Flashback -Final Fantasy-

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2004. Ho tredici anni. Natacha ci ha regalato la playstation. Ci è permesso giocare un'ora al giorno, a patto che facciamo i compiti e che non saltiamo le lezioni di nuoto. Finiti i sessanta minuti viene a riprendersi i joystick. Nikita mi ha detto d'aver scoperto dove li tiene nascosti. Dice d'averla vista ficcarli in un cassetto nella sua camera da letto. Ce ne stiamo immobili nella stanza di Nikita finché non esce. La domenica lei e suo marito restano fuori tutto il giorno. Quando attraverso la finestra vediamo la loro auto allontanarsi, ci intrufoliamo nella stanza di Natasha e compiamo il crimine. Sono le nove del mattino, ci siamo messi persino la sveglia per avere più tempo a nostra disposizione.

Abbiamo comprato Final Fantasy X2 giusto ieri, in un negozio in centro, dove nessuno sa che siamo andati. Siamo usciti dal punto vendita tenendo la confezione come un tesoro prezioso. Ovviamente la guida del gioco non poteva mancare. Sull'autobus abbiamo letto qualche pagina in religiosissimo silenzio, ammirando i disegni dei personaggi.

Mentre uno di noi gioca, l'altro tiene la guida, dando indicazioni sul percorso da seguire, non appena perde una partita passa il joystick all'altro e ci invertiamo i ruoli. Abbiamo trasformato la stanza di Nikita in un bunker. Le finestre chiuse e le serrande abbassate, affinché non ci sia nessun riflesso sul televisore. La scrivania sembra il bancone di un bar, piena com'è di succhi di frutta e lattine ghiacciate, sul letto merendine di ogni tipo, cracker, barrette di cioccolata. Usciamo dalla stanza soltanto per andare in bagno. Soltanto se è strettamente necessario. Restiamo incollati allo schermo fino al rientro di Natasha, ben oltre l'ora di cena. 

Quando Nikita la sente arrivare, corre a rimettere i joystick nel cassetto in cui li abbiamo trovati. Sono completamente frastornata, gli occhi mi bruciano. Vado verso lo specchio per controllare il mio stato. Il mio occhio sinistro sembra quello di un vampiro, completamente iniettato di sangue. I capillari, creano un disegno fittissimo sul bianco dell'occhio, tutt'intorno all'iride color nocciola. Quando Nikita rientra gli chiedo di controllarlo.

«Non è niente, si sarà rotto un capillare. Domani già non si vedrà più.»

Mi tranquillizzo. Nikita mi bacia sulla guancia.

Si sente bussare alla porta. Natacha entra, si guarda attorno. Dice qualcosa in russo a suo figlio, lui prontamente traduce: "Mamma dice che abbiamo rimesso i joystick nel cassetto sbagliato."

Natacha mi scruta, si avvicina al mio viso concentrandosi sul mio occhio sinistro. «Sto crescendo due emeriti cretini» ci dice con un accento fortissimo, scuotendo il capo. Poi si porta una mano sulla fronte, come per evitare che la testa le cada per terra, e sospira.

Quando parla di noi lo fa come se fossimo suoi entrambi. Due cretini il più delle volte, ma entrambi suoi.

«Ottavia, se vuoi restare a dormire ci sono i tuoi vestiti puliti di sotto, però per favore vieni in cucina, fatti mettere del collirio in quell'occhio, sembri una bambina maltrattata ridotta così.»

«Mando un messaggio a mia madre.»

Alcune volte ho l'impressione che la famiglia di Nikita mi stia risucchiando, il fatto è che quando non sono con loro ho l'impressione di non averla affatto, una famiglia. È come se i miei genitori si stessero lentamente disinteressando a me, mentre Natacha non fa che ricoprirmi d'attenzioni.

Mia madre al messaggio neppure risponde. Vorrei che tornasse quella di un tempo. Vorrei che tornasse soltanto.

Nikita mi prepara il letto accanto al suo. Quando tutti si addormentano scivola accanto a me, mi abbraccia avvolgendomi. Ho l'impressione che voglia inglobarmi al suo interno. Sono così stanca da non riuscire a dormire. Da un po' Nikita ha cominciato ad infilarsi nel mio letto durante la notte. Una mattina Natacha ce l'ha trovato. 

Mimesi (Bianco caldo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora