prologo

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Allie

Made a wrong turn,once or twice.

Bad decision, that's alright.

Welcome to my silly life.

{Fucking Perfect - Pink}

"Dammi un pizzicotto e fammi uscire da questo incubo."dissi, appena le porte automatiche del bus si chiusero alle nostre spalle. Mi voltai verso mio fratello, che guardava dritto davanti a sé senza dire nulla, come aveva fatto per più di un'ora di viaggio.

Quando il bus ripartì mi voltai a guardarlo, reprimendo con forza la voglia di fermarlo e tornare a casa. A casa. Dov'era casa mia ora?

"Non ti lamentare - disse Liam, parlandomi veramente per la prima volta da quella mattina - Sei tu che ti sei messa in questo pasticcio."

Abbassai la testa, annuendo.

"Mi dispiace."

Lui alzò le spalle, sistemandomi i capelli con dolcezza. "Ormai il danno è fatto."

Io annuii, facendo una smorfia. Alzai lo sguardo, osservando la piccola villetta bianca davanti a noi: sui muri chiari si stava arrampicando dell'edera; sulla porta verde scuro era inciso il numero 23, leccato d'oro e il vialetto che portava all'entrata era sistemato accuratamente, quasi maniacalmente tanto era perfetto.

Certo, una bellissima casa, ma era chi ci viveva a farmi detestare quel posto.

"Potremmo andarcene da zia Kitty."suggerii. Liam alzò un sopracciglio, la sua espressione schifata tipica di quando parlavamo di lei.

"Tutto, tutto, persino dormire sotto un ponte, sarebbe meglio che andare da zia Kitty."disse con voce acuta. Sorrisi. Liam odiava zia Kitty solo per il fatto che fosse una vecchia zitella costantemente in cerca di uomini. Viveva a Londra in un appartamento nel quartiere di Chelsea e, nonostante l'età, riusciva ancora a fare conquiste. Eravamo stati da lei un'estate, io e Liam, qualche anno prima e lui era rimasto sconvolto da quanti uomini diversi avevano varcato la soglia di casa di zia Kitty.

"Sì, ma zia Kitty è molto più sopportabile di Mary, Anastasia e… papà."dissi, annuendo convinta.

"Vorrai dire Margaret e Amber…"mi corresse Liam, ma io mossi la mano davanti al suo viso, come se non m'importasse.

"Quello che voglio dire è che… papà! Insomma, non abbiamo nessun legame con lui! Si prenderà gioco di noi con la sua nuova famiglia, per poi sbatterci la porta in faccia. Ci tratterà come due testimoni di Geova, vedrai!"

"Solo perché non lo vediamo da un anno non significa che si è dimenticato di noi, Allie - mi disse Liam - È sempre nostro padre!"

Lo guardai con un'espressione scettica e lui mi sorrise, annuendo, spingendomi verso la porta d'ingresso. Mio padre ora abitava a Holmes Chapel, una delle cittadine più inutili di tutta l'Inghilterra, nello Cheshire, che contava al massimo cinquemila abitanti, una strada principale, una panetteria, una vecchia scuola superiore, qualche negozio e fin troppe chiese. Abitava nel quartiere residenziale poco lontano dalla chiesa di St. Luke, dove vivevano altre famiglie bigotte e benestanti come quella che si era ricostruito lui. Strascicai i piedi sulla ghiaia, sbuffando. Avevo combinato un casino, come al solito, ma non potevo certo immaginare che nostra madre ci avrebbe sbattuto fuori di casa così tranquillamente. La goccia che fa traboccare il vaso, aveva detto. Ogni volta creavo scompiglio, ma se avessi saputo che sarei dovuta andare a chiedere vitto e alloggio a mio padre mi sarei comportata meglio. Questo era certo!

Liam suonò il campanello e dovemmo aspettare qualche istante, prima che qualcuno venisse ad aprirci.

Una giovane ragazza, poco più alta di me, ci guardava sorpresa ed infastidita.

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