Family

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Alberto

Non so con che tempistica aliena, ma mia madre è riuscita a chiamare i parenti.

E lì si muore.

Sono le otto e, appena io e Tish scendiamo per mangiar qualcosa, vedo i nonni e gli zii -quelli più stretti, grazie a Dio- parlare animatamente.

Le zie e la mia nonna materna sono imperlate e vestite come sempre con degli abiti fini e dai colori sbiaditi, i nonni e gli zii invece solo una camicia e dei jeans.

Io mi sento leggermente inappropriato e penso anche la mia rossa, ho indosso dei bermuda e una t-shirt leggermente consumata ai bordi mentre lei solo una canottiera azzurra ciano.

Appena mi vedono sorridono e mi salutano calorosamente, accorrono ad abbracciarmi uno a uno e li stringo forte, mi sono mancati tanto.

Dopo abbracci, baci e domande la prima a rivolgersi all'ospite è la sorella di mio padre mostrando un suo sorriso.

<<Ciao, tu devi essere Tish, ti seguo molto, sai?>> Dice, la vedo subito arrossire, poi vedo che tira su col naso.

<<Scusatemi un attimo.>> Dice, poi torna su, i miei la guardano confusi, io la giustifico dicendo che le serviva un fazzoletto, la seguo su allarmato, entro in camera e la vedo affacciata alla finestra, la testa è piegata in avanti appoggiata sulle mani, io mi avvicino a lei lentamente, la sento singhiozzare.

Piange.

Finalmente sono al suo fianco e mi chino leggermente per provare a scorgere il suo viso con le sue gote arrossate, gli occhi lucidi e le labbra rosse per i morsi, le mani sono fredde, lo so già.

Io mi avvicino un pò di più per provare a irradiare un pò del mio calore, lei si avvicina capendo le mie intenzioni, per poi avvolgermi in un abbraccio forte e stretto.

Siamo così vicini, ma ancora penso che sia troppo spazio, troppo forse per entrambi.

Si lascia poi andare, non è più la Tish solitamente fredda e diffidente, è una parte di lei che ho visto una volta, dopo l'incubo in casetta.

Una parte di lei che non ha paura di stringere tra le braccia qualcuno che le voglia bene e che la sappia amare, io penso di essere per la seconda.

Non parla, nessuno dei due ha intenzione di rompere questo surreale silenzio, qualcosa che in qualche modo mi provoca.

O forse è solo lei vestita di una corta canottiera azzurra e di lei, fasciata di verità e di una momentanea debolezza che, cogliendo la palla al balzo, uso come pretesto per coccolarla e consolarla come solo io so fare.

Sento ancora le sue dita sulle mie braccia scoperte, un contatto che mi fa sentire caldo, detto francamente.

<<Scusa.>> Mi riesce a sussurrare con un filo di voce, io le accarezzo la testa, poggio le labbra sul carré rosso e lo bacio innumerevoli volte, la stringo di più così da farle capire che non deve chiedermi scusa, non deve.

Continua a piangere silenziosamente, vorrei che potesse urlare forte rompendo i vetri, che spaccasse qualcosa per riuscire a calmare i suoi nervi che penso siano a pezzi.

<<Io non ho mai avuto questo calore con i miei altri parenti>> inizia a dire piano piano, io le alzo il viso, gli occhi rossi iniettati di sangue luccicano, le guance rigate da una scia sottile e umida di lacrime, le gote arrossate che spiccano ancora di più sulla sua pelle pallida e marmorea.

<<Siamo solo io, mamma, papà e Boris alle feste: a Natale, Capodanno, compleanni familiari, i parenti al di fuori del nucleo familiare non si presentano mai, e non so perché, invece vedere voi così felici di vedervi, come vi abbracciate, vi baciate con un sorriso sincero, domandarvi come va la vita e i propri sogni mi ha fatta cedere.>> Conclude, io la chiudo di nuovo nel mio possente abbraccio, lei mi stringe forte.

Lei è qui.

<<Scendiamo, potresti finalmente provare l'ebbrezza di un pranzo in famiglia.>> L'invito, lei mi guarda negli occhi con quelle iridi così glaciali, cose che trovo provocantemente belle, annuisce cercando di donarmi un sorriso, uno dei suoi e io mi accontento di quello.

Ci mettiamo qualcosa di più appropriato: io dei bermuda di jeans e una maglietta meno rovinata, mentre lei un pantaloncino nero e una maglietta grigia.

Le stringo una mano lasciando che le dita si intreccino spontaneamente, le lasciamo poi quando torniamo in sala, ci sediamo insieme alla mia famiglia.

Famiglia, ciò che si merità.

Il Serale|| Tisherto FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora