24. Abbiamo perso

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Adriel

Ci guardiamo attorno circospetti, ma non vediamo altro che le opprimenti pareti grigiastre che paiono restringersi e soffocarci a ogni passo. Tendo l'orecchio, ma non capto rumori di alcun genere provenire dal lungo e anonimo corridoio. Avanziamo come felini, con passo felpato, tesi al limite e pronti a scattare al minimo fruscio.
Raggiunta la metà del percorso, noto che su ambo i lati cominciano ad apparire molte porte.
Un brivido mi corre lungo la spina dorsale e non comprendo se è per il freddo o per la tensione.

«E ora?» sussurra Malaki, con il fucile stretto tra le mani. «Che si fa? Non possiamo aprirle tutte.»

Mi guardo di nuovo attorno: il corridoio continua a essere deserto, silenzioso e, se da un lato la cosa va a nostro vantaggio, dall'altro mi mette i brividi. «Ci toccherà farlo invece, sperando di non incappare in spiacevoli incontri» replico, sempre più nervoso.

Kaleen e Malaki annuiscono, poi si portano in testa al gruppo, posizionandosi nello stesso istante di fronte agli usci collocati alla destra e alla sinistra della corsia. Poggiano esitanti le dita sulle maniglie d'acciaio e noi rimaniamo in attesa, trattenendo il fiato. Le abbassano con un gesto secco, ma nulla, nessuna delle due scatta.

«Provate con i pass» suggerisco speranzoso.

Entrambi posizionano il tesserino magnetico sul lettore di codice a barre, ma non scatta nessuna serratura: quelle dannate porte non vogliono saperne di aprirsi.
Proseguiamo decisi ancora per qualche passo e i due tentano di spalancare anche le successive, ma il risultato è lo stesso: rimangono perfettamente sigillate.

Kaleen si volta a guardarmi, la fronte corrugata che tradisce la sua preoccupazione. «Questo posto non mi piace, Adriel. Dove diamine sono tutti?»

Scrutiamo ancora l'intero perimetro del corridoio, in silenzio, ma non percepiamo alcun suono e di eventuali soldati non vi è traccia.

Ha ragione: sembra la calma che precede la tempesta. È tutto troppo semplice...

Mentre l'ansia mi attanaglia lo stomaco, il panico comincia a strisciare insidioso tra i meandri della mia mente, instillando il dubbio: e se fosse una trappola?

«Ormai siamo qui, dobbiamo andare avanti» replico, ostentando una sicurezza che al momento non possiedo.

Voglio credere che andrà tutto bene. Ho bisogno di credere che non abbiamo coinvolto Alyssa e Melissa in questo casino per finire in una trappola, come temo. Procediamo ancora di qualche passo, Kaleen ritenta con la quinta porta collocata a destra, ma non si schiude. Malaki afferra il pomello della sesta e quello, all'improvviso, scatta. Si volta a guardarci esterrefatto e rimaniamo tutti pietrificati sull'uscio per la sorpresa, fissandolo attoniti. 
Il mio corpo comincia a tremare, scosso dalla violenza dei battiti accelerati dei miei due cuori.

Cosa troveremo all'interno?

Non sappiamo che aspettarci, ma siamo tutti pronti a scappare in un lampo se fosse necessario. Nessuna voce o fruscio sembra provenire da dietro quel blocco di freddo acciaio.

«Che aspetti, entriamo» lo incoraggio.

Malaki si passa nervoso la mano sugli occhi, poi, finalmente, si decide ad aprire, tenendo stretto il fucile tra le mani, pronto a far fuoco in caso di pericolo.

Una volta superato il battente, nessuno ci si avventa contro, ma la mia mente fatica comunque a elaborare la scena che ci si para davanti. Uomini armati fino ai denti, soldati in mimetica stipati in ogni angolo della stanza, che ci puntano contro le canne delle loro armi.

Il tempo pare fermarsi, restiamo tutti immobili: noi fissiamo loro e loro ricambiano con occhiate minacciose. Nessuno parla e nemmeno osa muovere un solo muscolo.

Alpha - the escapeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora