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Discutevano in spagnolo, Rachel concluse il suo ragionamento comprensibile solo dal fratello che si avvicinò al corvino.

-Tu Keith cosa ne pensi?-
Il ragazzo sorrise leggermente

-E' impossibile, la forza si equivale, non può esserci un vincitore-

-Visto!-
Rachel divertita e soddisfatta che Keith stesse dalla sua parte.

-Ma non state rispondendo alla mia domanda, la state solo contestando!-

Lance morse l'elastico che teneva al polso per concludere la capigliatura.

-Mamá?-
la figlia maggiore spiazzò la donna chiedendole un suo parere.

Il castano si girò di poco la testa verso la madre e divertito disse:
-Se batto un mio clone a braccio di ferro sono forte o sono debole?-

- ¿Y esta pregunta fue capaz de tomar una hora de conversación? Oh Dios-

Il due castani scoppiarono a ridere.

–E' un modo per dire "me ne tiro fuori"-
Lance spiegò al corvino, mettendosi più comodo.

-Non finisce qui-

Rachel raggiunse il secondo piano.

Aveva bisogno di riposare.

Rosa si avvicinò a Keith.

Era felice che suo figlio avesse un amico come lui.
E non i soliti bellocci che aveva alle superiori, quelli che stavano con te in base al numero di ragazze che ti portavi in camera.

-Non ti ho più ringraziato per aver comprato gli alimenti per il pranzo-

-Oh si figuri-

-Caro dammi del tu-
Keith arrossì leggermente notando lo sguardo di Lance su di lui, felice che sua madre lo apprezzasse.

–Si -

Ricambiò il sorriso, posando nuovamente gli occhi sulla robusta signora.

Rosa era diversa dagli altri adulti, era una donna che amava incondizionatamente, non ostante tutti i problemi che la vita le poneva.
Pareva sempre allegra per quanto esausta.

Keith ammirava molto quella donna.
La considerava come una seconda madre e avere la sua approvazione significava molto per lui.

12:30

Emilia svuotava la lavastoviglie porgendo i piatti a Nonna Aga, che li posizionava sulla grande tavolata in legno d'acero.
Marco e Vero sfornavano le lasagne.
Samu insieme a Becky formava degli spiedini con pomodorini e mozzarelle.

Le stoviglie erano su una tovaglia bianca ricamata ai bordi, con del leggero pizzo in tessuto pesante.

Lance era comodamente messo su una poltrona arancio-scuro, una gamba bloccata dal peso del nipotino che vi ci sedeva sopra.
In pochi minuti tutta la famiglia si era radunata in quella sala.

Solitamente l'atmosfera era serena, sempre gioiosi e a fare chiasso.

L'unico momento in cui si poteva udire il silenzio era durante la preghiera prima dei pasti.

Una famiglia molto religiosa pensava il corvino, che invece non si era mai rivolto alla fede come via di salvezza.
Aveva sempre fatto a modo suo, senza nessuno.

Da solo.

-Vi siete lavati le mani'-
un'ondata di sconforto travolse i visi dei bambini e non solo.

–Non toccate cibo. Forza al lavello-
Spronò Nonna Aga.

Quasi la metà della tavolata si alzò.

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