11.

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-Era ora-.

Lance aveva finalmente trovato un posto dove abitare, e neanche niente male.

Una casa a due piani, non troppo lontana da quella dell'amico. Aveva perfino un garage, cioè un garage privato.
Dove tenere la macchina senza che qualche vecchietto isterico si arrabbiasse perché la sua auto fosse parcheggiata pendente di 20° a sinistra piuttosto che a destra.

-Oh andiamo Hunk, so che ti mancherò-

Il castano aveva già caricato le sue cose sulla macchina e ora si stava dirigendo in soggiorno.

-Si, mi mancheranno proprio i tuoi panni sporchi sparsi in giro-

Fece con fare sarcastico per poi indicare una maglia blu di un pigiama che probabilmente si era scordato di mettere in valigia.

-Awh fatti abbracciare-

Lo strizzò per poi riferirsi all'indumento stropicciato accanto a loro,

-E quella puoi tenertela, ti aiuterà a dormire la notte-.

Lance donò un ultimo sguardo a quel soggiorno. Si comportava come se non lo avrebbe mai più rivisto.
Accarezzò un vaso di ceramica, di cui, fino ad un'ora prima, non aveva notato nemmeno l'esistenza.

–Avanti non fare il melodrammatico-.

Uscì sbattendo la porta involontariamente.
Scese le scale.
Gli sarebbero mancate, quelle scale percorse ogni giorno, quelle rampe fatte di corsa perché la mattina aveva dormito troppo e ora si trovava a perdere la metro.

Quegli scalini contati non si sa quante volte per ignorare la fatica.
I cinque sacchi della spesa portati in casa in una volta sola per la pigrizia di non rifarsi tutta la salita e discesa una seconda volta.

Arrivò al cancello, si soffermò un attimo a guardare i cognomi accanto al tasto del citofono. I vicini che mai si era degnato di invitare a casa o d'instaurare una conversazione.

Beh sulla prima era giustificato, tecnicamente la casa non era sua. Ma con la sua sfacciataggine, svariate volte, era riuscito a liberarsela per qualche ragazza, mandando Hunk a dormire da qualcuno, prevalentemente Pidge e Matt.

Guidò fino alla sua nova dimora, pochi isolati più avanti.
La casa era bellissima, bianca con qualche decoro azzurro pastello, con le tegole di un marrone-bordeux.
Aveva un giardino curato "ah quest'erba non resisterà una settimana" Lance era perfettamente consapevole delle sue doti nel giardinaggio, ed erano molto molto basse.

-Messaggio da Pidge-
10 minuti e sono da te.
Sono di passaggio e voglio vedere la nuova casa.

Minuti?

Entrò in fretta e sistemò i suoi effetti personali, fortunatamente era già arredata. Una casa molto confortevole, con toni caldi e del blu.
Sulla destra un soggiorno, con un divano di un giallo non troppo acceso e due poltrone grigie.
Lungo la parete la cucina con un tavolo in legno.
A sinistra c'era un corridoio con il bagno, e una scala semicircolare.
Al piano di sopra due porte, una per il bagno e una per la camera da letto.
Una meravigliosa camera, spaziosa, fresca e luminosa. Con una scrivania di un grigio chiaro e un letto matrimoniale.

Suonò il campanello.

-Hey-

La ragazzina, probabilmente appena uscita da scuola, aveva ancora lo zaino in spalla e il cappuccio sulla testa per coprirsi dal sole.

Corse dentro scaraventandosi sul divano e lanciando a terra il suo Easpack un tempo bianco e ora verde per via di tutte quelle scritte con l'uniposca.

-Prego entra pure-

Aveva ancora la mano sul pomello.
Pidge ignorò il sarcasmo,

-Questa casa è stupenda, e questi cuscini-

Ne spese uno grigio stritolandoselo tra le braccia,

-Che morbidi! Profumano..-.
-Ok ok, ti piace. Ho capito. Ho una cosa da chiederti-.

Si mise la mano dietro la nuca.
La ragazza chinò leggermente la testa con fare confuso.

-Hai presente Keith?-

Si sedette su una delle poltrone.

-Il mio migliore amico da anni? Si-

La ragazzina era impaziente, non aveva ancora finito il tour delle stanze, e moriva dalla voglia di vedere le piastrelle del bagno.

-Ecco l'altro giorno dopo la festa abbiamo camminato fino alla spiaggia e una volta in auto-

Sospirò,

-Lo hai baciato lui ha ricambiato e ora non vi parlate più-

-Ma come fai ogni volta?-,
-Per favore. E' un arte. E poi tu sei troppo scontato-.

Ridacchiò.
Lei sapeva benissimo.
Si era sorbita ore di sfoghi da parte del corvino.

-Io non resisto senza lui-

-Ugh che tragico. E' estate. Ogni anno parti giusto? Invitalo a Villa Mclain.-

-Cosa? NO. Loro non capirebbero e lui non risponde alle chiamate.-

-Fidati-

Si sistemò gli occhiali.
Poi la ragazzina si fece spazio tra i mobili per raggiungere il corridoio e completando la visita.

Lance rimase sul divano, si prese la testa fra le mani e chiuse gli occhi.

Era un bel casino.

Come poteva aspettarsi di essere accettato dagli altri se lui in primis non lo faceva.

STUCK HERE | KlanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora