31.

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La sveglia non suonò come al solito.

Lance si era dimenticato d'impostarla, troppo impegnato la sera prima in...altro.

Si era svegliato relativamente presto, forse per questione di abitudine.

Si girò verso l'altro lato del letto, avvicinandosi al collo del corvino.

–Keith?-

Come risposta ottenne un mugolio assonnato.

–Niente, torna a dormire-
premette le labbra sulla pelle scoperta della cervice e si diresse verso la cucina.

Aprì le persiane dell'unica finestra in quella stanza, spostando anche le tende. In poco tempo un ampio fascio di luce inondò la camera, illuminandola completamente.

Erano passate le sette ma stranamente, di Aga neanche l'ombra.

Che avesse già bussato?

Lance se ne convinse e, con il poco materiale in dispensa che aveva, preparò la colazione.

L'unica cosa che trovò non ancora scaduta, fu della cioccolata in polvere.

Lesse le istruzioni e dopo cinque minuti di duro lavoro poteva ritenersi soddisfatto del risultato.

Ora mescolava, con un mestolo, della cioccolata fumante in un pentolino.

-Cosa fai?-
Keith, con la voce impiastrata dal sonno, si sedette sul tavolo in legno.

Era ancora in stato di dormiveglia, alzò leggermente la maglietta grattandosi un fianco, sbadigliando appena.

–Hey-
si girò senza fermare il movimento circolare della sua mano mentre mescolava

-Volevo portartela a letto-
l'altro sorrise intenerito.

Lance si mise una maglietta e raggiunse il maggiore.

Keith con le mani avvolgeva la bevanda scaldandosi con i piedi a penzoloni dal tavolo.

Il castano si versò il poco rimanente in una tazza blu.

-Lance-
Il corvino affondò il viso tra il vapore emesso dalla cioccolata.

-Mh?-
Aveva finito di pulire il pentolino.

Si avvicinò al coreano.

-Tu sei; etero?-
Keith alzò la testa di scatto, cercando subito un contatto visivo.

Lance alzò un sopracciglio, ma poi la sua espressione cambiò, come se avesse appena realizzato qualcosa.

Non incrociò gli occhi con quelli viola dell'altro, tenne la testa china rivolta verso il basso.

–Keith-
Gli sfiorò la coscia.

–Non amo le etichette, non voglio che una parola definisca che cosa io debba provare.
Amore è amore sempre e comunque, indipendentemente dal sesso della persona.

-E poi-
Lasciò scappare una risata

-Credi davvero che ti avrei trattato in quel modo l'altra notte se fossi stato "etero"?-

Accentuò molto l'ultima parola, scimmiottandola.

Anche a Keith, che fino a ora era rimasto in silenzio e impassibile, partì una risata.

–Hai ragione-
Unì le loro fronti.

–Inoltre credevo di averti già parlato della mia bisessualità-
il corvino fece spallucce

-Volevo solo esserne sicuro-

Keith si staccò, gli diede veloce un bacio sulla guancia e gli prese la tazza ora vuota.

–Quindi?-
Fece avvicinandosi al lavello

-Programma di oggi?-

Lance accese il cellulare
-Non ne ho idea, la sera c'è la festa in paese. Credo che verso le nove Nadi e Matheo torneranno a casa. Andremo in un pub-

-E chi li riporta?-

-Luis immagino. E' il padre e Io e Rachy siamo i festeggiati non ci farà fare il lavoro sporco-

Non pareva molto sicuro, come se avesse un leggero dubbio, d'altronde si stava parlando di uno dei suoi fratelli.

Mai fidarsi.

Il corvino spostò una sedia per raggiungere il bagno.

Le pareti erano di un bianco purò e anche il mobilio era decorato con colori chiari simili all'azzurro.

Stonava completamente dal resto della casa che invece ricordava il periodo d'epoca.

Aprì l'acqua del rubinetto e si rinfrescò il viso.

-Tieni-
Lance appoggiò i vestiti piegati del corvino sulla vasca accanto a lui.

Lo circondò con le braccia e strinse l'estremità della sua maglia del pigiama per toglierla.

Keith lo lasciò fare.
Gliela sfilò facendo aumentare i ciuffi ribelli nella sua capigliatura corvina.

–Merda-
Il Keith si avvicinò allo specchio
chiazze violacee e segni rossi lungo la parte posteriore della cervice e altri proseguivano su una scapola.

Poggiò le mani sul lavello abbassando il capo

-E ora?-

Lance stava sorridendo, un sorriso più simile ad un ghigno che ad altro.

-Idiota-

Il moro prese un asciugamano e si tamponò il volto.

-Non che tu sia stato più clemente-

Lance alzò leggermente la maglia e abbassò di lato una parte dei suoi pantaloncini.

-Quelli non si vedono-

Era implicito per entrambi che la relazione dovesse rimanere segreta ai McClain.

Lance cercava di essere il più sciolto possibile per quanto avesse un' insolita angoscia dentro che lo consumava.

Non avrebbero scoperto di lui e Keith, non lo avrebbero accettato, avrebbe solo contribuito a dividere la famiglia maggiormente.

Per Keith invece era più una questione di riguardo verso Lance, conosceva bene il suo carattere drammatico, voleva evitare casini, inoltre, non sarebbe certo stato lui a dare la notizia ai genitori.

Erano oramai le otto e, dopo essersi entrambi vestiti, decisero di scendere.

Keith, non ostante i parecchi gradi, indossò una felpa per sperare di nascondere con il cappuccio i marchi sul collo.

Percorsero tutto il corridoio ma all'improvviso, mentre scendevano le scale, Keith si bloccò.
Lance quasi lo travolse, si salvò giusto in tempo pesandosi sulle punte dei piedi.

–Che fai?!-

-Lance-
Pareva abbastanza scosso, teneva gli occhi spalancati

-La bresaola-

Al che anche Lance ebbe una simile reazione.

Si guardarono un istante per poi correre verso il giardino.

Lance s'infilò una mano nella tasca dei Jeans ma non trovò le chiavi.

–Merda devo averle lasciate nel giubbino, arrivo subito-
simulò una corsetta verso la porta d'ingresso.

Keith lo vide sparire subito prima dietro l'angolo.

Sospirò e si sedette sul marciapiedino.

Prese un paio di sassi e cominciò a girarseli tra le mani.

STUCK HERE | KlanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora