À poil

3.1K 139 44
                                    

Maxence si sveglia il giorno dopo la sfuriata nel locale, con un terribile mal di testa ma decisamente più lucido e sobrio di quanto non lo fosse ieri sera. Si stringe gli occhi cercando di scacciare il sonno che incombe ancora su di lui e poi prende il cellulare per controllare l'ora, per poi scoprire che sono le undici passate del mattino. Ricorda davvero poco di quello che è successo ieri sera dopo aver litigato con Axel in quel bagno, è uscito fuori per prendere una boccata d'aria e cercare di farsi passare la sbronza e avrebbe voluto chiamare Camille perché sapeva che era la cosa giusta da fare, sentirla a telefono e chiederle come stava, cosa stava facendo, se lo stava pensando o se non lo stava facendo affatto proprio come lui, ma si sentiva talmente uno schifo e con così tanti sensi di colpa che alla fine è rientrato e si è scolato qualche altro drink e si è goduto la compagnia di Coline e Lula, mentre Axel cercava di intrattenersi con Paul e Robin. E poi il buio, non ricorda nient'altro, soltanto Coline che lo riporta a casa quando Axel invece andava via con i ragazzi. Forse. Accidenti, ricorda davvero poco.

L'unica cosa che sa è che deve chiedere scusa ad Axel per come si è comportato, perché aveva ragione. Non ha nessun diritto di essere geloso, né di Anne, né di Manon, né di qualsiasi altra ragazza abbia fatto parte del suo passato, del suo presente e del suo futuro. Sono stati i drink a farlo parlare, a ridurlo in quello stato, una poltiglia informe di gelosia che voleva soltanto mettere le mani addosso a quel ragazzo e marchiarlo per urlare al mondo che era suo. Axel non è suo. Axel è suo amico e deve scusarsi, deve dirglielo che era ubriaco e che gli dispiace per come si è comportato.

Va in bagno a darsi una sistemata, si lava, si veste, controlla Brian e poi esce di casa per raggiungere l'appartamento che sta sul suo stesso pianerottolo. Bussa al campanello e aspetta pazientemente che l'amico arrivi ad aprirlo, ma dopo un minuto è ancora lì davanti alla porta. "Axel, dai apri, lo so che sei lì" gli dice e - Dio, no, in realtà non lo sa e tra l'altro non sente neanche Ouba abbaiare come fa sempre quando bussa al campanello. Controlla la solita pianta vicino alla porta e non trova più la copia delle chiavi che è sempre stata lì. "Ax, ci sei? Voglio solo scusarmi, per favore. Ti preparo la colazione come offerta di pace" propone, terribilmente frustrato.

E proprio quando sta lì a snocciolare scuse e metodi per farsi perdonare sente una porta aprirsi, ma non quella che ha davanti, bensì quella dell'appartamemento che sta sul loro stesso pianerottolo, quello che sta esattamente di fronte quello del suo amico. Vede Amelie, la simpaticissima vecchietta a cui oramai sia lui che Axel si sono affezionati, uscire fuori e fermarsi sul zerbino. Ha i capelli bianchi e ricci vaporosi sulla testa, il suo solito sorriso adorabile e un grembiule addosso con qualche macchia di sugo qua e là. "Ciao tesoro, ho sentito la tua voce."

"Amelie, buongiorno" la saluta Maxence, imbarazzato. "Uhm, ti ho disturbata? Scusami, stavo cercando di farmi aprire da Axel. Sai com'è, abbiamo litigato" le dice, sentendosi un po' in colpa per essersi messo a parlare qui in mezzo e magari per averla disturbata.

"Figurati, piccino, non mi hai disturbata affatto. Solo che ti ho sentito e volevo dirti che Axel non c'è, è partito stamattina presto" gli dice, dispiaciuta e anche un po' sospettosa perché sa che i due sono amici e trova strano il fatto che non glielo abbia detto. "Non lo sapevi? In effetti quando mi ha portato Ouba stamattina ero un po' confusa. Ha detto che andava di fretta perché avrebbe potuto perdere l'aereo e mi ha chiesto il favore di occuparmi della sua piccolina, perché non aveva il tempo di portarla a qualcun altro. Sono sempre felicissima di stare con quella palla di pelo e lui lo sa, anche se per così tanto tempo, ma mi sembrava strano che non l'avesse portata a te - "

"Axel è partito?" le chiede Maxence, con un filo di voce e improvvisamente pallido. "E cosa vuol dire "per così tanto tempo"? Quanto starà via? E dove andato?"

Pas peur Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora