16. Un principio d'infarto

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Alyssa


Sbianco. Sono spacciata: mi uccideranno. Ormai sono certa che, con ogni probabilità, mi faranno a pezzettini e seppelliranno il mio corpo chissà dove.
Stranamente, durante quelli che credo essere gli ultimi minuti della mia esistenza, non rivivo le tappe salienti  della mia breve vita fino a questo momento, come succede nei film o nei libri. Non penso nemmeno a mio padre e mia madre, che si dispereranno di certo per la mia prematura dipartita. No, in quelli che credo saranno gli ultimi istanti della mia esistenza io ho ripenso all'oroscopo che ho letto questa mattina.

"Scorpione: non essere troppo rigido mentalmente, cerca di seguire di più il tuo istinto e sarai premiato".

Ho seguito il mio istinto e in questo momento sto per soccombere.

Visto cosa si ottiene dando ascolto alle stelle? Grazie tante, oroscopo!

Mentre me ne resto in attesa di sapere come morirò, rivivo la serie di eventi che mi ha condotto fino a questo punto.

Tutto ha avuto inizio con una sola e unica stupida decisione sbagliata: pedinare Adriel e il suo gruppetto. Lungo l'intero tragitto che conduceva chissà dove, ho trattenuto il fiato, convinta che, se solo mi fossi concessa di respirare, mi avrebbero scoperto.

Mi sono tenuta a debita distanza da Adriel, Kaleen, Amabel e gli altri, come una vera professionista.

Almeno tutti quei film d'azione che ho guardato assieme a Trevor mi sono serviti a qualcosa.

Come sospettavo la nostra destinazione era la Mansfield e, per fortuna, sono riuscita a nascondermi tra gli alti scaffali in legno della biblioteca senza essere scoperta.

Dalla mia posizione non vedevo nulla, così ho afferrato un pesante libro dalla mensola per riuscire a sbirciare il gruppetto. Le mie dita si sono strette nervose attorno alla copertina nera e lucida, in cui vi erano impresse l'immagine di una galassia ellittica e la scritta "Stephen. W. Hawking - dal Big Bang ai buchi neri, breve storia del tempo".
Ho deciso di tenerlo in mano perché, nel caso qualcuno si fosse accorto della mia presenza, avrei potuto sempre cercare di giustificarmi inventando qualche scusa su una fantomatica ricerca che avrei dovuto effettuare.
Un'altra scelta stupida che ha fatto sì che la legge di Causa - Effetto incombesse su di me.
Se non avessi tenuto in mano quel libro le cose sarebbero andate in maniera diversa? Adesso penso di sì.

Mi sentivo una pazza per essermi ridotta a tanto: ero aggrappata a quel libro, con una forza tale che sembrava ne andasse della mia stessa vita, in ginocchio e tesa come una corda di violino, mentre tentavo di spiare al pari di una stalker quei cinque ragazzi.
Si sono accomodati attorno a un tavolo ovale e Adriel ha preso la parola, facendo riferimento a un misterioso progetto d'integrazione.

Il mio cervello ha cominciato a formulare varie ipotesi.

Forse provengono da qualche luogo malfamato? Questo conferma l'ipotesi della gang... o forse sono studenti stranieri e nessuno ne è al corrente...

Mentre la mia testa cercava di trovare un nesso logico a quelle parole, uno dei ragazzi si è alzato dal tavolo e ha iniziato a camminare nella mia direzione, facendomi prendere un colpo.

Ho cominciato a sudare freddo e ho trattenuto di nuovo il respiro.
Per fortuna, grazie alle parole di Adriel, si è bloccato a pochi passi dal punto in cui ero nascosta. Appena si è allontanato dal mio nascondiglio, ho svuotato i polmoni da tutta l'aria che avevo trattenuto.

Cavolo, c'è mancato davvero poco che mi scoprisse!

Sollevata, sono tornata a sbirciare dal varco che ho creato tra i libri.
Adriel se ne stava in piedi, immobile come una statua, mentre gli altri quattro ragazzi continuavano a parlare alla rinfusa, sempre più agitati. Dalla mia postazione sono riuscita a comprendere che discutevano di un possibile piano di fuga. Non ci ho capito nulla.

Alpha - the escapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora