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Passeggiava da solo.
Appena uscito da quel bar, immerso in un'aria decisamente troppo viziata. Era felice di poter respirare finalmente un po' di natura. Piovigginava; il parka verde scuro gli copriva a fatica le punte dei capelli, nascosti sotto il cappuccio. Le gocce brillavano poggiate all'estremità della capigliatura, fin troppo mossa per colpa dell'umidità.

Era sera tarda. Camminava avanti e indietro per il parcheggio da venti minuti buoni.
Si stufò di aspettare e s'incamminò verso casa.
Il silenzio era colmo di rumori, le onde che s'infrangevano sul bagna-asciuga, la pioggia che smaterializzava sull'asfalto, i passi del ragazzo. Improvvisamente la quiete venne interrotta dal rombare del motore di una motocicletta.
I fari, illuminatisi all'improvviso, si fecero più deboli.
Meno male, lo stavano accecando.
Il castano abbassò la mano con la quale si stava schermando gli occhi, -Dovevi essere qui circa trenta minuti fa.- Brontolò tirando un calcio all'aria, a pelo di una pozzanghera. –Sai che con tutta questa pioggia mi prenderò una bella influenza? Sarò confinato nel mio letto per giorni-.
-Che melodrammatico, in ogni caso è quello che fai quotidianamente.- Il corvino poggiò un piede a terra.
Lance trattenne a se il casco che gli era stato lanciato in linea retta.
–Forza, sali. Andiamo a casa.- Sorrise.

Due mesi prima

Proseguì a passo svelto sull'asfalto del marciapiede raggiungendo l'entrata del SunCup.
La campanella sopra la porta risuonò attirando poca attenzione. Era un locale molto luminoso, pieno di vetrate purtroppo coperte da volantini, menu e pubblicità. Senza di essi il posto avrebbe avuto tutt'altra atmosfera. 
-Buongiorno, oramai è un cliente abituale.-
Lance come ogni mattina si era fermato alla caffetteria a fare colazione,
non che Hunk cucinasse male, anzi, amava i suoi pancake. Che però poteva permettersi solo nel weekend visto, che per il resto della settimana, frequentava la Gurrison.
I suoi capelli non erano del tutto in ordine, ciuffi castano-dorati che puntavano in opposte direzioni.
Si era svegliato in ritardo quel giorno.
Aveva messo i primi jeans trovati, abbinandoli con una maglietta bianca e a delle Superstar classiche.
Poggiò il suo zaino di fianco a se, prendendo il cellulare dalla piccola tasca posteriore, inutilmente. La mattina non riceveva mai notifiche, solo qualche pubblicità di qualche marca strana di prodotti.

-Hey- Keith in divisa da cameriere poggiò il vassoio con solo del tè sul tavolo. Sapeva bene cosa prendesse Lance, era lì cinque giorni su sette.
Glielo offriva gratis, dopo tutto era solo acqua calda con delle erbe e nessuno lo avrebbe mai scoperto.
Poi si sedette di fronte a lui.
Lance era immerso nei suoi pensieri e guardava fisso il colletto della camicia del corvino.
I raggi del sole penetravano in modo evidente dalla finestra riscaldando il locale.
Colpivano in pieno petto Keith, provocando un vedo-non-vedo attraverso la camicia bianca.

-Stai ancora dormendo?-, Il moro stava ridacchiando leggermente.
–Sono le 7:10 cosa ti aspettavi? Ma tu non dovresti avere un turno ora?- Domandò irritato.
Si era ripreso dalla bella visione.
-Inizio tra più di un quarto d'ora oggi. Ho accompagnato Shiro in caserma-
Lance alzò lentamente un sopracciglio -Perché?- Prolungo notevolmente l'ultima lettera.
-Credevo che Adam non fosse più un poliziotto... ora insegna nella mia classe, come Shiro-
-Immagino avesse solo bisogno di aiuto a recuperare dei vecchi fogli o scatoloni dell'anno scorso.-.

Chiusero lì la conversazione. Keith non pareva entusiasta al parlare di fati personali, così Lance cambio argomento.
-James? Lo hai più sentit..-, -No, è da molto che non lo vedo.-
Non era entusiasta di parlare punto.
Il castano alzò brevemente gli occhi al cielo per poi riconcentrarsi sulla sua tazza.
-Ok, che hai?-,
L'altro sospirò concedendosi un sorriso, -Niente, credo solo di essere stanco, non riesco a dormire bene-. Si strofinò un occhio con il palmo della mano.
-Incubi- Il corvino non rispose, ma era implicito che avesse ragione.

Anche lui stava provando lo stesso, diversi incubi di diverse categorie. Con protagonista la sua famiglia che non stava passando un bel periodo, troppi problemi da risolvere in una volta sola.
Finì di sorseggiare il tè e si alzò in piedi lasciando i soldi al cameriere.
-Guarda che te lo offro io- Keith non sfiorò le monetine.
-E' la mancia- ammiccò.
Lance si alzò e Keith fece per fare lo stesso ma qualcosa lo bloccò nel mezzo del processo.

-Keith inizia il turno-. Una ragazza robusta e sorridente squadrò il corvino, in un attimo la sua espressione mutò e assottigliando gli occhi gli fece capire che fosse il momento di mettersi al lavoro.
Keith alzò gli occhi scocciato in direzione di Lance, facendolo ridere, per poi girarsi verso la titolare e sorriderle.
Era molto bella, la pelle era scura e i capelli boccolosi erano raccolti in uno chignon.
Lance coricò il suo zaino su una spalla e poggiò il suo golf blu scuro sull'altra in modo svogliato ma che parve elegante agli occhi del corvino.

–Non ti sta poi così male questa divisa Kogane-. Scimmiottò il suo cognome. Sapeva benissimo che a lui desse fastidio essere chiamato per cognome, e il fatto che non potesse replicare con il suo capo ad osservarlo gli dava un certo senso di soddisfazione.
Poi uscì facendo risuonare la campanella della porta d'entrata.
Keith era arrossino involontariamente.
-Kogane al bancone. Ora.-

STUCK HERE | KlanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora