•05 Pedine

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Osservai le pedine davanti a me con grande attenzione, percependo una piccola gocciolina di sudore scivolarmi lentamente giù per la fronte. La spazzai via ed un sorriso si allargò sul mio viso.
Shikamaru sgranò leggermente gli occhi e notai la sua pelle sbiancare quando feci quella mossa che nel profondo temeva da qualche minuto.
<<Scacco matto, Shikamaru>> esordii, fissando la scacchiera con gli occhi che brillavano dalla felicità.
L'avevo battuto. Per la prima volta nella mia vita avevo battuto un genio del genere.
Dovevo tutto agli occhi acquamarina di Gaara che avevano fissato con relativo interesse la partita, uniti alla mia intenzione di non sfigurare in sua presenza.
Dubitavo di riuscire nuovamente a compiere un'impresa simile.
Il mio amico, dal canto suo, era rimasto senza parole e continuava a fissare il mio re con l'espressione di uno a cui era appena caduto il mondo sulle spalle. Alzò i suoi occhi verso di me e ci lessi dentro la più completa consapevolezza.
<<Shika, prepara la tuta. Da lunedì inizieremo gli allenamenti per la campestre. Non sei emozionato?>> gli domandai io, senza nemmeno cercare di nascondere una nota di ironia e di insolenza.
<<Non so come hai fatto, ma ti assicuro che non ricapiterà mai più>> disse lui, mostrandomi un muso lungo che mi fece sorridere.
<<Non fare così, lo sai che ti voglio bene>> proferii io.
Il ragazzo in tutta risposta storse le labbra, come ogni volta in cui usavo un qualche vezzeggiativo tenero o esordivo con frasi del genere. Sembrava quasi essere allergico all'affetto degli altri, in particolar modo a quello delle ragazze.
<<Chiudi il becco>> disse lui, cercando di scacciare le mie parole con l'uso della mano destra. Come se la cosa potesse bastare per evitargli di essere colpito dalla dolcezza della mia rivelazione.
Sorrisi davanti a quella visione e posai distrattamente il mio sguardo su Gaara, trovandolo a fissare fuori dalla finestra come al momento del mio arrivo. Non potei evitare però di intercettare a mia volta quello di Neji e sobbalzai leggermente di fronte al suo sguardo dannatamente inquietante.
Era gelido come una mattinata invernale e tagliente come la lama di un coltello da cucina.
La consapevolezza di essere nella stessa stanza con il ragazzo per cui avevo una cotta e quello che più mi metteva in agitazione mi investì di nuovo in pieno.
I due a modo loro riuscivano a mettermi ugualmente a disagio, ma ero entrata nella vasca degli squali di mia iniziativa e non intendevo tirarmi indietro.
Il silenzio nella stanza iniziava ad essere imbarazzante e desiderai con tutta me stessa che qualcuno, uno qualsiasi, parlasse per sbloccare quella situazione.
Lanciai a Shikamaru uno sguardo implorante e lui mi ignorò bellamente, probabilmente ancora offeso per la sconfitta e ciò che avrebbe comportato. Lo fissai con più insistenza e lui sbuffò, lasciandosi scappare a voce bassa un quasi impercettibile: <<Che seccatura che sei>>.
Sospirò e poi si rivolse verso Gaara.
<<Senti, prima ho incontrato il Mister e mi ha chiesto di ricordarti che domani alle 16 riprendiamo con gli allenamenti>> disse lui.
Gli sorrisi riconoscente e mi voltai anche io verso il rosso, in attesa di una sua risposta.
Strano ma vero anche Shikamaru faceva parte della squadra di calcio. Non per passione, ovviamente, ma semplicemente perché la scuola obbligava tutti a partecipare almeno ad un circolo sportivo. Quindi mentre la sua scelta era ricaduta su quello sport, io avevo scelto la squadra di nuoto.
Ovviamente Shikamaru era abile nell'inventarsi scuse per restare sempre in panchina, ma ogni tanto toccava giocare anche a lui e dovevo ammettere che non era niente male.
<<Sarà divertente tornare in mezzo alla feccia>> rispose Gaara, riferendosi chiaramente a Sasuke e Naruto.
Un po' mi dispiaceva sentir chiamare due dei miei amici in questo modo, ma d'altronde nemmeno loro due ci andavano leggeri.
Ad esempio tra i gentili epiteti di Naruto nei confronti di Gaara spiccava l'appellativo di "mostriciattolo", forse a causa della sua aria gelida e dello sguardo inquietante che il rosso si portava sempre dietro. Io non condividevo lo stesso pensiero, ma non potevo biasimare il biondo per il suo odio. Negli anni precedenti se ne erano fatte di tutti i colori e si erano insultati in tutti i modi possibili.
<<La prossima lezione è tra dieci minuti. Io inizio ad avviarmi, dovresti fare lo stesso anche tu, Gaara>> disse Neji, lasciando la stanza subito dopo e senza degnare né me e né Shikamaru della benché minima attenzione. Quanta simpatia in una sola persona.
Il mio migliore amico colse la palla al balzo per vendicarsi e mi lanciò un sorriso irritante, prima di alzarsi in direzione del bagno. Probabilmente solo per lasciare me e Gaara da soli e farmi morire dall'imbarazzo, piuttosto che per utilizzare i servizi.
Gli lanciai uno sguardo carico di rabbia e lui sparì oltre la porta in legno, ancora con un sorriso sulle labbra.
La stanza era pervasa dal silenzio e l'unica cosa che si sentiva erano le chiacchiere di alcuni studenti in corridoio, che arrivavano flebili alle nostre orecchie.
Avevo insistito tanto in passato per frequentare gli ambienti di Gaara, solo che adesso che io e lui eravamo rimasti da soli non mi sembrava più un'idea tanto grandiosa.
Shikamaru e la sua geniale testa ad ananas me l'avrebbero pagata molto cara. Giurai a me stessa di farlo correre fino allo sfinimento in tutti gli allenamenti che avevo intenzione di fargli scontare. Oh, sì che lo avrei fatto, senza il minimo rimorso.
Riportai con discrezione i miei occhi sulla figura del rosso poco distante e li lasciai liberi di scorrere lungo tutta la sua figura.
Avevo sempre amato il profilo della sua mascella ed il rosso vermiglio dei suoi capelli. Per non parlare di quegli occhi da favola. Terrificanti, sì, ma ugualmente mozzafiato. Avevano la capacità di incatenarti e renderti succube, permettendogli un enorme successo tra le ragazze nonostante il suo caratteraccio.
Le chiacchiere di corridoio lo etichettavano come uno violento a letto, ma paradisiaco. Sentire di sfuggita i discorsi delle ragazze che avevano passato una notte con lui mi facevano sempre soffrire, ma almeno avevo scoperto molti suoi dettagli intimi.
Il mio sguardo cadde inavvertitamente sulle sue parti basse, che da come avevo sentito dire non avevano nulla da invidiare a nessuno, ma immediatamente guardai altrove, vergognandomi per l'impurità dei miei pensieri. Probabilmente avevo assunto lo stesso colore dei capelli di Gaara.
Ero ancora vergine, eppure riuscivo a viaggiare lo stesso con la fantasia. Forse a causa dei dettagliati racconti di Ino, che ormai da due anni era tutto fuorché pura.
In effetti poche ragazze nell'istituto ancora conservavano il cosiddetto "fiore dell'innocenza" e tra le poche c'eravamo io ed Hinata. Non sapevo se esserne fiera o considerami patetica.
Mi sentivo un po' tutte e due.
Quando il ragazzo si voltò verso di me sentii tutto il mio coraggio vacillare e mi alzai, come se il letto sotto di me fosse improvvisamente diventato di lava.
<<Ehm, credo che me ne andrò anche io in aula. Scusa ancora per il disturbo... ciao, allora>> dissi, sentendomi una sciocca sotto al suo sguardo distaccato. Non si scomodò nemmeno di rispondermi ed io lasciai la stanza con la coda tra le gambe, vergognandomi come una ladra. Mi sentivo insulsa e ridicola in quel momento, ma trovai comunque la forza per sorridere.
Mi piaceva davvero quel ragazzo e avrei sempre fatto tesoro del tempo passato in quella stanza con lui alla mercé dei miei occhi.

L'amore per lui mi aveva resa ormai da tempo succube e prigioniera delle mie emozioni.
Oramai ero poco più di una pedina su un'enorme scacchiera e nonostante i miei sforzi sapevo che a condurre il gioco sarebbe stato il destino, dovevo solo pregare di non farmi fare scacco matto da quei bellissimi occhi color acquamarina.
Lui era il re, io un semplice pedone.

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