Stringimi più forte

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"Com'è che mi dicevi?
Per sapere amare,
non basta chiamarsi amore.
Bene, io per te vorrei essere pazienza
in ogni dettaglio di te"

-

"Nos nuits sont plus belles que vos jours"

"Pronto?"

"Pronto. Hai risposto al telefono dicendo pronto. In che secolo vivi? In quello dove non ti compare il nome sullo schermo?"

Ad Axel scappa finalmente un sorriso, alzando per un attimo gli occhi al cielo e continuando a sorridere lo stesso perché gli è mancata la sua voce. "Ciao Maxi. Scusa, ero sovrappensiero."

"Sovrappensiero, addirittura. Che pensieri può mai avere un ragazzo spensierato come te?" gli chiede con tono leggero. Sembra piuttosto allegro Maxence oggi e Axel deve ammettere a se stesso che gli è mancato davvero sentire la sua voce. In questo momento ne aveva bisogno.

"I pensieri di uno sfigato a cui hanno rubato il motorino ed è dalla polizia per fare la denuncia" risponde Axel, chiudendo gli occhi e contando tra sé e sé aspettandosi la presa in giro che sta per arrivare.

"Axel. Di nuovo?" ecco, appunto. Maxence sembra divertito e a tratti preoccupato. "No, davvero, com'è possibile? Ma cosa fai quando vai in giro, lasci le chiavi e metti un cartello con su scritto "ti prego, rubatemi" attaccato sul manubrio?"

"Ah, ah, ah, quanto siamo spiritosi oggi?" finge di ridere Axel, mentre dall'altra parte Maxence ride sul serio. "Ero a fare le prove a teatro, sono uscito e il motorino non c'era più. Non è colpa mia. Ed è almeno un quarto d'ora che sono nella sala d'attesa della polizia ad aspettare che mi faccino entrare per fare la denuncia, ma stanno litigando con un tizio e temo di assistere ad un arresto da un momento all'altro."

Il sorriso rumoroso di Maxence dall'altra parte gli scalda il cuore. "Piccolo. Adesso come torni a casa?"

"Se non passa un autobus prendo la metro" risponde Axel distrattamente, perché in tutta onestà questo è l'ultimo dei suoi pensieri adesso. Gli dispiace davvero tanto per il motorino, il primo che gli hanno rubato era un regalo di sua madre ma questo è stata una delle prime cose che ha comprato con i suoi primi soldi. Ci era davvero affezionato.

"Sono da Joris, mi faccio prestare la macchina e vengo a prenderti."

"Cosa? No, Maxi, non c'è bisogno - "

"Oh, sta' zitto" risponde Maxence giocosamente, con Joris che protesta in sottofondo perché non vuole assolutamente che l'amico guidi la sua macchina. "Se sto qui un altro po' con Joris impazzisco."

Il quarto d'ora successivo alla telefonata Axel lo passa a fissare i due poliziotti, attraverso il vetro della stanza, che litigano con il tizio che chissà per quale motivo sta lì con loro da almeno mezz'ora. Non era così che Axel aveva previsto di passare la giornata, aveva promesso a Leo che lo avrebbe accompagnato a fare la spesa - Dio, la loro convivenza è appena cominciata ed è già un coinquilino di merda - e invece è bloccato qui a non fare esattamente niente mentre il suo motorino è fuori chissà dove.

Viene distratto dal rumore dei passi di qualcuno che sta arrivando e gli viene automaticamente da sorridere, quando girandosi vede Maxence camminare a passo veloce verso di lui. Ogni volta che succede, ogni volta che lo vede per la prima volta nell'arco di una giornata, di un pomeriggio, si rende conto di non essersi ancora abituato alla sua bellezza. Rimane sempre come uno stoccafisso a fissarlo folgorato, e a chiedersi come sia possibile che uno così si interessi ad uno come lui. Gli sembra una follia.

"Ehi, ancora niente?" gli chiede Maxence, salutandolo con un bacio tra i capelli e una carezza.

Amore.

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