•32 Bruciare

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Il giorno dopo camminavo tranquillamente per i corridoi del dormitorio maschile, tenendo tra le mani il pigiama che Naruto mi aveva prestato la notte prima.
Per obbligo morale l'avevo portato personalmente nella lavanderia della scuola e in quel momento mi stavo apprestando a restituirglielo perfettamente pulito e piegato.
Le mie intenzioni però si bloccarono davanti alla figura di Gaara, fermo esattamente davanti a me. Sembrava diretto nella sua stanza e non aveva un'aria perfettamente felice.
Incontrarci al di fuori dei nostri rapporti intimi era sempre motivo di grande imbarazzo per me, giacché quando non voleva il mio corpo si limitava ad ignorarmi spudoratamente.
Prevedendo l'ennesimo incontro carico di indifferenza mi affrettai a sorpassarlo, ma lui mi bloccò per il polso.
Quando mi voltai nella sua direzione sussultai spaventata davanti alla rabbia che vedevo nelle sue iridi e che dirottò verso il pigiama che tenevo sottobraccio.
<<Quello cos'è?>> chiese freddamente.
<<Un pigiama che mi ha prestato Naruto, devo restituirglielo>> risposi sincera, non trovando nulla di strano nelle mie parole.
Gaara non sembrò pensarla allo stesso modo e aggrottò duramente le sopracciglia, col risultato di rendere ancora più spaventoso il suo sguardo.
<<Gaara cosa c'è che non v->>
La mia frase morì quando lui iniziò a trascinarmi in malomodo lungo il corridoio, facendomi quasi inciampare sui miei stessi piedi. Non riuscivo a tenere il suo passo e incespicavo di continuo, ma lui non sembrò dare minimamente peso alla cosa.
<<Gaara io->>
<<Zitta e cammina. Non voglio sentirti parlare>> mi rispose duramente lui.
Ero stanca di essere trattata da lui come un soprammobile e mi ritrovai ad impuntare fortemente i piedi contro la moquette del corridoio, costringendolo ad arrestare la sua avanzata.
Il suo sguardo furibondo si posò di nuovo sulla mia figura, peggiorando quando con uno strattone mi liberai dalla sua presa.
<<Ma sei impazzito? Non hai nessuno diritto di trascinarmi come un pacco. Non puoi fare di me ciò che vuoi solo perché vengo a letto con te. Non sono il tuo animaletto da compagnia e non credere di essere tu l'unico a guadagnarci in questa situazione, io lo faccio perché ci guadagno anche io e non perché sono un cucciolo bisognoso di attenzioni>> dissi, massaggiandomi il polso dolorante.
Notai per qualche secondo la sorpresa dipingersi sul suo viso, prima di veder tornare la sua solita espressione. Un misto tra il furioso e lo sprezzante.
Gaara mi inchiodò contro la parete nelle vicinanze, arpionando i miei polsi contro il muro e facendomi cadere a terra il pigiama che fino a poco prima tenevo sotto al braccio sinistro.
Il viso del ragazzo era a un soffio dal mio e per qualche istante mi dimenticai del motivo della mia recente rabbia, troppo presa a guardare quelle iridi acquamarina che tormentavano tutti i miei sogni. Tuttavia la mia dignità tornò a bussare di nuovo alla mia porta e indurii il mio sguardo.
<<Devi smetterla di vederti con Naruto, hai capito?>> mi ringhiò contro lui, stringendo con maggior vigore i miei polsi.
Sul mio viso si dipinse un piccolo sorriso ironico.
<<E chi sei tu per dirmi chi posso o non posso vedere? Mi cerchi solo quando vuoi scopare e per il resto non esisto nemmeno per te, quindi che senso hanno queste scenate di gelosia? Naruto è mio amico e non lo butterò come una pezza usata da un momento all'altro>> replicai.
Gaara non era abituato a vedersi contraddetto, siccome tutte le ragazze che voleva si lasciavano modellare come plastilina dalle sue mani, senza opporre resistenza alcuna.
<<Di tutte le ragazze che ho conosciuto tu sei sicuramente quella che più mi fa incazzare. Sei così fastidiosa che mi fai venire voglia di spaccare ogni cosa>> disse lui, riducendo la sua voce a un sussurro roco e vagamente grottesco.
<<Ma è per questo che continui a cercarmi. Oppure sbaglio?>> chiesi.
Un po' di rabbia defluì via dal suo sguardo e capii di aver fatto centro. Quell'aria pesante scivolò via all'improvviso, non appena lui avvicinò il suo viso al mio.
Visti da fuori i nostri potevano sembrare battibecchi furiosi, ma in realtà erano l'unico modo che conoscevamo per dimostrare all'altro il desiderio che provavamo.
Gaara non riusciva ad ammettere nemmeno a se stesso di non essere capace di lasciarmi andare, ma io l'avevo capito.
Lui continuava a tornare da me, come io continuavo a tornare da lui.
Il nostro era un rapporto a tratti tossico, ma tutto svaniva tra le lenzuola della sua stanza. Là tutto perdeva importanza, perché contava solo il desiderio per l'altro.
Una mia mano si alzò quasi contro la mia volontà lungo il suo viso, lasciando una carezza sulla sua guancia.
Generalmente Gaara non mi permetteva mai di fare simili cose, ma a causa dell'atmosfera particolare non si discostò.
<<Vieni, andiamo in camera mia>> mi ordinò lui, cercando di staccarmi dalla parete.
Tuttavia non mi mossi di un millimetro e lui si voltò a guardarmi in un misto tra il confuso e il furente.
<<Solo se prometti di baciarmi. Sono stufa di questi tuoi capricci da prima donna, voglio un qualcosa di completo, non offrirti solo il mio corpo come una donna della strada, perché non lo sono>> mi imposi.
Lui sembrò soppesare le mie parole e cercò di trascinarmi di nuovo con sé, ma nuovamente opposi resistenza, mostrandogli la risolutezza nel mio sguardo.
Notai una scintilla attraversare i suoi occhi e il suo viso cambiare espressione, insieme alla sua presa sul polso meno aggressiva.
Capii di aver appena stretto un patto con lui e solo allora gli permisi di portarmi via con sé, avendo cura di portare con me il pigiama abbandonato a terra, nonostante il suo ringhio contrariato.

SALVEEEEEE
Ho scritto questo capitolo di getto in fretta e furia dopo che una ragazza mi ha commentato una storia, chiedendomi il piacere di aggiornare anche questa.
Che dire... mi ero completamente dimenticata di pubblicare qualcosa di nuovo qui e ho rimediato dopo quasi un mese lol
Il prossimo sarà un capitolo piccante ehehehehe

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