18. Il padre di Delaney. (pt.2)

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Alyssa

«Sto ancora tremando. Quando Adriel saprà che lui è stato qui darà di matto!» esclama Delaney, ancora sconvolta.

Inserisco la chiave nella toppa e faccio scattare la serratura, poi spalanco la porta e la invito a entrare. Nell'istante in cui varco la soglia di casa, richiudo l'uscio alle mie spalle a doppia mandata. Sono ancora sconvolta per la scoperta che ho appena fatto: il supervisore è il dottor Ryes, il medico a capo del progetto Viatorem, quello che mi ha salvato.

Com'è possibile che siano la stessa persona?

I pensieri mi si accavallano nella testa, formulo varie ipotesi, ma tutte mi sembrano impossibili. Inizio ad avere il sospetto che non sia una coincidenza se Adriel e compagni frequentano l'MSU, così come non è un caso che oggi si sia presentato al campus per portarci a casa. Lui ha architettato tutto, per qualche motivo che ora mi sfugge, lui voleva che le nostre strade si incrociassero e la cosa mi getta ancor di più nel panico.
Poggio il palmo della mano sulla tasca dei jeans in cui ho infilato il suo numero di cellulare e rabbrividisco. Non so nemmeno io se mettere al corrente o meno Delaney della mia scoperta, perché ha già tante preoccupazioni e io non ho ancora ben chiaro qual è il piano di quell'uomo.

«È stato orribile, aveva quel sorriso inquietante stampato in volto mentre mi osservava. Pensi che sappia che volete scappare?»

Lei soppesa le mie parole, passandosi più volte la mano tra i corti capelli color cioccolato. «Non credo, altrimenti a quest'ora non saremmo qui a discuterne. Penso nutra un interesse morboso nei tuoi riguardi, perché non capisce come mai Adriel sia così incuriosito da te.»

Mi porto una mano al petto, proprio sopra al tessuto della maglietta che cela la mia cicatrice e stringo il tessuto di cotone tra le dita. «Non credo sia questo il motivo, io credo che...» ma non riesco a terminare la frase, a confessare a Delaney che in qualche modo siamo tutti collegati, che devo a quell'uomo il mio cuore nuovo, perché l'apparizione di mia madre, intenta a scendere le scale, mi coglie alla sprovvista.

«Oh, sei già tornata!» esclama abbracciandomi, poi mi lascia andare e rivolge la sua attenzione alla ragazza al mio fianco.

«Io sono Samantha, la madre di Alyssa» si presenta.

«Mamma, lei è Delaney, una mia compagna di corso» mi sbrigo a chiarire.

L'aliena agita la mano a mo' di saluto. «Salve.»

«E la tua amica si ferma per cena?» chiede mia madre, raggiante all'idea di avere ospiti da sottoporre ai suoi esperimenti culinari.

«Sì, l'ho invitata a fermarsi per la notte. Spero non sia un problema.»

Mia madre le sorride. «Certo che no. Ora devo tornare al lavoro, ero passata solo a prendere qualche documento per la riunione. Ci vediamo stasera. Fate le brave, ragazze!» esclama e afferra la sua ventiquattr'ore dalla cassettiera che c'è in entrata.

«Certo, mamma» rispondo esasperata per la sua raccomandazione.

Cosa pensa che faremo in sua assenza, un torneo di birra pong?

«Sembra simpatica» afferma Delaney, una volta che mia madre è uscita.

«Sì, è ok» mi limito a risponderle, poi comincio a salire i gradini che portano al piano superiore e le faccio cenno di seguirmi.

Mi blocco di fronte alla porta in legno scuro che custodisce la mia stanza e l'apro.
Delaney entra e si guarda attorno.
La vedo posare lo sguardo sul poster di Albert Einstein, appeso sulla bianca parete sopra al mio letto, noto che indugia con lo sguardo sull'armadio bianco e sulla panca situata sotto la finestra, poi scruta la foto che ritrae me e Melissa al mare racchiusa in una buffa cornice, posata sopra il comodino. Infine, osserva il soffitto, il pezzo forte della mia stanza, che ho tappezzato con la carta da parati: una riproduzione fedele della via lattea.
A quella vista sorride divertita, poi si avvicina alla finestra, posa la punta del dito sulla copertina logora della mia copia di "Cime tempestose", che si trova sopra alla panca. La scansa di lato, provocandomi una smorfia, e si siede.

Alpha - the escapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora