"Un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa."
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"È stato bravo oggi, eh?"
Axel sta mettendo in ordine le varie scartoffie e i pezzi di copione che domani deve riguardare, quando Eric, che se ne sta poggiato alla parete del dietro le quinte, guarda un punto indefinito del palco. Hanno appena finito di fare le prove e i ragazzi stanno raccogliendo piano piano le loro cose e stanno andando via, e anche se ci sono ancora un bel po' di loro, Axel capisce bene a chi si sta riferendo. A quel ragazzino coi capelli scuri e gli occhi chiari che sta seduto sulla scaletta in fondo al palco, quella che porta giù in platea.
"L'arte è strana. Quando stai male, o in generale sei triste per qualcosa, in qualche modo ti riesce meglio" risponde Axel, osservando per un attimo Mathias che si sta torturando le dita con aria assorta. Sente lo sguardo confuso del suo amico addosso, così decide di continuare. "Ha qualche problema di- be', diciamo di cuore. Lo so perché si è confidato con me."
"Sì è confidato con te?" gli chiede Eric, con un sorrisetto impertinente. "Con te, Mister Antartide?"
Axel gli lancia un'occhiataccia, e nel girarsi verso di lui per un attimo incrocia lo sguardo di Maxence, accorgendosi che lo sta fissando da lì, il centro del palco. "Che c'è, non ci credi? La settimana scorsa siamo rimasti solo io e lui dopo le prove e abbiamo parlato un po'. Da quella sera ci siamo visti altre volte e spesso quando non sta bene mi telefona."
"E tu glielo permetti" asserisce Eric, guardandolo dubbioso. "Non è che ti piace il ragazzino?"
Axel sbuffa una risata, divertito. "Sei un coglione. Non faccio tutto solo per il sesso. E, a proposito di ragazzini" continua, afferrando uno dei copioni dalle scartoffie. "Domani dobbiamo sistemare la parte di Roby. Non è male, diamogli più spazio e rileggiamo la parte del Vanitoso, così cerchiamo di capire cosa possiamo aggiungere-"
"E a me non aggiungi niente?"
Axel sta ancora guardando Eric quando una voce richiama la sua attenzione, e fulmina il suo amico per il sorriso malizioso che si è formato sul suo viso appena Maxence ha cominciato a parlare. Si gira lentamente verso il protagonista del suo spettacolo e ricambia il suo sguardo, mettendosi a braccia conserte. "Non ti starai montando un po' troppo la testa, Piccolo Principe?"
"Oh andiamo, lo so che mi adori" risponde Maxence a tono, sistemandosi il cappellino sui capelli e guardandolo con un sorriso che gli fa girare la testa. "Ci vediamo domani pomeriggio. Ciao Eric. Ciao capo" senza neanche aspettare una risposta si infila tra di loro e li sorpassa, dirigendosi verso l'uscita.
Lo guardano andare via, e appena sparisce dalla loro visuale, è Eric a rompere il silenzio. "Axel"
"Non. Dire. Una. Parola."
"E dai" sbuffa Eric, alzando gli occhi al cielo. "Sono passati sette anni ed è ancora pazzo di te. E no, prima che tu me lo chieda, non mi ha detto niente del genere. Non osa parlarmi di te da quando ha scoperto che scopiamo, ma si vede che gli da fastidio. E faglieli un po' gli occhi dolci, antipatico."
Axel si infila il cappotto e si sistema la borsa sulle spalle, cercando di sembrare indifferente a ciò che il suo amico sta cercando di dirgli e di convincerlo a fare. "Eric, tu guardi troppi film d'amore, cambia un po' genere. E ora sul serio, fammi andare che quando sono uscito qualche ora fa ho visto Ouba un po' sottotono, non voglio lasciarla troppo tempo sola. Puoi chiudere tu qui, per favore?"
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Pas peur
FanfictionAxel Auriant e Maxence Danet Fauvel si conoscono sul set di Skam France e la chimica è immediata. I due vanno d'accordo fin da subito e tra loro nasce un bellissimo rapporto, un sentimento che va oltre qualsiasi forma d'amore abbiano mai sperimentat...