Tutti gli eserciti del mondo

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"Mamma, ciao!"

Axel è assolutamente sorpreso quando apre la porta di casa e si ritrova davanti la donna che lo ha messo al mondo. Davvero, è sorpreso. Davvero, davvero, sorpreso. Non si aspettava questa visita. E quando hanno bussato al campanello non ha affatto sospettato che potesse essere lei. Davvero, è pronto a giurarlo su qualcosa a cui non tiene particolarmente. E sua madre è davvero carina oggi, ha i soliti capelli biondi lunghi fino alle spalle, il sorriso materno che solitamente hanno le madri e un cesto di biancheria pulita che tiene saldamente tra le braccia. Che dire, la mamma è sempre la mamma e Axel la sua non la cambierebbe con nessuna al mondo.

"Ciao piccolo, ti ho fatto il bucato" lo saluta così quella santa donna di Anne, sporgendosi per dargli un bacio tra i capelli scomposti prima di proseguire verso il tavolo per poggiare il cesto. "L'ultima volta che sono stata qui, quando ti ho portato Ouba, il tuo soggiorno era invaso dai vestiti come al solito e ho pensato di portarli con me per lavarli. E non soltanto il soggiorno! Hai raggiunto un altro grado di disordine, tesoro? Adesso lasci i vestiti pure a terra?"

Axel ingoia quel rospo che ha in gola, mentre si getta sul divano con poca delicatezza e ripensa alla sera prima che sua madre facesse irruzione nel suo appartamento, a Maxence che lo scopava con forza contro il muro del soggiorno mentre i loro vestiti se ne stavano abbandonati sul pavimento. E ripensa anche a quando la mattina dopo i vestiti Maxence non li ha trovati più lì e hanno passato un quarto d'ora a litigare perché lui, anziché collaborare, continuava a ripetergli che li aveva mangiati Ouba a colazione. "Uh, sono sempre così impegnato. Per fortuna gli spettacoli sono finiti."

"Il tuo "per fortuna gli spettacoli sono finiti" durerà almeno altre due ore, poi ti sentirai annoiato e ti mancherà stare su quel palco" lo canzona Anne, mentre toglie uno ad uno gli indumenti dalla cesta per piegarli accuratamente. "Tra i vestiti che ho trovato c'erano anche questi pantaloni. Non credi che siano troppo lunghi per te, amore? Se vuoi li porto dalla sarta."

"No, ti prego. Posso ancora crescere" la prega Axel con un lamento, mentre si accoccola tra i cuscini del divano. Stamattina si sente davvero, davvero stanco. Chissà perché. Anne intanto continua a piegare i vestiti, un sorriso che le dipinge il viso perché lo sa, ovvio che lo sa, stanno facendo entrambi finta, lei di non sapere e lui di non sapere che lei lo sa. Tutto questo è ridicolo. "Uhm, come vanno le cose a casa?"

"Il solito, mi annoio terribilmente senza di te, devo ammetterlo" confessa Anne, lanciandogli un'occhiata complice. Ad una madre manca sempre il figlio quando va via di casa, ma a lei Axel manca davvero tanto. Riempiva la casa con la sua allegria, la sua voglia di fare e di vivere e da quando non è più con loro è davvero tutto troppo silenzioso. "Tu che stai facendo ora che sei in vacanza?"

"Mi sto godendo la compagnia della mia Ouba, è sempre incollata a me quella piccoletta."

"Oh. Non la vedo in giro, però."

Axel si guarda intorno con aria nervosa, ma cerca di continuare a sorridere. "Uh. Sarà da qualche parte."

Continuano a parlare di cose stupide e inutili, fino a che Anne non finisce di piegare tutti i vestiti e si avvia verso la stanza di suo figlio per andare a posarli. Axel la lascia fare e controlla un po' le notifiche del suo cellulare, quando si ricorda qualcosa di assolutamente importante e si ritrova a scattare in piedi, a precipitarsi in camera da letto dove trova Ouba accucciata davanti all'armadio e Anne che lo sta raggiungendo, con la pila di vestiti sulle mani.

"Mamma, che fai?"

"Ti rimetto a posto i vestiti, piccolo."

"Ti prego, no, lascia stare - "

Il resto della frase muore quando Anne ignora suo figlio e apre le ante dell'armadio, ritrovandosi a sussultare per lo spavento quando realizza che dentro ci sta una persona. Maxence, il collega, amico, vicino di casa di suo figlio e a quanto pare anche qualcosa in più, è rannicchiato nell'armadio e la sta guardando con un sorriso gentile. Considerando l'umiliazione, vale la pena giocarsi tutte le carte.

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