La cubana si svegliò con una bottiglia vuota di prosecco e la parte destra del letto vuota. La sveglia indicava le dieci di mattina. Mugugnò contraddetta, stropicciandosi gli occhi prima di trovare il coraggio di issarsi sui gomiti e quindi stropicciarli di nuovo. La camera era immacolata, solo le lenzuola erano appiccicose ed emanavano un odore pungente di fragola. La cubana raccolse la bottiglia derelitta ai piedi del letto, e si trascinò in piedi. L'equilibrio venne immediatamente minacciato dalla scorta di bollicine che fertilizzavano i suoi neuroni. Le sinapsi dovevano essersi rallentante, o almeno era questa l'impressione che aveva, dato che muovendosi le pareva quasi di trasportare piombo invece che un arto. Aceticolina del cazzo, brontolò dentro di se, scuotendo forsennatamente il capo per disperdere le ultime superstite tossine.Gettò la bottiglia ormai svuotata nel cestino, miracolosamente riuscì a raggiungere il bagno e accendere l'acqua calda. Si fece un lungo bagno che l'aiutò notevolmente a recuperare lucidità. Dopodiché tornò in stanza e controllò il telefono.
Sbarrò gli occhi, esterrefatta dalla mole di notifiche che si succedevano sul display, anch'esso appiccicoso e odoroso di fragola.
Era ancora in reggiseno e mutandine quando, irriflessivamente, la prima persona che richiamò fu Normani. Non era solo il primo nome che lampeggiava sullo schermo, era anche forza d'abitudine. Prima, quando accadeva qualcosa in azienda, Normani era la prima persona che contattava, lavorandoci gomito a gomito. Stranamente non aveva mai perso il vezzo.
«Pron...» Camila non riuscì nemmeno a pronunciare le prime parole che la donna attaccò bottone.
«Ma dove cazzo eri?! Vabbè, non voglio saperlo, basta che ti muovi. Porta il tuo culo nella hall, adesso.» Ingiunse frettolosa.
«Si, ma...» Niente da fare, aveva già chiuso.
La cubana sbuffò. Appunto: odiava stare nel mezzo. O tutto o niente.
Indossò i primi vestiti che le capitarono sotto mano, senza preoccuparsi molto del fatto che il nero non si abbinava al blu e le scarpe erano slacciate erano un rischio. Scese a rotta di collo verso la hall, ogni minuto più angosciata.
È successo qualcosa a Normani? È successo qualcosa fra Normani e Dinah? È successo qualcosa a Lauren?
Le domande si affollavano nella sua mente, ma solo Normani in persona avrebbe potuto soddisfare la sua fame. Quando la cubana sopraggiunse nella hall, trovò un comitato tutto riunito. Erano tutte lì. Tutte tranne Lauren.
La sua ansia crebbe, così come il suo batticuore. Perché non è qui? Dov'è? Che le è successo? Lauren? Dov'è Lauren? Dov'è Lauren?
«Dov'è Lauren?» Fu la prima cosa che chiese, senza nemmeno dare il buongiorno.
Il fermento era concitato e agitato, si avvertiva dai feromoni che i loro corpi sprigionavano.
Dove cazzo è Lauren?
«In aeroporto, sta partendo per New York.» Dichiarò Normani, spiazzando la cubana ma mettendo a tacere gli scenari più infausti.
Grazie a Dio.
«Perché?» Si corrucciò la cubana, scuotendo appena la testa.
«Fuga di notizie.» Normani non era autorizzata a profondersi in dettagli, ma lo sguardo che si scambiarono disse tutto.
Qualcuno all'azienda si è lasciato scappare della collaborazione, cazzo.
«E cosa facciamo?» Domandò Ally che, seppur ignara alla materia, era sempre pronta a tendere una mano.
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Towers 2
FanfictionCONTINUO TOWERS 1; Leggere la prima parte. La verità è venuta a galla. Quasi tutta. Le strade di Camila e Lauren si sono inevitabilmente separate, ma, a distanza di 3 anni, nessuna delle due è più la stessa. Ancora qualche segreto dovrebbe essere...