•17 Punto di non ritorno

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La pelle a contatto con la mano di Gaara stava andando a fuoco e non riuscivo a fare altro che guardare il punto in cui le sue dita si modellavano perfettamente attorno al mio polso. L'aria quella sera era frizzante e c'era un venticello piacevole, un contorno perfetto per fare da sfondo al sogno che stavo vivendo.
Gaara mi aveva finalmente notata, dopo anni di sguardi sognanti da lontano e fantasie recondite. Non mi sembrava vero, forse ero semplicemente impazzita.
Il ragazzo continuò a camminare davanti a me per diverso tempo, voltandosi nella mia direzione solo qualche minuto dopo. Sgranai gli occhi di fronte alla bellezza disarmante del suo viso, incapace di trattenermi, e lui ghignò, completamente consapevole dell'effetto che esercitava su di me.
Quando notai la porta che dava al dormitorio maschile realizzai cosa stava per accadere e la consapevolezza fu quasi uno schiaffo in faccia per me, tanto che senza volerlo puntai i piedi a terra. Gaara si voltò di nuovo verso di me, ma questa volta con aria interrogativa.
Superando quella soglia avrei scelto una strada ben specifica, impossibile tornare indietro.
La mia innocenza sarebbe rimasta indietro, bloccata per sempre fuori.
<<Ci hai forse ripensato? Eppure con quel caratterino non ti facevo tipa da tirarti indietro tanto facilmente>> disse Gaara, lasciando il mio polso. Notai del sarcasmo pungente dietro alla sue parole e una pesante nota di presa in giro. La cosa mi infuriò a tal punto che decisi di accettare la sfida e glielo feci capire afferrando forte la sua mano, come a dire che non l'avrei fatto scappare facilmente.
Il ragazzo si lasciò andare ad un'espessione soddisfatta.
<<Fammi strada>> gli dissi, tirando fuori un coraggio inaspettato. Il cuore in realtà mi batteva a tremila e ancora di più quando rafforzò la presa e riprese a camminare, superando la porta.
Avevo appena fatto la mia scelta.
Il corridoio del dormitorio maschile, che avevo percorso centinaia di volte per andare da Shikamaru, in quel momento mi sembrava lunghissimo. Quasi infinito nella frenesia del momento.
Non mi accorsi di star trattenendo il respiro finché Gaara non lasciò scivolare la chiave nella serratura della porta. Dopo pochi secondi la stanza aperta si stagliò davanti a noi.
La stessa dove dormiva Shikamaru, la stessa dove avevo passato infiniti pomeriggi.
Sempre con la mano stretta a quella di Gaara entrai, non volevo lasciarla più.
Il ragazzo non si premurò nemmeno di accendere la luce e per qualche istante a farmi compagnia c'erano solo il mio respiro a tratti frenetico e il calore delle sue dita intrecciate alle mie.
L'aria mi mancò del tutto quando percepii il corpo di Gaara accostarsi spudoratamente contro il mio, schiacciandomi contro la superficie della porta.
La stanza non era del tutto al buio, considerando la luce lunare che entrava dalla finestra spalancata, tanto che i miei occhi si stavano abituando già facilmente al cambio di luce.
Non riuscivo a vedere bene il viso di Gaara, ma vedevo chiaramente il suo profilo e la lucentezza dei suoi occhi.
Aprii la bocca per pronunciare il suo nome, ma la voce sparì del tutto quando lui avvicinò il suo viso al mio collo per darmi dei baci lascivi.
Sentire la sua bocca che lambiva il mio collo era paragonabile alle sette meraviglie del mondo antico.
Senza volerlo strinsi le mie braccia attorno al suo corpo e lui rispose baciandomi la pelle con maggiore possessività.
Quello che stavo vivendo non mi sembrava reale. Era tutto troppo bello per essere vero.
Ero lì, insieme a Gaara, finalmente.
Quando le sue mani si infilarono sotto la mia maglietta, allo scopo di accarezzarmi i fianchi con lentezza, mi paralizzai per qualche istante. Non ero mai stata toccata in quel modo così intimo e deciso da un ragazzo.
Sentii immediatamente il sangue defluirmi fino alle guance e mi lasciai scappare il sospiro che tenevo soffocato da diversi minuti, forse per l'imbarazzo della situazione.
Gaara ne sembrò catturato, tanto che alzò immediatamente la testa verso di me. Quello che vidi mi piacque particolarmente.
Lui, con le labbra così vicine alle mie da poter sentire chiaramente la carezza del suo respiro.
Avevo solo un desiderio in quel momento, un desiderio che bruciava furioso dentro di me: essere baciata da lui. Un desiderio che venne presto soddisfatto, quando le labbra di Gaara si scontrarono violentemente contro le mie.
Era un bacio furioso, a tratti bisognoso.
Un bacio dove mi rifugiai senza pensarci due volte, affondando le dita nei capelli che per anni avevo ammirato da lontano con devozione e mordicchiando le sue labbra con tutta la passione che avevo dentro.
Non sapevo cosa avevo fatto per meritarmi un simile miracolo, ma non restai troppo tempo a pensarci su. Non volevo perdermi nemmeno un secondo di quel momento.
Quando lui si staccò da me non persi tempo per riappropriarmi di nuovo delle sue labbra perfette. Non mi importava della timidezza in quel momento, volevo solo sentire ancora la sua bocca sulla mia. Ancora, ancora e ancora.
Mi sentivo pronta ad andare ovunque con lui in quella circostanza, ovunque.
Lo lasciai andare solo dopo aver saziato un pochino la fame che avevo di lui.
<<Stai per caso cercando di divorarmi?>> domandò poi Gaara, tenendo comunque le labbra talmente vicine alle mie che quasi si sfioravano.
<<E se anche fosse?>> domandai.
Notai il candore del suo sorriso e poi le sue labbra si riappropriarono ancora delle mie, mi baciò brevemente e poi scese di nuovo sul mio collo.
Stavo praticamente toccando il cielo con un dito in quel momento, non volevo più staccarmi da lui.
Le sue mani si fecero più audaci e sobbalzai leggermente quando le sue dita si insinuarono nel bordo del mio reggiseno, senza ancora toccare nulla.
Gaara sembrò notare la mia insicurezza e si fermò, fissando il suo sguardo nel mio.
<<Senti, se non ti va dimmelo subito. Non ho voglia di niente di difficile questa sera>> disse, senza usare mezzi termini.
Forse alcune persone al mio posto, davanti a una frase del genere, sarebbero corse fuori dalla stanza, lasciandolo con un pugno di mosche. Io però, innamorata com'ero di lui da due anni, non riuscii a trovare quella forza dentro di me.
Desideravo solo sentirlo vicino a me, anche solo per una volta. Volevo soddisfare un po' quel cuore che per lungo tempo aveva sofferto.
Per comunicargli le mie intenzioni lo baciai, lasciandogli carta bianca su tutto il resto.
Gaara non era tipo da baci, lo avevo sentito dire nelle varie chiacchiere di corridoio, eppure adesso le sue labbra erano sulle mie. Avevo sentito spesso in bagno ragazze lamentarsi di questo aspetto. Ricordavo storie di studentesse finite a letto con lui senza ottenere nemmeno un misero bacio.
Praticamente quello che mi stava riservando era un lusso e non avevo intenzione di perdermene nemmeno una goccia.
Affondai con soddisfazione le dita tra i suoi capelli di nuovo, apprezzandone la consistenza e la morbidezza, fino alla base del collo.
Gaara si spinse ancora di più verso di me, premendosi completamente sul mio corpo.
Quando percepii la sua eccitazione contro di me mi assalì la paura di fallire, la paura di non essere abbastanza, ma soffocai quel pensiero non appena la sua lingua toccò per la prima volta la mia.
Sussultai quando il ragazzo mi afferrò saldamente per le cosce, spingendomi sul suo letto. Lo stesso dove qualche giorno prima era seduto, mentre battevo Shikamaru a Shogi, lo stesso dove aveva posseduto chissà quante altre ragazze.
Decisi di reprimere il pensiero.
Adesso lui era lì con me, finalmente.

SPAZIO MELANZANE FRITTE
Sono tornata e sono viva. Lo giuro sulla figaggine di Itachi Uchiha, che praticamente io venero come un dio.
Ovviamente la parte mlmlmlml non finisce così, ma stava venendo troppo lungo come capitolo e ho deciso di spezzarlo. Visto che io scrivo davvero troppo quando si tratta di descrivere certe cose.
Praticamente mi servirà ancora un capitolo intero di 1300 almeno per finire questa cosa.
Non odiatemi per questo, ma non potevo spararvi un capitolo di oltre 2500 parole.
Alla prossima (spero presto).

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