadevano larghi sulle gambe, i tacchi slanciavano la sua silhouette e la maglia semplice lasciava scoperto il petto, ornato con una collana a pendente. La cubana aveva optato per uno stile alquanto affino: jeans attillati, tacchi neri e una maglia un po' più osé.
«Aspetti da molto?» Domandò la cubana, sfregando le braccia per riscaldarsi dalle folate.
«Non sai da quanto.» Camila rise, ma Lauren non era mai stata così seria.
La corvina le sostenne la porta per farla entrare, l'accompagnò al tavolo che aveva previamente prenotato, ordinò una buona bottiglia di vino e si prese la libertà di consigliare la cubana sul menù. Camila, essendo profana a tanti vezzeggiamenti, si lasciò indirizzare senza esitazione. Nel frattempo ingannarono l'attesa sgranocchiando grissini e parlando del più e del meno.
Nessuna delle due aveva il coraggio di intavolare la questione primaria per cui si trovavano lì, ma tutto quell'evitare il fulcro dell'incontro non faceva altro che rimarcarlo.
«Per quanto riguarda la faccenda "hacker" come ti senti?»
Lauren prese un bel respiro, oscillò un po' con la testa ma sorrise: «Sono fiduciosa.» Non era vero, Camila lo sapeva, ma anche lei sorrise.
Il cameriere tornò a servire i piatti e a rabboccare i bicchieri, quando si dileguò il silenzio che aleggiò al tavolo fu alquanto suggestivo, ma mai quanto il goffo e accidentale scontro fra le caviglie sotto al tavolo. Camila dovette inspirare profondamente e sorseggiare del vino per acquietarsi.
«Sei abbastanza sazia da poter parlare?» Fu Lauren a prendere le redini, ma solo al dessert.
Camila annuì, angosciata e sgomenta ma annuì. Il tempo per prepararsi alla verità non è mai abbastanza, tanto vale infrangerlo subito.
«Che cosa vorresti sapere?»
Bella domanda. Cosa voleva sapere davvero? Tutto? Niente?
«Non so, Lauren.» Sospirò, stringendo la piccola forchetta brutalmente. «Tanto per cominciare, vorrei sapere se Chris sa che io sono al corrente della verità.»
«Si, lo sa.» La cubana la squadrò con uno sguardo che parlava da solo. «Non l'ha presa bene, non si fidava di te. Sono passati anni ormai, quindi credo si sia semplicemente abituato all'idea.» Espose placidamente.
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Towers 2
FanfictionCONTINUO TOWERS 1; Leggere la prima parte. La verità è venuta a galla. Quasi tutta. Le strade di Camila e Lauren si sono inevitabilmente separate, ma, a distanza di 3 anni, nessuna delle due è più la stessa. Ancora qualche segreto dovrebbe essere...